Lo strano caso degli uccelli velenosi

IIH, che schifo! Mangiare la **** degli uccelli? Mai e poi mai! Io ho sempre scartato tutto (budella stomaco e fegato) degli uccelli che portavo a casa. Lasciavo dentro solo il cuore. Allodole, tordi, merli, storni, pavoncelle, passeri, fringuelli, pispole, ballerine, tutti ben puliti! E i crostini di budella di beccaccia e beccaccini, budella che non sono altro che vermi digeriti--compresi i bigattini--li lascio ai coprofagi. Tenevo soltanto i fegati delle anatre, con i quali facevo un delizioso pate' unendoli ad altrettanti fegati di pollo, scottandoli appena in abbondante burro fuso con alloro e salvia, sale e pepe e poi schiacciandoli fino a farli diventare una pasta semiliquida, alla quale univo un paio di gocce di brandy. Cucinavo le anatre in salmi', tagliate a pezzi, poi le mettevo in un vassoio e le spennellavo con il pate'. Una vera sciccheria!

Comunque gli uccelli velenosi esistono. Migliaia di persone dei sei sessi conosciuti all'uomo muoiono di AIDS ogni anno dopo aver ingoiato il contenuto di un uccello o dopo averlo urtilizzato a mo' di supposta...
 
Ai tempi d'oro della caccia a mare alle quaglie, cioe' ai tempi di Tito Pagliari, i cacciatori romani facevano carnieri di quaglie oggi impensabili a Maggio, quando entravano sulle spiagge laziali. C'erano gli stampini, appostati sulla riva, che sparavano alle quaglie appena cominciavano a sorvolare la sabbia asciutta. E c'erano i cinofili, che nell'immediato entroterra scovavano e frullavano quelle gia' arrivate. Lo "sballo," cioe' 100 quaglie incarnierate, era possibile per chi aveva buoni cani e buona mira. Pagliari raccontava del "Volo dell'Imperatore," quando non so che imperatore venne a visitare Roma e proprio in quei giorni arrivarono enormi quantita' di quaglie dall'Africa. A Pagliari si ruppe la doppietta piu' moderna, a cartucce, e dovette ritornare a Roma a prendere il suo vecchio Lefaucheaux a spillo, per completare lo sballo. Ebbene, nessuno mai si lamento' neanche del mal di pancia dopo aver fatto una scorpacciata di quaglie (a quell'epoca non si surgelava e si mangiava tutto fresco o al massimo refrigerato col ghiaccio)--eppure secondo l'articolo sono proprio le quagli migranti che dovrebbero essere "tossiche." O sara' che a quell'epoca la gente aveva stomaci e intestini piu' forti. Com'e' che a quei tempi il glutine non faceva male a nessuno e tutti divoravano pane e pasta? Com'e' che tante allergie ai vari cibi non c'erano?

Notizie su un racconto di Tito Pagliari, lo trovi sul libro di Giacomo Cretti "EMOZIONI DI CACCIA" io l'ho acquistato on-line, dove cè un paragrafo "E venne l'anno dell'Imperatore" in cui parla di questo episodio, durante la caccia primaverile sul litorale di Roma nei primi del 900.
Cè anche un altro paragrafo con un riferimento alla caccia delle quaglie dei Castellani in quel di Campo Jemini e le Salsare di Tor San Lorenzo, quando era tempo di volo delle quaglie, scendevano dai Colli al mare e si accampavano per settimane, con molte provviste e tanto vino.
 

Alberto 69

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La capacità di produrre veleno si è sviluppata indipendentemente in moltissimi animali. I gruppi più noti per la presenza di specie velenose sono sicuramente quelli dei serpenti, meduse, scorpioni, imenotteri e anfibi. Poco conosciuta al pubblico è invece la tossicità di certe specie di “uccelli velenosi”, una delle quali presente anche in Italia.

