Una cacciata memorabile

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La settimana scorsa, Mercoledi' alle sette di sera, mi chiamo' un amico contadino. "Giuva'," mi disse, trafelato, "n'ho vista una stammatina mentre che vangavo l'ortu. Te volevo chiama', ma dovevo da i' a lu paese, a lu mercatu, a venne 'n caretto de carciofoli. Ammazza che era grossa! Una accusi' ereno anni che nun se vedeva da 'ste parti. E veramente manco quelle piccole se vedeveno. Venghi, domani a matina? L'ho vista ner maggese dietro la stalla de li bovi. Speremo che arimane ssa'."
"Grazie, Bastiano. Verro' di sicuro. E' tanto che non ne incarniero una. Facciamo colazione insieme prima della cacciata?"
Giovedi' mattina due ore prima dell'alba mi presentai alla fattoria di Bastiano. Concetta, sua moglie, era gia' parecchio che era in piedi e mi fece trovare del pane casareccio fatto in casa, fumante, accompagnato da fette di lardo bianchissime, prelibate, che messe in mezzo a due fette di pane sudavano grasso e spargevano un aroma delizioso. Aveva anche fatto una quantita' industriale di caffe', e aveva messo sulla tavola un vassoio di fichi colti la sera prima. Bastiamo ed io ci sedemmo a tavola, e mangiammo e bevemmo caffe' a sazieta'. Appena comincio' a far luce, ringraziai Concetta per la deliziosa colazione, salutai Bastiano che era in procinto di andare a potare i suoi peschi, tornai alla macchina e presi fucie e cartucce. Misi il guinzaglio ai cani e mi avviai verso la stalla dei buoi, che sentendo i miei passi muggirono, sperando che portassi loro del fieno.
Caricai il Benelli con tre cartuccioni magnum. Peccato che per legge non potessi caricarne cinque, perche' un'occasione come quella di oggi non capita piu', ormai, se non raramente, e sprecarla con una triplice padella sarebbe stato da piangerci sopra per un mese... Arrivai alla striscia di maggese, dove Bastiano l'aveva avvistata. Sciolsi i cani, che cominciarono ad incrociare in impeccabili lacets. Dopo un'ora i cani non avevano neanche trovato l'usta. Sia loro che io eravamo gia' stanchi. Camminare in un maggese e' faticoso. Io eo sudato, ed i cani ansimavano. Bevvi meta' dell'acqua della borraccia e diedi il resto ai cani nel mio cappello.
Un po' riposati riprendemmo la cerca. Adiacente al maggese c'era un vasto campo lasciato incolto a riposare. Black alzo' la testa ai margini del campo, e mostro' un po' di agitazione, soffocando a stento un guaito. Zach gli si mise dietro, e anche lui sembrava eccitato. Cominciarono ad incrociare nel campo, ed io dietro, timoroso di vederla partire fuori tiro. Passarono dieci minuti di tensione. Il fucile mi pesava fra le mani sudate. I cani erano divenuti frenetici nella loro cerca implacabile. Poi Black accenno' una guidata, e Zach, quasi strisciando si mosse alla sua sinistra, in una perfetta manovra a tenaglia. Io mi avvicinai, col sudore che mi bruciava gli occhi ed il fiato corto. Per parecchi minuti i cani rimasero in ferma ma non accadde nulla. Io avanzai di qualche passo e... Eccola! parti' a razzo, zigzagando, rubandosi la prima e seconda fucilata. Finalmente ragionai il terzo ed ultimo colpo e la feci secca. Zach me la riporto', ed io la accarezzai, la soppesai, col cuore che mi faceva le capriole in gola. Avrei potuto urlare dalla gioia. Erano tre anni che non ne avevo neanche vista piu' una, per quanto cacciassi almeno tre giorni a settimana durante la stagione. Bastiano aveva ragione. Era veramente grossa, insolitamente grossa. Si vede che aveva trovato parecchio da mangiare sui campi di Bastiano. Tornai lentamente alla fattoria, trovai Bastiano che ancora potava, e con gioia ed orgoglio gli mostrai la mia preda. "Che ssi' 'ciso, Giuva'! Tenghi nu culu come l'arcu de Titu. Pero' si nun c'ero io a telefonatte cor cazzu che la pijavi!"
"E' vero Bastia'. E te ne sono veramente riconoscente. Ciao, salutami Concetta che non vedo l'ora di tornare a casa per mostrarla a mia moglie, che mi prende sempre in giro perche' non porto mai niente a casa."
Guidai molto (troppo) velocemente sulla strada del ritorno. Ma 200 chilometri sono tanti, e volevo arrivare il piu' presto possibile. Finalmente arrivai, parcheggiai l'auto, misi i cani nel canile e riempii le loro scodelle di cibo e d'acqua--poveracci, si meritavano l'attenzione, dopo avermi scovato e riportato la magnifica preda! Entrai a casa, mi tolsi gli stivali infangati all'ingresso e andai in cucina. Sistemai bene la preda sul tavolo di cucina, e tutto fiero di me e appagato dalla magnifica giornata, chiamai mia moglie stentoreamente: "Mari', vieni subito in cucina! Vieni a vedere che cosa ho preso! Scommetto che non avevi mai visto un'allodola cosi' bella, cosi' grossa...

(dedicato a tutti quelli fra voi che hanno recentemente preso due allodole, o una in due uscite, o non ne hanno neanche vista una...)
 
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