Sapore di cornacchia

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Sapore di cornacchia, ovvero: Come mi guadagnai il soprannome di Johnny Buttshot (Giovanni Sparacu1o)

No, non ho mai mangiato cornacchie, sebbene il mio amico Matteo da Perugia, pescatore eccezionale e cacciatore di palombe diplomato, mi abbia assicurato che le "palombe nere" siano quasi buone come quelle che noi romani chiamiamo collaroni. Io ne dubito fortemente, tanto piu' che un nostro amico comune Eugubino, al quale Matteo le fece provare, dichiaro' che "sanno di lombrico." Mah! Come fara' a sapere di che cosa sanno i lombrichi non me l'ha detto, ne' gliel'ho chiesto.

Il fatto e' che da noi (U.S.) "to eat crow" (mangiare una cornacchia) ha un significato metaforico: significa fare una figuraccia dopo che qualcosa che si e' detta o si e' fatta risulta falsa e grossolanamente sbagliata.

Mia mooglie ed io, insieme a Dan e Deena Ervin, eravamo andati al ranch del padre di Deena, Don Barber, per l'apertura ai cervi. Il ranch di Don, nel Montana centrale, era letteralmente pieno di cervi-mulo. Il nostro gruppo ne aveva gia' abbattuti diversi appena fatto giorno. Poi, dopo un pranzo a casa di Don, uscimmo di nuovo a caccia. Mia moglie ed io, a distanza di un centinaio di metri l'uno dall'altra, ci appostammo ai margini di un "coulee," un piccolo canyon. Gli altri, fra i quali anche il fratello di Deena, si incamminarono lungo il coulee, cercando di scacciare gli animali che erano in fondo a quella lunga crepa nella pianura scavata nei millenni precedenti dallo sciogliersi della neve e dallo scorrere di un ruscello sulla terra friabile, che milioni di anni prima, nel Giurassico, era stata il fondo di un'immensa laguna che si estendeva dalla costa atlantica fino alle Montagne Rocciose. Il Montana e' ricco di fossili di specie acquatiche, dinosauri, conchiglie, denti di squalo.

Due cerve saltarono fuori dal coulee e corsero verso di noi, una dietro l'altra a distanza di pochi metri. Quando furono alla nostra altezza, lanciate a tutta velocita', mia moglie spaccio' quella in testa con un magistrale colpo al cuore in corsa a 150 metri. La cerva corse ancora per qualche metro e crollo'. Io seguii la seconda nell'ottica, e tirai il grilletto. La mia cerva venne giu' slittando sulla terra come se fosse stata colpita dal martello di Thor. La vidi alzare la testa e muoverla, e pensai che l'avessi presa nella spina dorsale e che, paralizzata, stesse morendo. Poi un'altra fucilata risuono', e la cerva cesso' del tutto di muoversi. "A che cosa hai sparato?" le gridai da lontano. "Alla tua cerva. Era ancora viva. Le ho sparato alla testa." Gia' cominciai a incavolarmi prima ancora di raggiungere la mia preda, pensando che il suo colpo di grazia era stato del tutto superfluo. E mentre lei era gia' inginocchiata accanto alla sua, di preda, accingendosi a sventrarla e liberarla dalle interiora, io esaminai la mia.


Non vi dico che parolacce in inglese, italiano, tedesco, napoletano e siciliano, mi scapparono dalla bocca... "Brava!" Le gridai. Col tuo accidente di colpo di grazia l'hai presa nelle cosce e hai rovinato un sacco di carne!"
"Io le ho sparato in testa," ripete'.
"The hell, you did!" (Col caxxo che l'hai fatto). Hai rovinato un sacco di carne!"

Sventrai la mia cerva, e intanto Dan, Deena, il fratello di Deena erano ritornati e stavano osservando la scena. Io mi lamentai con loro dello scempio della mia cerva che mia moglie aveva fatto. Rigirando la cerva sull'altro fianco per finire di tagliare il diaframma notai un bozzo sotto la pelle. Lo sentii con le dita, e capii che era la pallottola che dopo aver attraversato ambedue le cosce e spezzato ambedue i femori s'era fermata sotto la pelle. Tagliai la pelle, estrassi la palla ben affungata e la mostrai a mia moglie, che ne frattempo ci aveva raggiunto. "Vedi? Ecco la tua maledetta pallottola!" Lei la prese, la osservo' bene, e con un ghigno che non prometteva nulla di buono, esclamo': "La mia pallottola, eh? Guardala bene. Io sparo con un .243, e questa e' una palla della tua .30-06
"Ma va!, Ma che dici? Dammi qua!" E presi la palla dalle sue mani e che mi possa venire un colpo se non era davvero una palla della mia .30-06. La sua aveva fracassato il cranio della povera bestia, che colpita nelle chiappe e con ambedue i femori spezzati dalla mia palla, era crollata come se l'avessi presa nella spina dorsale.

Per me, adesso non rimaneva che masticare le amare carni della simbolica cornacchia. La figuraccia, alla quale avevano assistito anche Dan, Deena, ed il fratello di Deena, che adesso ridevano a crepapelle non era tanto per il colpo messo a segno malamente, una cosa che puo' accadere a tutti, ma per essermela presa con mia moglie per cio' che avevo fatto io. E Dan, che non perdeva mai un'occasione di sfottermi, da quel giorno comincio' a chiamarmi Johnny Buttshot, Giovanni Sparacu10.
 
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