La mia "Jaguarmatic" ( racconto !)

Mannaggia, Chiappe', che m'hai fatto?! Stamattina, mentre davo da mangiare al cavallo e facevo uscire i polli dalle loro casette e spargevo le granaglie per la loro colazione, non facevo altro che pensare ai tempi belli e innocenti di una volta. Eppure non mi posso lamentare: il mio sogno bucolico s'e' avverato. Il fatto e' che s'e' avverato tardi, quando gia' avevo 65 anni. Due ricordi carissimi li voglio spartire con te e gli altri amici del forum:

1. La mia foresta primordiale

Avevo sei anni. La scuola aveva chiuso i battenti per l'estate, e Mamma non ce la faceva piu' ad avermi fra i piedi dentro casa. Dico solo che mi avevano appioppato il soprannome Gian Burrasca, ed il perche' lo lascio alla vostra immaginazione. Cosi', per tenermi fuori dai piedi per qualche or al giorno (a lasciarmi giocare per strada non ci pensava nemmeno) mi iscrisse ad un asilo di monache. L'asilo era sulla via Tuscolana, alla sinistra della chiesa di S.Maria Ausiliatrice e dell'Arena Tuscolana, il "pidocchietto" all'aperto di proprieta' della chiesa dove d'estate si andava a vedere qualche film d'avventura, di Rascel, di Toto', o cartoni animati. Mamma preparava frittatine con le quali imbottiva rosette comprate la mattina, gia' dalla consistenza gommosa che le rosette non piu' fresche cominciano a sviluppare. Ogni rosetta era poi avvolta in carta oleata, e tutte venivano stipate in una bustona di carta. Cenavamo durante il film e Papa' mi comprava una bottiglia di Coca-Cola o Chinotto (Neri, naturalmente) al chioschetto del pidocchietto. Ma divago, torniamo all'asilo. C'era un cancelletto di ferro. Mamma pigiava il bottone del campanello, e dopo un minuto una suora vecchia come il cucco veniva ad aprire. Suor Geraldina, se ricordo bene, davvero una santa donna. Sembrava una mummia, ma non incuteva paura, anzi. Era dolcissima, come una bisnonna piena d'amore. Adorava i bambini. Che idiozia costringere una donna a non poterne avere!

Alla detra del cancello c'era una fontana a muro con i pesci rossi, ed il muro era coperto di muschio e rampicanti. A sinistra si apriva un larfgo viale di ghiaia che terminava ad un centinaio di metri davanti ad un grande cancello di ferro, che non vidi mai aperto. Probabilmente era riservato all'entrata e uscita di mezzi che portavano vettovaglie ed altro all'asilo, di notte, quando non c'erano bambini. Verso la fine del viale, sulla destra e dopo la casa delle monache, che conteneva anhe il refettorio ed una grande sala con banchi, come una classe scolastica, il viale si apriva su un giardino rettangolare, grande, con aiuole di fiori e grandi alberi secolari. Per me, topo d'appartamento, era come una foresta selvaggia, primordiale, pronta ad essere il teatro delle mie avventure. Non so come o perche', ebbi il permesso delle suore di evitare la compagnia di altri bambini, di non dover frequentare la grande classe scolastica dove le suore inventavano giochi e scenette per i bambini (ci andai una volta sola e mi annoiai tremendamente), di non dover mangiare con gli altri bambini (il cibo "istituzionale" mi disgustava), e di girovagare da solo nel giardino. Sono sempre stato un lupo solitario, a quei tempi diciamo pure un lupacchiotto. Ma pur sempre, come un lupacchiotto, dotato di un istinto di cacciatore ereditato da Papa'.

