Da noi, come detto sopra, l'ora legale (daylight savings time) e' gia' in vigore da un paio di settimane. Adesso che sono un pensionato non me ne frega niente perche' vado a letto quando mi pare e mi alzo quando mi pare. Ma quando lavoravo odiavo l'ora legale. Ero un insegnante di liceo (e mia moglie era insegnante alle scuole elementari) e a primavera gli insegnanti sono gia' stanchi, stressati. I ragazzi non pensano che all'estate che sta per arrivare, e alle vacanze (e noi insegnanti pure) e non vogliono piu' fare niente. Farli studiare diviene una fatica erculea. E poi arriva 'sta schifezza di ora legale e per almeno una settimana, se non due, insegnanti e ragazzi sono come zombies. Poi, specialmente in Alaska, dove ho insegnato per 27 anni, le giornate primaverili, gia' lunghe, diventano ancora piu' lunghe. La cena la si fa piu' tardi, e naturalmente si va a letto piu' tardi. E la mattina dopo svegliarsi del tutto e' difficile, anche perche' e' ancora buio o quasi. Come riportato piu' sopra, la scienza ha provato che questo andare contro il ciclo naturale e' nocivo alla salute. Lo si dovrebbe abolire. Negli Stati Uniti ci sono due stati, l'Arizona e le Hawaii, che rimangono "solari" tutto l'anno. Mia figlia e la sua famiglia abitano in Arizona, per loro fortuna.
Pero' ricordo ancora con piacere il 1966, quando ero in Italia fu il primo anno dell'ora legale. Era l'anno, per me, della licenza liceale. La scuola era finita alla fine di Maggio e il Giugno successivo era dedicato alla preparazione finale prima degli esami che a quell'epoca non erano una barzelletta come oggi: Tema d'Italiano, versione dal greco in italiano, versione dal latino in italiano, e poi gli orali, che comprendevano italiano, latino, greco, storia, filosofia, scienze, matematica, storia dell'arte. Ed erano esami duri, cosi' duri che io fui rimandato in tre materie: scienze, storia e matematica, ma poi dopo un'estate sprecata sui libri e a casa dei miei ex-professori che arrotondavano lo stipendio con ripetizioni, riuscii a passare--anche se per il rotto della cuffia, con tre 6.
Quel Giugno prima dei fatidici esami, quell'ora di luce extra era un regalo di Dio! Studiavo la mattina da solo, alzandomi prestissimo che era ancora quasi buio, e dopo una quantita' industriale di espresso ed aver messo la testa sotto il rubinetto dell'acqua fredda per svegliarmi, poi cominciavo a studiare tutto cio' che non avevo studiato troppo per i tre anni del liceo classico. Poi il pomeriggio andavo a casa del mio amico Nando, a Via Fregene, oggi professorone psichiatra dopo essere stato medico della mutua per anni, dove con un altro amico purtroppo morto giovane di infarto, Roberto (soprannominato "er pizzicarolo" perche' la madre aveva un negozio di alimentari, studiavamo (fumando decine di sigarette e bevendo innumerevoli tazzine di caffe') fino alle cinque o le sei. Poi, stanchi di libri e quaderni scendevamo in strada mentre il sole era ancora nel cielo, sebbene avviandosi verso il tramonto, e nella 850 di Nando (aveva gia' la patente, essendo gia' diciottenne) andavamo in giro per Roma. Nando amava bruciare gomma sull'asfalto ai semafori, cercando di partire a razzo e battere sullo sprint le altre auto. Poi se vedevamo una ragazza sola in auto la infastidivamo affiancandoci alla sua auto e facendole proposte non troppo oscene dal finestrino. A volte andavamo al cinema di Via Taranto, dove questa strada e' in procinto di sfociare a Piazza San Giovanni. Mi ricordo che vidi li' per la prima volta, il film western italiano "Killer Adios," per il quale mio fratello aveva composto e diretto la colonna sonora musicale. Come erano belli quei pomeriggi prima del tramonto posticipato per decreto governativo!
Erano tempi belli, ma non spensierati. L'esame di licenza liceale che avremmo dovuto sostenere a Luglio era come un incubo che incombeva su di noi. Poi anche quello passo', come tutte le cose belle o brutte della vita. Parecchi di noi non ce la fecero a Luglio, e dovettero, come me, passare l'estate sui libri. Poi a Novembre (noi tutti passammo gli esami di riparazione) festeggiammo la fine del liceo con una spedizione punitiva ai Castelli ed una cena all'allora eccellente ristorante "La Bazzica." Era una sera di pioggia battente, fitta, interminabile. Mentre noi cenavamo ridendo e schiamazzando (quasi fummo sbattuti fuori dal proprietario a causa della nostra condotta), a nostra insaputa l'Arno straripava, allagando Firenze.