Scontro al confine...... ( Racconto ! )

Anche la costruzione della fionda era tutto un programma. Prima si sceglieva il ramo con la giusta biforcazione, nè troppo larga nè troppo stretta, poi gli elastici si ricavavano da vecchie camere d'aria di bicicletta che erano ancora "buone" cioè non imporrate, come contenitore di biglie o sassi eravamo fortunati perchè un nostro amico aveva il babbo pellettiere, quindi si prendevano da lui i ritagli che non gli servivano per fare borse e portafogli. E poi sassate a tutto spiano sia fra di noi che contro tutto ciò che si muoveva (dalle lucertole ai fagiani, ricordo l'unica volta che provammo ad abbattere una fagiana che era planata vicino alle nostre case ma non riuscimmo nel nostro intento). Oltre che alla fionda e alle cerbottane con i pirulini ai quali mettevamo in cima gli spilli per trafiggere le povere lucertole, io avevo anche una "Buffalo Bill" carabina ad aria compressa con i pallini di gomma che era micidiali per le lucertole e con cui abbattei (colpo di culo) anche un passero a volo al quale ruppi un'ala. Bei ricordi fino ai 12 -14 anni, poi si lasciò la piuma per il pelo, ma quella è un'altra storia......
 
Io (purtroppo) ero prigioniero della citta' quando ero piccolo, e mamma non mi lasciava quasi mai uscire da solo perche' temeva che finissi sotto una macchina. Se mi lasciava uscire dovevo rimanere sul marciapiede sotto casa, dove mia madre potesse controllare dov'ero guardando dal balcone. Ma anch'io avevo una piccola gang, e insieme giocavamo a battimuro o a palline. Non so se l'ho gia' raccontato (ah, l'eta' e la memoria che svanisce), ma un brutto giorno cominciammo ad essere insidiati da un bullo, un ragazzo quattro o cinque anni piu' anziano di noi e grosso il doppio. Quando arrivava lui, se non svicolavamo via in tempo si fregava tutte le monetine o le palline. E se protestavi ti menava pure. Cosi'decisi di assoldare un "hit man," un sicario, un ragazzo ancora piu' grosso che per un pugno di monetine che contribuimmo tutti (io le pescavo dalle tasche di Papa' e di mio fratello) accetto' di essere il nostro paladino. Si nascose nel portone e quando il bullo arrivo' e cerco' di estorcerci monete e palline usci' fuori e gli diede un fracco di botte. Il bullo non ci scoccio' piu'. Quindi, essendo un bambino di citta', non avevo certo accesso a rami speciali con i quali fabbricare mazzafionde. Ma, quando ero un po' piu' grandicello, Papa' mi compro' una mazzafionda "commerciale." Era di metallo, aveva elastici possenti, ed una bella striscia di pelle come "camera di scoppio" per biglie e sassi. Chiesi a mia madre di cucire i lati della striscia di cuoio in modo da formare una sacca. Papa' mi compro' in armeria un sacchetto di ocarole. Lui, che ricaricava, aveva parecchi sacchetti di pallini di tutte le numerazioni. Presi due sacchetti vuoti. In uno misi le ocarole, nell'altro pallini grossi, forse del 3. Poi aggiunsi del sapone ai pallini e alle ocarole, per farli appiccicare l'uno all'altro. Sparati dalla fionda, partivano come una massa compatta della grandezza di una noce, poi si aprivano e formavano una discreta rosata. Quando andavamo in gita fuori porta, spesso andavamo ad una sorgente di acqua minerale vicino Zagarolo, dove Papa' comprava una cassa di bottiglie. La sorgente era circondata da un piccolo parco, e i muri di blocco di tufo intorno erano un grande condominio di lucertole. Con i pallini piu' piccoli la fionda era micidiale. Una volta ne uccisi una mentre correva veloce in terra, da sinistra a destra, dandole un notevole anticipo. Ancora mi ricordo la povera bestiola centrata da due o tre pallini e fermata.