All'insaputa delle suore , naturalmente, cominciai a portare una fionda nascosta sotto la maglietta. Il viale di ghiaia ne forniva le munizioni. Le povere lucertole (e ce ne rano tante) non avevano mai fatto esperienza di un cacciatore sanguinario e spietato, che aggirandosi fra le aiuole si immaginava di essere un esplortore armato di carabina di grosso calibro in cerca di tigri e cooccodrilli. Divenni abbastanza bravo con la fionda, ma un giorno mancai (e come mi arrabbiai a farlo!) addirittura un tordo--si', veramente un tordo, forse perduto fra i palazzi e rifugiatosi in quell'oasi di verde--appollaiato su uno degli alberi.

Poi, oltre alla fionda, pprtai un giorno anche una tagliola per uccelli, una di quelle di filo metallico. La innescai con un pezzo di pane e la piazzai in una delle aiuole. La coprii con unleggero strato di terriccio secco e polveroso, e aquando ritornai la mattina dopo trovai un bel passerone maschio preso ed ucciso. Congratulandomi da solo per la mia abilita' di "trapper," nascosi bene il passero fra i fiori, ed innescai e sistemai la tagliola di nuovo. Poi prima della scampanellata che annunciava la fine della giornata d'asilo, andai a recuperare il passero, me lo misi in tasca, e mi avviai verso il cancelletto d'entrata per aspettare che Mamma mi venisse a prendere. Quello fu il primo dei molti passeri che vennero uccisi a tradimento da questo novello Jeremiah Johnson, trapper valoroso che non aveva paura di niente, neanche delle suore!


Liberta'!


Avevo otto anni. Avevo cominciato ad uscire a caccia con Papa', a Ciampino, ad allodole con la civetta. Ma io facevo solo da riportatore.

A Settembre andammo tutti a fare un viaggio in Sardegna, dove avevo un prozio che abitava a Sassari ma aveva un vasto uliveto in campagna, a mezz'ora d'auto da Sassari. Andammo a fare una gita tutti insieme all'uliveto, dove ancora ricordo il buon sapore dei fichi d'India impalati su una forchetta e sbucciiati dal mio prozio. Poi, dopo la colazione, visto che tutto l'uliveto era recintato da un alto muro di sassi e che non c'era la possibilita' di guardiacaccia o carabinieri che entrassero nell'uliveto, Papa' mi diede il tronchino Beretta ed una manciata di cartucce del 10 e mi lascio' girovagare nell'uliveto da solo, in cerca di prede. Non riuscirei mai a descrivere l'immenso senso di liberta' che provai nell'aggirarmi fra gli alberi con un fucile vero carico in mano. Ero un cacciatore! Non temevo di essere fermato dalle autorita', di essere importunato da chicchessia. Avevo passato il primo esame verso l'eta' adulta e l'indipendenza. Il cuore mi scoppiava in petto, mi sembrava di camminare ad un metro da terra, di essere alto due metri, ed il tronchino mi vibrava in mano come se fossse dotato di vita propria. Una tottavilla venne volando lentamente e si poso' su un albero che svettava fra gli olivi. La intravvedevo appena fra i rami. Presi la mira, il tronchino abbaio', e la tottavilla venne giu' sfarfallando insieme ad una cscata di foglie. Nnon credevo che il senso di eccitazione, di liberta', del germe della passione venatoria gia' germogliato da tempo potessero ingigantirsi cosi'. Eppure lo fecero. Fu la mia vera prima preda. I passeri uccisi col fucilino ad aria compressa o acchiappati a tradimento con le tagliole non contavano piu'. Questa era la caccia, la caccia vera, la liberta' di poter girare armati. Soltanto altri cacciatori potrebbero capire cio' di cui parlo...


Hai visto, Chiappe', che cosa mi hai fatto fare? Pero' ti ringrazio. Fa bene alla mia eta' ricordare le cose belle del passato--le cose che hanno fatto di me cio' che sono adesso....
 
Mannaggia, Chiappe', che m'hai fatto
Hai visto, Chiappe', che cosa mi hai fatto fare

Direi nulla che non avessi voglia di rimembrare :mrgreen: !?!

Pero' ti ringrazio

Grazie a Te d'aver condiviso [thumbsup.gif]

P.s. mandami un Mp con l'indirizzo che se m'avanzano du' sordi quando stampo il mio libro de racconti te ne spedisco 'na copia .