La velenosa migrazione della quaglia
Pochi sanno, ma anche una specie conosciuta al pubblico come la quaglia comune (Coturnix coturnix) può risultare tossica. Questo piccolo galliforme, a differenza dei precedenti uccelli, acquisisce le tossine da materia vegetale. Non si conosce però ancora con certezza quale pianta e quale parte della pianta causano questa velenosità nella quaglia; la tossina in questione è la coniina, prodotta da piante come l’elleboro (Helleborus sp.), la canapetta (Galeopsis ladanum) e la cicuta (Conium maculatum).
cicuta.jpg

L’ingestione di semi di cicuta potrebbero essere la causa della tossicità della quaglia

La tossicità dell’animale è limitata però ad un solo periodo dell’anno, ossia quello delle migrazioni, quando ha la possibilità di nutrirsi di queste specie di piante. Non è detto inoltre che tutti gli individui diventino velenosi, rendendo il rischio di intossicazione molto basso. Se mangiate, le quaglie avvelenate possono provocare il coturnismo, che può causare forti dolori muscolari, rabdomiolosi (rottura delle cellule del muscolo scheletrico) e anche morte. C’è da dire però che i casi di coturnismo sono ormai scomparsi, sia per la presenza degli allevamenti di quaglie che per il numero molto ridotto della specie rispetto al passato.

Fonte: biopills.net
 

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Avviso per Paoletto (Spartano) Tutte le quaglie di passo che beccherai insieme ar capoccione Arrow dall'apertura fino a che finiscono...... nun le poi magna' [42]! Dalle a me che provvedo alla profilassi per questo preoccupante "coturnismo" che s'affaccia all'orizzonte venatorio [Trilly-77-24.gif]!?!

Te vojo bene Paole' [Friends_emoticon.g:
 
Ai tempi d'oro della caccia a mare alle quaglie, cioe' ai tempi di Tito Pagliari, i cacciatori romani facevano carnieri di quaglie oggi impensabili a Maggio, quando entravano sulle spiagge laziali. C'erano gli stampini, appostati sulla riva, che sparavano alle quaglie appena cominciavano a sorvolare la sabbia asciutta. E c'erano i cinofili, che nell'immediato entroterra scovavano e frullavano quelle gia' arrivate. Lo "sballo," cioe' 100 quaglie incarnierate, era possibile per chi aveva buoni cani e buona mira. Pagliari raccontava del "Volo dell'Imperatore," quando non so che imperatore venne a visitare Roma e proprio in quei giorni arrivarono enormi quantita' di quaglie dall'Africa. A Pagliari si ruppe la doppietta piu' moderna, a cartucce, e dovette ritornare a Roma a prendere il suo vecchio Lefaucheaux a spillo, per completare lo sballo. Ebbene, nessuno mai si lamento' neanche del mal di pancia dopo aver fatto una scorpacciata di quaglie (a quell'epoca non si surgelava e si mangiava tutto fresco o al massimo refrigerato col ghiaccio)--eppure secondo l'articolo sono proprio le quagli migranti che dovrebbero essere "tossiche." O sara' che a quell'epoca la gente aveva stomaci e intestini piu' forti. Com'e' che a quei tempi il glutine non faceva male a nessuno e tutti divoravano pane e pasta? Com'e' che tante allergie ai vari cibi non c'erano?
 
Quoto : diciamo che prima non c'erano tutte quelle correnti di pensiero su' alimentazione e affini e neppure tutti quei specialisti del ramo che ora consigliano e prescrivono !?! Un po' come gli apparecchi per i denti: oggi non c'e' un minore quando non un adulto con quel ca@@o di ferro in bocca !?! Non sara' una politica medica?!? Me sa' proprio de si..

Un saluto.
 