Con Papa' andavo ogni tanto in campagna quando doveva fare ispezioni (era ispettore capo dell'INAIL) a qualche cantiere. E spesso, mentre lui lavorava, io mi aggiravo in cerca di prede. Con gran vergogna mi ricordo di una rondine appollaiata su un filo della luce o del telegrafo che cadde centrata da una scarica di ocarole. Se potessi tornare indietro vorrei disfare, fra le tante cose brutte che ho fatto, anche questa. Quante lucertole e ramarri ho ucciso, sia con la fionda che con il fucile ad aria compressa. Ne ebbi due, ambedue a canna liscia. Sparavano sia i piombini di vecchio stampo, quelli cilindrici a punta conica, che i diabolo. Anche senza rigatura, i diabolo erano stabilizzati grazie alla loro forma. E performavano anche meglio perche' la "gonnellina" cava forzava abbastanza da non lasciar l'aria "sfiatare" intorno al piombino. Erano anche piu' pesanti e mantenevano la loro velocita' piu' a lungo. E con questi fucili ad aria compressa commisi molti crimini, dall'assassinio di cocomeri a Roma, allo stermino di "mellun' 'e Natale" appesi ai balconi a Caivano (i ragazzini locali furono ingiustamente incolpati, seppi dopo qualche tempo), al cecchinaggio a cotechini e zamponi appesi in finestra dai vicini, l'accecamento di lampioni a Via di Prataporci, alla Borgata Finocchio, all'ecatombe di lucertole, all'esecuzione di passeri appollaiati per la notte nei pini di un riistorante presso Lavinio, al tiro straordinario ad un piccione a cento metri da un ristorante vicino al Canale dei Pescatori, ad Ostia. Il piccione era appollaiato o su un grosso albero di una fattoria, davanti a una casa colonica, o sulla grondaia della casa stessa (non ricordo bene). Dopo cinque o sei colpi, finalmente indovinai l'alzo giusto, ed il piccione cadde sfarfallando con il collo rotto. Il proprietario se ne accorse e venne di corsa, furioso, minacciando di chiamare i Carabinieri, ecc. ecc. Secondo lui il piccione (visibilmente un grosso maschio) era in cova, e adesso anche la nidiata sarebbe stata perduta. Papa' gli ammollo' cinquemila lire per evitare guai, e quel figlio d una vacca neanche ci diede il piccione.
Abitavamo all'angolo di Via Muzio Scevola e Via Enea. A quei tempi c'era un mercato all'aperto a Via Enea che prendeva quasi tutta Via Enea da Via Appia a Via Tuscolana. Quando il mercato sbaraccava, rimanevano rifiuti di tutti i tipi, da scarti di verdure, a pesci infraciditi. Ad Agosto gli spazzini non venivano prima delle quattro, per evitare il caldo della "controra." E per le strade, dalle due alle quattro non girava nessuno. Attratti dall'immondizia, i ratti uscivano dai tombini e si sollazzavano fra tutto quel ben di Dio (per loro). Mio fratello (9 anni piu' anziano di me) ed io ci appostavamo dalla finestra di un bagno che dava su Via Enea, e dal terzo piano checchinavamo ai ratti. Quando ce ne era uno a tiro, contavamo fino a tre e al tre sparavamo in unisono, spesso ambedue colpendo il bersaglio. Poi quando arrivavano gli spazzini caricavano i ratti morti nei bidoni insieme all'immondizia. Oggi saremmo finiti al gabbio. Ma noi credevamo di assolvere un civico dovere di derattizzazione. Dopo tutto, un neonato di una famiglia che abitava in un seminterrato dall'altro lato di Via Muzio Scevola ebbe un dito divorato da un ratto mentre era in culla. A proposito, il seminterrato era sotto l'appartamento del primo piano dove abitava Gabriella Ferri prima di diventare famosa. A quell'epoca aveva i capelli rasati quasi a zero, e il rione l'aveva soprannominata "Jovanka," dal nome del personaggio di un noto film. Le malelingue dicevano che nel suo appartamento avvenivano certi festini... Io non vidi mai nulla. Le tende o gli avvolgibili erano chiusi di sera e di notte, purtroppo...
 