Ciao [Friends_emoticon.g:
 
Grazie ad Achille e a Giovanni per questi racconti, ben scritti e che danno la dimensione a chi non li ha vissuti, di cosa fossero gli anni precedenti allo sfacelo del consumismo per sintetizzare in un solo vocabolo.
L'italia è cambiata in una manciata di anni radicalmente, se penso a quando da bambino andavo in campagna a caccia con mio padre, e il caffè ci veniva offerto nel piatto "cupo" ossia fondo.
Oggi si sfoggiano macchine del caffè elettriche con le cialde, non quelle che faceva mia nonna con il ferro.
E' normale che invecchiando la nostalgia ci prenda alla gola, però quello che trovo terrificante è il crollo o quasi della dimensione sociale, le tecnologie ci sono molto utili e questo forum ne è la dimostrazione, ma volete mettere stare a bere vino e mangiare Porchetta assieme in una bettola come quella che c'era a Ponte Mollo, quando ancora il mercato si faceva sotto gli ombrelloni, dove la porchettara aveva una vistosa voglia, sul volto.
 
Per non dimenticare il sovrapposto (Bengala) basculante a capsule e gommini su tamburo 10/12 colpi che mi fù regalato su richiesta a sei/otto anni.
Il mio primo sovrapposto :):):)
Il mio però aveva il calcio molto ben rifinito e arrotondato . Anche se la precisione lasciava a desiderare dato il suo impianto balistico e la canna fuori calibro (il doppio) rispetto ai gommini. Sparava solo la canna superiore, la seconda era cieca.
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Jaguarmatic e Panthermatic, ho avuto la fortuna di averli tutt'e due, i nastri rossi da 25 con la "polverina" bianca dentro, "armi moderne" che avevano sostituito le "susanna" a sei colpi a tamburo, che sparatorie:):):):):), che tempi, e da come ho capito un pò per tutti noi, sostituite poi da carabine ad aria compressa a piombini e piumini che ci hanno avviato alle prime esperienze di caccia "vera" a passeri e lucertole, io ci "cacciavo" nei giardini condominiali del complesso delle case popolari dove pini, abeti, ospitavano una miriade di uccelletti e dove le siepi di ligustro con i loro semi scuri attiravano capineri ed insettivori vari, a novembre poi i primi lucherini e luì vari, regoli e "fiorancini" col loro tzi tzi incessante, si sentivano prima di vederli, più di 50 anni sono passati, purtroppo oggi mi sembrano 100, grazie Achille per avermi riportato a quei giorni quasi dimenticati............in bocca al cocker!!!!!!!!!!!
 
sparava proiettili a ventosa arancioni.

Già.....ricordo che li piantavo manualmente in fronte a mio Fratello minore [Trilly-77-24.gif]! Col risultato però che gli procurai una serie di more (lividi!) molto simili ai 5 cerchi olimpionici (più o meno :mrgreen:) "stampati"per bene ! Poi collezionai pure io altri lividi ....procurati da mia Madre stavolta [42]! Vabbè....già che non gl'ho cavato un occhio credo sia un buon risultato [Trilly-77-24.gif]! Ciao Gianlu' [thumbsup.gif]
 
I miei vecchi attrezzi, furono poi regalati a cuginetti più piccoli mentre io passavo a cose più serie :) Successivo , vista l'imprecisione del Bengala, fù un fuciletto simile a questo della foto. Clicca sull'immagine per ingrandirla.   Nome:   Aria compressa gommini-s-l1600.jpg  Visite: 1  Dimensione: 33.3 KB  ID: 1955320
Al tempo era con le parti metalliche cromate e la canna dove inserivi il gommino svitabile dal fusto (nella foto manca). Molto preciso fino a 5 metri. Cento lire metalliche quasi ogni colpo (erano appena state coniate credo) prima si viaggiava con la carta e i soldini (£ 1-2-5-10) in alluminio.
 
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