Forse e' anche a causa dei racconti di Tito Paglari, che ancora scriveva ai miei tempi per Roma Venatoria (per la quale scriveva anche mio Padre) che sono emigrato. Avevo letto tanti dei suoi racconti di caccia nell'agro romano, nelle Pontine, nella caccia a beccaccini oltre il Tevere, dove oggi ci sono i campi sportivi costruiti dal Fascismo, a Campo Salino, dove oggi c'e' l'aereoporto di Fiumicino, e in tanti altri posti dove passavo in auto fra case, parcheggi, industrie, supermercati. E mi veniva un groppone in gola a pensare che soltanto una sessantina d'anni prima quelle zone cosi' pesantemente antropizzate erano state il paradiso della caccia. Anche dopo la Seconda Mondiale Papa' cacciava alle porte di Roma, a Ciampino, dove c'erano lodole che "te cecaveno l'occhi," quante ce ne erano. Persino a un paio di centinaia di metri dietro la chiesa di S.Maria Ausiliatrice, nel quartiere Appio/Tuscolano, dove sono nato, Papa' sparava agli storni che depredavano le vigne. Ed e' in gran parte per fuggire via da questi posti ormai divenuti parti della citta' o trasformati in "villaggi" (tipo Casalpalocco), dove Pagliari aveva fatto carnieri impensabili alla mia generazione, che ho cercato un paese dove puoi ancora cacciare un'intera giornata senza sentire altre schioppettate se non quelle tue, come mi accadeva nel Montana quando andavo a starne e lepri, spesso facendo limite di carniere alle starne (6 al giorno) senza cane, ed essendo limitato nel carniere di lepri (li' considerate specie nociva abbattile sempre e senza limiti) dal peso di quante ne potessi portare. Anche a Kodiak, relativamente antropizzata ma solo vicino alla citta' e vicino alla base della Guardia Costiera, a volte ero l'unico a cacciare anatre nella laguna dove avevo il mio capanno, a 45 minuti d'auto da casa. Che diamine! Anche nel 1969 avevo il mio piccolo angolo di paradiso fra Grottaferrata e Frascati, su una collinetta raggiungibile a piedi attraverso la macchia davanti casa mia. Avevo costruito un piccolo capanno proprio attaccato al muro di Villa Cavalletti, sotto un enorme noce secolare, e da li' cacciavo tordi, merli, cesene, frosoni. Poi pochissimi anni dopo disboscarono tutto e ci costruirono campi sportivi.
Beato il Pagliari,e gli altri Quiriti che ai tempi loro facevano il rientro ai tordi in posti come Viale Giulio Cesare. E prima ancora Benvenuto Cellini cacciava i cinghiali col suo "mirabile schioppetto" sulle pendici di Monte Mario. Beh, i cinghiali sono ritornati a Roma citta' come ai tempi del Cellini, ma cacciarli vicino ai cassonetti non si puo'...
 
A quei tempi grandi tratti del litorale laziale erano ancora allo stato brado--niente case, ville, piscine, ristoranti, stabilimenti balneari. Solo qualche casa colonca ogni tanto, e qualche capanna di pescatori. Se vi rivedete il film "La Strada," di Fellini, la casa di "Gelsomina" (Giulietta Masina) e' situata davantiad una spiaggia tipica di quei tempi. I tomboleti che da Ostia andavano verso sud erano una guerra, quando arrivavano le quaglie. Io ero troppo piccolo ancora per andarci a caccia, e Papa' c'era andato un paio di volte e poi basta, per paura delle impallinate, che erano frequentissime. Con le quaglie che frullavano ad altezza d'uomo, e i pazzi che non si curavano se c'era un altro cacciatore nella traettoria della schioppettata, avidi com'erano di prendere quella quaglia prima che qualcun altro le sparasse, le impallinate erano veramente all'ordine del giorno. Ai tempi del Pagliari almeno non c'erano tanti cacciatori quanti ce n'erano nel secondo dopoguerra, quando il padrone di Arro (vedi sopra) prese 103 quaglie. Ma negli Anni '50, con sempre piu' cacciatori motorizzati, spiagge e tomboleti a primavera diventavano un tritacarne quando arrivavano le quaglie, volando basse sull'acqua. Poi, quando l'edilizia comincio' a mangiarsi le spiagge e i tomboleti, molte delle quaglie in arrivo sbattevano su recinzioni metalliche, contro finestre che davano sulla spiaggia, e morivano cosi'. Ancora ricordo la foto, su Roma Venatoria, di una quaglia che s'era rotto il collo contro una recinzione di rete metallica e ci era rimasta impiccata.
 
Sì sì….è tutto vero.
Anzi, aggiungo pure, ma sicuramente già lo saprete, che a chi le va cercando con i cani, specialmente in questi mesi, comporta 7 anni di disgrazia e non gli si addrizza più il "bigattino" [eusa_dance.gif][eusa_dance.gif]
 
Vero l’articolo ma......se vi mangiate le frattaglie, se si mangia solo la carne il problema non sussiste . I più pericolosi erano i fringuelli a gennaio/ febbraio, anche loro si cibano di semi di cicuta o altre piante velenose per l’uomo ma per loro indispensabili per affrontare la migrazione , sembra che gli alcaloidi contenuti in quei semi riducano l’accumulo di acido lattico nei muscoli consentendo agli uccelli di affrontare lunghe tratte di volo, e di solito venivano mangiati eliminando solo gli intestini lasciando le altre frattaglie compreso il fegato, per questa abitudine qualcuno ci ha rimesso la pelle dalle mie parti.
 