Come si dice: "il mondo e' piccolo"!!! Io abitavo vicino a "Largo dei Colli Albani" (lato Parco della Caffarella), dopo "via delle Cave"!!!! Quante volte ho fatto spesa nel mercato di via Enea......
Un salutone Giova'
Alberto
 
Bellissimo racconto, scritto in modo perfetto, sembra di vivere dal vivo la vicenda.
Però anche io ho avuto più e più fionde... "tirasas" dalle mie parti... Tiravo sassi in allenamento e biglie di cuscinetto nei tiri importanti... Qui mi dispiace ma non siete stati gli ultimi dei fiondaroli! :)

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"Scontro alla Garbatella"
Qualche anno fa passeggiando per via Cironvallazione ostiense nell'ora pranzo (zona Garbatella) ti vedo un pullus cresciutello di gabbiano reale venirmi incontro ad un paio di metri da terra contromano che mi sono dovuto scansare per non prenderlo in faccia, sto missile continua dritto e và ad impattare sul parabrezza dell' autobus dell'Atac che proveniva dalla C.Colombo, l'autista inchiodò per la sorpresa e la gente nel bus si ammucchiò sul davanti, qualcuno si fece anche qualche ficozzo, io mi accostai e raccolsi il gabbianaccio che stava esalando gli ultimi respiri davanti al bus e lo gettai nel vicino cassonetto, la gente mi guardò come fossi un alieno mentre l'autista aveva a che fare con la gente incazzata, lo scherzo durò una buona mezz'ora di traffico bloccato, tutto questo per un ca22o di gabbiano reale nato sui tetti di Roma, appena ci sarà un Sindaco di Roma con la S maiuscola che se ne fotte di ambientalisti animalisti & co ci sarà veramente da fare un repulisti in questa città che è veramente allo sbando per tanti problemi, per fortuna non ci abito.
 
Noi si chiamavano "sandalini" non so come gli chiamavate a Roma. Per andare off topic: sono stato a Roma il 26 giugno scorso con 2 colleghe perchè avevo un corso in piazza Caprettari nella sede del mio Istituto.
Mamma mia com'è peggiorata Roma negli ultimi 4 o 5 anni . Ho preso 2 volte l'autobus, il 50 mi sembra, da Termini: il passeggero che era nato più a nord era del Marocco. Poi tutte le strade sconnesse, una pattumiera dappertutto compreso il Pantheon. Mi sentivo più sicuro nel Bronx di notte che a Roma alle 4 del pomeriggio, mamma mia che degrado. Dopo aver visto Roma non posso più lamentarmi delle strade di Firenze.
 
Al prossimo gheppio che "mi sciupa" un piccione.... so con che rifarmela!

Ma perche' un gheppio riesce a far secco un piccione da richiamo ??? Puo' provarci forse.....ma non credo ci riesca : lo vedo piu' predatore d' uccelletti,lucertole e cavallette...cmq tutto puo' essere !?!

Ma perchè il gheppio si ed il povero gabbianinuccio no??!! Razzista!!

Il gabbianuccio sembrava un pullus preistorico : brutto quanto un colpo !?! E si......razzistissimo [17]!

Ciao Gianlu'.
 
Noi si chiamavano "sandalini" non so come gli chiamavate a Roma. Per andare off topic: sono stato a Roma il 26 giugno scorso con 2 colleghe perchè avevo un corso in piazza Caprettari nella sede del mio Istituto.
Mamma mia com'è peggiorata Roma negli ultimi 4 o 5 anni . Ho preso 2 volte l'autobus, il 50 mi sembra, da Termini: il passeggero che era nato più a nord era del Marocco. Poi tutte le strade sconnesse, una pattumiera dappertutto compreso il Pantheon. Mi sentivo più sicuro nel Bronx di notte che a Roma alle 4 del pomeriggio, mamma mia che degrado. Dopo aver visto Roma non posso più lamentarmi delle strade di Firenze.