(Untitled)

concordo Martino, la storia dei fringuelli, specie quelli abbattuti giu' al sud, la conoscevo pure io... aggiungo che la carne, anche se non pericolosa, acquista in quei periodi un sapore amarognolo... il fatto poi che in quel periodo si possano cibare di tale vegetale credo possa dipendere anche dallo scarsa presenza di altre pasture granivore...
 
Non metto in dubbio le vostre esperienze, ma devo dire che qui da me non è mai successo niente. Dipenderà dalla quantità ingerita che se in dosi minime, non agisce, perchè se no non si spiega il fatto di un usanza che la maggior parte dei cacciatori del sud che adottava quando si potevano cacciare i fringuelli e cioè, quelli sparati di primo mattino, non venivano eviscerati. Si premeva il basso ventre per far uscire quel poco di cacca che c'era e venivano messi da parte. Questo fino ad un certo orario, diciamo per la prima passa, poi gli altri si evisceravano, perchè già avevano mangiato. Lo stesso dicasi per i tordi, che tutt'ora si fa.
Questi uccelli venivano cucinati interi e per chi non ha mai provato,,,, si è perso qualcosa di squisito.
Può anche darsi che quegli uccelli non mangiassero quei semi, ma resta il fatto, che in quel periodo erano grassi che sembravano piccole provole!
 
Non metto in dubbio le vostre esperienze, ma devo dire che qui da me non è mai successo niente. Dipenderà dalla quantità ingerita che se in dosi minime, non agisce, perchè se no non si spiega il fatto di un usanza che la maggior parte dei cacciatori del sud che adottava quando si potevano cacciare i fringuelli e cioè, quelli sparati di primo mattino, non venivano eviscerati. Si premeva il basso ventre per far uscire quel poco di cacca che c'era e venivano messi da parte. Questo fino ad un certo orario, diciamo per la prima passa, poi gli altri si evisceravano, perchè già avevano mangiato. Lo stesso dicasi per i tordi, che tutt'ora si fa.
Questi uccelli venivano cucinati interi e per chi non ha mai provato,,,, si è perso qualcosa di squisito.
Può anche darsi che quegli uccelli non mangiassero quei semi, ma resta il fatto, che in quel periodo erano grassi che sembravano piccole provole!

Non mettendo in dubbio cio' che scrive Martino (Arsvenandi), concordo su' quanto affermi tu per quanto riguarda il consumo di fringuelli "interi" comprese le interiora. Nei miei primi anni di frequentazione dell'Umbria per la braccata al cinghiale, constatai che i miei amici del posto, che avevano principalmente una tradizione rivolta ai migratori (palombe e tordi in primis, poi merli, fringuelli...) consumavano i fringuelli (allora la loro caccia era permessa....) interi con "tutte" le loro interiora, con degli spiedini posizionati sulla brace .....e guai a toglierle perche' a sentir loro, avrebbero tolto quel sapore amarognolo (come dice sfiamma) che per loro rendeva ancora piu' gustoso il sapore.....la stessa procedura era di prassi anche per i tordi e merli.

Un salutone
Alberto
 
Ve lo avevo detto no?
Diventate vegani che non correte rischi!

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Ciao Cimba....ho solamente descritto la procedura....non ho mica scritto che erano cattivi.....anzi!!!!! :p:p:p....e comunque, per quanto mi riguarda, sempre meglio "correre rischi" (come dici tu) che diventare vegani!!!! [10] [thumbsup.gif] [Friends_emoticon.g:

Un salutone Gianlu'
Alberto

NB- e come dice quel famoso macellaio Toscano, il Cecchini: VIVA LA CICCIA
 
No no, insisto, diventati vegani, mettete tutte le quaglie & company nel congelatore e poi.... mi avveleno io per voi! 😉
Ps: 'na volta ne mangiai 8 di quaglie, d'allevamento però. Bone dè! Ero già 1,93mt ma pesavo 75kg, parevo una scopa. Ma mangiavo l'impossibile!

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La caccia primaverile alle quaglie nel dopoguerra ai Castelli Romani era molto sentita e praticata,a Marino c'era una villa appartenuta ad un certo Desideri, ora villa comunale. che aveva al suo interno questo masso scolpito come una lapide in memoria del suo amato cane Arro con tanto di data di nascita e di morte, dalla foto non si legge bene, ma si legge che a maggio 1946 con Arro aveva sballato le 103 quaglie a Tor San Lorenzo di Ardea.
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