Pare che abbiano revisionato il proverbio "Vedi Napoli e poi muori." Adesso e' "Va a Roma e vedrai che muori."

Io dico sempre ai miei amici: "Visitate l'Italia prima che gli italiani e gli immigrati la distruggano." Ah, Roma era cosi' bella ai tempi miei sotto i raggi della luna o sotto i raggi del sole. Oggi, sotto la Raggi delle cinque stelle, fa schifo. O cosi' pare, da cio' che leggo su Il Messaggero e Il Giornale online.
 
Io i sandalini con gli "occhialoni" da bambino li odiavo. Quando correvo come un cavallo imbizzarrito fra i sedili di legno dell'Arena Tuscolana, sollevando nuvole di polvere e terriccio e facendo incazzare gli spettatori che ne venivano avvolti, quasi sempre qualche sassolino entrava dalle feritoie e finiva fra piede e sandalino, facendomi male ed impedendomi di affliggere ancora di piu' quei poveracci che stavano cercando di vedersi un film in santa pace nella frescura della sera. Papa' pero' escogito' il sistema per farmi comportare bene. Se cominciavo a correre, mi disse, non mi avrebbe comprato il cremino e la bottiglia di Chinotto Neri fra il primo e secondo tempo al chioschetto dell'Arena Tuscolana. Ma una volta cominciato il secondo tempo, e appena finiti cremino e chinotto, Cavallo Pazzo si esibiva di nuovo nella sua sarabanda infernale di galoppo impazzito--ma se un nuovo sassolino si infilava nel sandalino, mamma si rifiutava di estrarlo, ed io, furioso, non avevo scelta se non di rimanere seduto, perche' le mie dita di bambino non erano ancora capaci di aprire e richiudere la fibbietta. Sempre in tema di sandalini, quando ero bambino piccolo e andavamo alla spiaggia di Civitanova Marche, allora chiamata Porto Civitanova, una cittaina di pescatori (a quei tempi) e di balneazioni estive, la prima cosa che Mamma faceva quando dalla cabina in affitto andavamo sotto l'ombrellone era il rimuovere i sandalini dai miei piedini, in modo che non scappassi e mi tuffassi in acqua come vedevo fare i grandi. La ghiaia dura e scottante della spiaggia faceva male ai miei piedini teneri e rosa, e io non potevo per questo lasciare l'asciugamano da spiaggia steso sotto l'ombrellone.Mamma mi rimetteva i sandali soltanto prima che andassimo via. Un giorno, verso mezzogiorno, Papa' ando' in cabina a cambiarsi, e mamma mi rimise i pantaloncini corti sopra il costumino da bagno (il bagno lo avevo fatto la mattina verso le dieci, con Papa' che mi teneva per mano) ed il costumino era ormai asciutto, e mi rimise i sandalini ai piedi. Dopo aver assicurato le fibbiette mi afferrava un polso in una morsa ferrea della mano, ben sapendo che adesso sarei potuto scappare. Mamma aspettava che Papa' venisse a darle il cambio e ad afferrarmi lui il polso prima di andare lei in cabina a cambiarsi. Ma prima del cambio della guardia, con Mamma forse un po' stordita dal sole e dal caldo, le dissi, con tono mellifluo, innocente: "Ma', mi lasci la mano un momento cosi' posso raccogliere quel sassolino colorato?" Mamma abbocco', e in un istante io avevo gia' raggiunto la battigia e mi ero tuffato "come i grandi" scomparendo nei cavalloni. Papa' senti' le urla disperate di Mamma e salto' fuori della cabina reggendosi i calzoni con una mano e saltando e inciampando cerco' di correre verso la battigia, ma non ce l'avrebbe mai fatta. Per somma sfortuna dei miei genitori, due giovanotti, sentendo le urla di Mamma,accorsero, si tuffarono e mi trovarono gia' mezzo annegato mentre i cavalloni mi rotolavano a un paio di metri dalla riva...Ma mi ripresi quasi immediatamente, perche' come diceva mia nonna, "L'erba cattiva non muore mai."
Ho una mia foto dell'epoca, che allego per farvi vedere si' che faccia de fetente trucido gia' ciavevo a quei tempi...
Nota storica: vi ricordate il salvagente "Mae West" che le truppe U.S. usavano durante gli sbarchi--due tubi di gomma attaccati che si affibbiavano sul petto, ognuno con un tubetto con valvola per gonfiarli? Ci sono seduto sopra nella foto. Residuato di guerra. A quei tempi ancora ce ne erano tanti in giro, e camicie di seta ricavate dai paracadute abbandonati nei campi o lasciati nei magazzini americani dell'occupazione. E tanta altra roba. Ancora mi ricordo una maschera antigas che non so per quale ragione Papa' conservava in uno stanzino.

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Era un caldo pomeriggio d’una afosa domenica di fine Giugno…un po’ come oggi, il resto della compagnia piu’ fortunata di me s’era imbarcata in una rinfrescante sortita alla piscina delle Rose, ancor oggi rinomata location del quartiere Eur,dove noi proletari d’altra zona, seppur obtorto collo eravamo ammessi dalla direzione, ovviamente previo pagamento dell’ingresso e con la concreta promessa che al primo schiamazzo i bagnini erano autorizzati a cacciarci in malo modo….io no.

Ero purtroppo rimasto a casa con mio fratello Cesare,il piu’ piccolo, che s’era fratturato un braccio proprio l’ultimo giorno di scuola in un non meglio precisato incidente scolastico che oggi avrebbe sollevato denunce e querele con convocazioni di consigli d’istituto e associazioni di genitori,ma che a quei tempi era considerato tollerabile se non propedeutico per la vita che sarebbe poi stata ,anzi c’era pure l’aggravante degli sganassoni che prendevi appena uscito dal pronto soccorso da parte del genitore che ti veniva a recuperare.

Cmq,in quanto io maggiore, m’era stato affidato perche’ a soli 8 anni non poteva rimanere solo a casa dato che mia Madre e mio Padre , insieme al mezzano Gianni s’erano recati al nostro terreno in quel di Trigoria per le cure dell’amato orto e dei cani da caccia e onde evitare che s’inzaccherasse il candido gesso nel suo incontrollato giocare…..fummo cosi' destinati entrambi ai domiciliari in attesa del loro ritorno all’imbrunire.

Tutto procedeva ordinariamente….. quando il citofono trillo' secco alle 17.00 in punto
Era Fabrizio,il mio compagno di mille avventure e grande fratello di fionda, che terminata l’obbligatoria siesta pomeridiana, m’era venuto a cercare in quanto aveva saputo che non ero della partita della piscina e siccome pure lui ,terzo di 5 figli con padre edile monoreddito non s’era potuto permettere l’esoso ingresso dell’Eur,aveva giustamente pensato d’unire le nostre solitudini domenicali in una qualche attivita’ tra le nostre preferite.

Ora oltre l’ovvia passione venatoria con “mazzafionda” visto il periodo praticavamo anche un attento monitoraggio dei nidi,per lo piu’ di verdoni e cardellini, da cui prelevavamo al giusto momento un paio di nati appena in piume che sottoponevo alle cure parentali d’una canarina di mia proprieta’ che allevava come fossero suoi qualsiasi pulcino si collocasse nella casetta di cova della sua gabbia. Questa pratica mi permetteva di coltivare la mia passione per l’allevamento di passeriformi insieme a mio Padre che al suo picco raggiunse anche i 50 esemplari di varie specie oltre incrementare il numero di capi in nostro possesso per scambi eventuali oltre che per nostro diletto.

Dunque che fare?!? Continuare negli arresti domiciliari o spaziare liberi con la fionda in mano nel seguire i punti segnati sulla mappa disegnata degli alberi che ospitavano i nidi costantemente d’aggiornare??? Il problema era solo il piccolo menomato col gesso al collo! Non potevo certo lasciarlo a casa da solo e m’avrebbero certamente cazziato per averlo portato per campi !?! Scatto’ quell’ordine d’idee che da buon antesignano dell’odierno Maurizio Battista avevo gia’ fatto mio nel 1976 : “ma sticazzi”.

Mentre gl’allacciavo “gl’occhialoni” d’ordinanza , le caratteristiche calzature d’ogni bravo figlio di quegl’anni gli feci giurare di non far parola con Mamma di quello che c’apprestavamo a fare altrimenti gl’avrei rotto tranquillamente anche l’altro braccio. Quindi chiusi con due belle mandate la porta di casa e mi preoccupai di chiuder bene le chiavi nella tasca con zip dei miei pantaloncini ,quella in cui portavo sempre le due biglie d’acciaio di cuscinetto che consideravo come le Rottweil di mio Padre a caccia: la munizione giusta per l’occasione da non mancare.

Al portone Fabrizio manifesto’ qualche perplessita’ nel portarsi appresso il fardello d’otto anni e pure con qualche kilo di gesso al collo….ma si persuase quando capi’ che o si faceva cosi’ o si rimaneva a casa. Facemmo l’obbligatoria sosta sulla sterrata che segnava l’ingresso del nostro parco per riempire le tasche delle necessarie breccole da destinare alle omnipresenti lucertole,magari qualche ramarro o un ben piu’ difficile frustone. Gli uccelli,specie i canori, d’estate non li cacciavamo ,perche’ come mio Padre m’aveva insegnato,il periodo di riproduzione andava rispettato…solo i passeri alla calata serale…tanto di quelli piu’ ne ammazzi…piu’ ne vengono.

Avevamo giusto finito di controllare lo stato dei pochi nidi conosciuti della “nostra” pineta che ci venne la malaugurata idea d’incrementarne il numero sconfinando nel lato del parco a noi precluso : quello appartenente a quelle carogne del VII° lotto…nostri acerrimi nemici. E si perche’ tutta la campagna alle spalle del quartiere era delimitata da ipotetiche zone legate alla vicinanza ai vari lotti e noi appartenevamo al IV°..la mitica via Ettore Arena, e ci scannavamo cordialmente con quelli del V°da una parte ma soprattutto con quelli del VII°dall'altra per ataviche vicende: era stato cosi’ fin dall’inizio…e cosi’ rimaneva.

Malaugurata scelta appunto…..perche’ all’orizzonte si paleso’ una banda di fuorisciti certamente del VII°, non i soliti che ben conoscevamo perche’ spesso condividevamo con loro anche le aule scolastiche,ma una ben piu’ pericolosa formazione di 5 elementi sconosciuti capeggiati forse da un qualche ripetente di 3° media giacche’ visibilmente ben piu’ prestante di noi come si capiva nonostante fossero ancora distanti sulla sommita’ della collina.

Dal fondo della valletta dopo uno sguardo di sconforto tra me e il buon Fabrizio girammo celermente i tacchi nella speranza che desistessero subito dalla caccia vista la distanza d’ingaggio…ma non fu’ cosi’ : carogne erano….carogne sarebbero state. Presero a scendere di gran carriera con urla degne dei migliori pellerossa. Fortunatamente non cavalcavano appaloosa a pelo come nei film e io e Fabrizio eravamo notoriamente tra i piu’ veloci e resistenti nella corsa di campagna….il problema era il fardello menomato : un po’ spaventato,come noi del resto , piccolo per tenere il nostro passo e con il gesso che lo limitava parecchio.

Cominciammo la fuga ma la distanza s’accorcio’ quasi subito nonostante trascinassi di brutto il povero Cesare tirandolo per il braccio sano e con quello rotto che fluttuava pericolosamente ormai libero dalla fascia al collo che s’era andata a far benedire quasi subito gia’ dalle prime falcate. La situazione peggioro’ parecchio quando cominciarono a fischiare troppo vicine le prime fiondate degli inseguitori.

Fabrizio che correva piu’ velocemente di me poiche'senza orpello, c’aspettava poi piu’ avanti rispondendo con fiondate potenti e continue all'indirizzo delle carogne che rallentavano cosi’ la corsa per paura di beccarsi una bella breccola di ghiaia levigata, magari in testa, coprendo cosi’ la nostra piu’ lenta ritirata . La tattica sembrava funzionare contenendo la spavalderia dei fuoriusciti che seppur incitati dal loro capobranco si guardavano bene dalle precise bordate del mio fratello di fionda e inoltre loro peccavano parecchio di precisione perche’ nonostante c’avessero preso a fiondate quasi da subito nemmeno un tiro c’aveva ancora colpito.

Riuscimmo cosi’ ad arrivare quasi incolumi,solo Fabrizio s'era beccato una fiondata alla coscia ma nulla di letale, in vista del nostro confine sicuro rappresentato dalla ringhiera del nostro giardino : un ultimo sforzo e saremmo stati in salvo nel nostro territorio! Almeno cosi’ era sempre stato, mai nessuno aveva violato la terra sacra del nemico! Solo un pazzo si sarebbe introdotto co’ i colori di guerra in via Ettore Arena o in qualsiasi altra via del quartiere . Cosi’ c’arrampicammo sul primo traversone della ringhiera che fungeva da scalino ,sollevando letteralmente di peso il povero Cesaretto, e scaraventandolo giu’ nel giardino con tutto il gesso,gli "occhialoni" sempre ben saldi ai piedi per fortuna e tutta la paura che s’era preso, e noi di gran carriera appresso a lui, sotto il tintinnare delle loro ultime fiondate che s’infrangevano sconsolate sulla ringhiera.

Ma quello, il capobranco, doveva esser un matto vero, perche’ mentre noi li osservavamo avvicinarsi per riservare loro magari un ultimo sberleffo dalla parte sicura del nostro confine ,al riparo dietro robuste colonne portanti in cemento armato del nostro palazzone…..il fuoriuscito ,forse accecato dalla rabbia d’esser stato beffato da ragazzini piu’ piccoli o magari forte del fatto che il retro del condominio era in quel momento deserto,prese ad arrampicarsi minacciosissimo pure lui sulla “nostra” ringhiera.

A quel punto il povero Cesare che aveva fin li’solo frignato forse perche’ sfiancato dalla corsa, prese a piangere di brutto nel vedere ormai a pochi metri la minaccia che pensavamo d’aver beffato , lo stesso sconforto lo lessi negli occhi di Fabrizio che forse si chiedeva come me in che modo affrontare questo pazzo forse 16/17enne per niente raccomandabile e pure **** nero da li’ a qualche secondo.

S’ era ormai erto sulla sommita’ della ringhiera e ringhiava qualcosa di terrificante nei nostri confronti ,pronto a balzarci addosso....quando il rumore secco della pezzola che viene schioccata dagli elastici a quadrelli tesi alla massima estensione anticipo’ d’ un secondo quello ancora piu’ sordo e terribile : il tonfo d’una biglia d’acciaio sulla fronte del malcapitato che ha la sfortuna d’impattarci.

E si ….. la mia “Rotweill” d'acciaio aveva fatto il suo dovere : centrato in piena fronte da pochi metri ! Ora giaceva a testa in giu’ appeso per un piede che gl’era rimasto incastrato sulla sommita’ delle sbarre ,apparentemente morto e anche con un piccolo rivolo di sangue che iniziava a colare, goggiolando sulla base in cemento della ringhiera di confine.

Il silenzio scese totale,in un attimo gl’altri "uroni" eran spariti terrorizzati da dov’eran venuti e noi stavamo li’ a veder sbigottiti gli esiti del mio gesto! Ca@@o che tiro , pensai…il piu’ letale fino ad allora nella mia storia di fiondarolo ! Niente….stava li'…non si muoveva …..era morto?!? Certo la botta poteva esser stata letale !Ma non me ne fregava poi molto…....poteva mollare, come s'era sempre fatto anche noi in circostanze analoghe.. per come la vedevo io se l’era cercata ...e poi ormai era andata....c'era ben poco da fare ormai..se non scappare.

Battemmo infatti anche noi in ritirata, mi presi le mie responsabilita’ con Fabrizio compagno di mille avventure nel congedarlo assicurandogli che lui non era mai stato li’ con me, ne aveva mai scoccato alcuna fiondata ,salii quindi a casa e cercai di rassicurare il povero Cesare che non capiva bene che cosa fosse successo e raccomandandogli che anche lui non s’era mai mosso da quel divano se mai qualcuno gl'avesse chiesto qualcosa.
Poi attesi gli eventi nel dubbio su' chi arrivasse prima : se i Cc o i miei genitori.

Verso l’ora di cena giunse il resto della famiglia di ritorno dall’orto e recitai la parte del bravo figliolo! Si ceno’ come nella piu’ normale delle serate….della legge ancora nessun segno…ancor meno voci di condominio di ritorno dalle gite domenicali circa la presenza d’un cadavere sul retro del palazzo. Cosi’ dopo cena m’offrii di scendere per buttare l’immondizia e scesi nel buio del giardino per un sopralluogo sul luogo del misfatto ! Niente…nulla…nessun cadavere, solo un paio di gocce di sangue alla luce della torcia li’ dove l’avevam lasciato appeso e che m’affrettai a sciacquare con una bottiglia rimediata tra l’immondizia e l’acqua della fontanella.

I giorni seguenti proseguirono mantenendo un basso, bassissimo profilo dato che le scuole eran fortunatamente gia'chiuse da un po',quindi praticamente nascosto in casa,ufficialmente per far compagnia al povero Cesaretto infortunato, nel concreto per controllarlo su eventuali delazioni del piccoletto con mia Madre o chiunque altro e qualche breve telefonata a casa di Fabrizio con colloqui in codice per eventuali notizie apprese…ma nulla: il tam tam di quartiere non riportava di scontri avvenuti,tantomeno di vittime…. insomma come se non fosse mai successo.

A tutt’oggi dopo 40 anni non so’ cosa sia veramente accaduto dopo il colpo “letale” di biglia,ne tantomeno ho mai saputo nulla sulle sorti del selvaggio , l’opera di dissuasione su mio fratello piccolo fu’ tanta e tale che non ne conserva memoria... ne' allora ne' tantomeno oggi, Fabrizio rimembra ancora con me i fatti oscuri di quel dannato caldo pomeriggio !
Forse i suoi compagni tornarono a recuperarlo,forse si riprese da solo e torno’ al suo maledetto villaggio con le sue gambe, magari la fiondata gli cancello’ la memoria a breve termine…forse vaga ancora ai nostri giorni per Roma privo di ricordi !Meglio cosi’ pensai ….allora come oggi : certo fu' la piu’ bella fiondata della mia vita.


Quando oggi vedo le infanzie dei miei nipoti o dello stesso mio Figlio trascorrere tra estenuanti partite di playstation o su’ chat d’irrinunciabili social, senza aver mai assaporato la vitalita' d'un cortile fosse solo per giocare a giornaletti,un carretto artigianale,una capanna sugli alberi,una fionda,una cerbottana o sopratutto quattro Amici veri con cui avresti condiviso tutto dal giorno in cui hai legato la tua vita alla loro ….nulla insomma di quello che rendeva noi inconsapevolmente felici…. allora penso che se venisse un lucifero qualsiasi per offrirmi di rivivere quei giorni in cambio della mia anima……firmerei senza esito alcuno.

Ma infondo ognuno e’ figlio dei suoi tempi : io dei miei…..loro d'internet.

Ogni riferimento a persone ancora esistenti o a fatti realmente accaduti e' puramente casuale...
e dopo oltre 40anni cmq i reati so' eventualmente prescritti

Firmato: Chingancook……l’ultimo,ormai, dei Mohicani.



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