Era un caldo pomeriggio d’una afosa domenica di fine Giugno…un po’ come oggi, il resto della compagnia piu’ fortunata di me s’era imbarcata in una rinfrescante sortita alla piscina delle Rose, ancor oggi rinomata location del quartiere Eur,dove noi proletari d’altra zona, seppur obtorto collo eravamo ammessi dalla direzione, ovviamente previo pagamento dell’ingresso e con la concreta promessa che al primo schiamazzo i bagnini erano autorizzati a cacciarci in malo modo….io no.
Ero purtroppo rimasto a casa con mio fratello Cesare,il piu’ piccolo, che s’era fratturato un braccio proprio l’ultimo giorno di scuola in un non meglio precisato incidente scolastico che oggi avrebbe sollevato denunce e querele con convocazioni di consigli d’istituto e associazioni di genitori,ma che a quei tempi era considerato tollerabile se non propedeutico per la vita che sarebbe poi stata ,anzi c’era pure l’aggravante degli sganassoni che prendevi appena uscito dal pronto soccorso da parte del genitore che ti veniva a recuperare.
Cmq,in quanto io maggiore, m’era stato affidato perche’ a soli 8 anni non poteva rimanere solo a casa dato che mia Madre e mio Padre , insieme al mezzano Gianni s’erano recati al nostro terreno in quel di Trigoria per le cure dell’amato orto e dei cani da caccia e onde evitare che s’inzaccherasse il candido gesso nel suo incontrollato giocare…..fummo cosi' destinati entrambi ai domiciliari in attesa del loro ritorno all’imbrunire.
Tutto procedeva ordinariamente….. quando il citofono trillo' secco alle 17.00 in punto
Era Fabrizio,il mio compagno di mille avventure e grande fratello di fionda, che terminata l’obbligatoria siesta pomeridiana, m’era venuto a cercare in quanto aveva saputo che non ero della partita della piscina e siccome pure lui ,terzo di 5 figli con padre edile monoreddito non s’era potuto permettere l’esoso ingresso dell’Eur,aveva giustamente pensato d’unire le nostre solitudini domenicali in una qualche attivita’ tra le nostre preferite.
Ora oltre l’ovvia passione venatoria con “mazzafionda” visto il periodo praticavamo anche un attento monitoraggio dei nidi,per lo piu’ di verdoni e cardellini, da cui prelevavamo al giusto momento un paio di nati appena in piume che sottoponevo alle cure parentali d’una canarina di mia proprieta’ che allevava come fossero suoi qualsiasi pulcino si collocasse nella casetta di cova della sua gabbia. Questa pratica mi permetteva di coltivare la mia passione per l’allevamento di passeriformi insieme a mio Padre che al suo picco raggiunse anche i 50 esemplari di varie specie oltre incrementare il numero di capi in nostro possesso per scambi eventuali oltre che per nostro diletto.
Dunque che fare?!? Continuare negli arresti domiciliari o spaziare liberi con la fionda in mano nel seguire i punti segnati sulla mappa disegnata degli alberi che ospitavano i nidi costantemente d’aggiornare??? Il problema era solo il piccolo menomato col gesso al collo! Non potevo certo lasciarlo a casa da solo e m’avrebbero certamente cazziato per averlo portato per campi !?! Scatto’ quell’ordine d’idee che da buon antesignano dell’odierno Maurizio Battista avevo gia’ fatto mio nel 1976 : “ma sticazzi”.
Mentre gl’allacciavo “gl’occhialoni” d’ordinanza , le caratteristiche calzature d’ogni bravo figlio di quegl’anni gli feci giurare di non far parola con Mamma di quello che c’apprestavamo a fare altrimenti gl’avrei rotto tranquillamente anche l’altro braccio. Quindi chiusi con due belle mandate la porta di casa e mi preoccupai di chiuder bene le chiavi nella tasca con zip dei miei pantaloncini ,quella in cui portavo sempre le due biglie d’acciaio di cuscinetto che consideravo come le Rottweil di mio Padre a caccia: la munizione giusta per l’occasione da non mancare.
Al portone Fabrizio manifesto’ qualche perplessita’ nel portarsi appresso il fardello d’otto anni e pure con qualche kilo di gesso al collo….ma si persuase quando capi’ che o si faceva cosi’ o si rimaneva a casa. Facemmo l’obbligatoria sosta sulla sterrata che segnava l’ingresso del nostro parco per riempire le tasche delle necessarie breccole da destinare alle omnipresenti lucertole,magari qualche ramarro o un ben piu’ difficile frustone. Gli uccelli,specie i canori, d’estate non li cacciavamo ,perche’ come mio Padre m’aveva insegnato,il periodo di riproduzione andava rispettato…solo i passeri alla calata serale…tanto di quelli piu’ ne ammazzi…piu’ ne vengono.
Avevamo giusto finito di controllare lo stato dei pochi nidi conosciuti della “nostra” pineta che ci venne la malaugurata idea d’incrementarne il numero sconfinando nel lato del parco a noi precluso : quello appartenente a quelle carogne del VII° lotto…nostri acerrimi nemici. E si perche’ tutta la campagna alle spalle del quartiere era delimitata da ipotetiche zone legate alla vicinanza ai vari lotti e noi appartenevamo al IV°..la mitica via Ettore Arena, e ci scannavamo cordialmente con quelli del V°da una parte ma soprattutto con quelli del VII°dall'altra per ataviche vicende: era stato cosi’ fin dall’inizio…e cosi’ rimaneva.
Malaugurata scelta appunto…..perche’ all’orizzonte si paleso’ una banda di fuorisciti certamente del VII°, non i soliti che ben conoscevamo perche’ spesso condividevamo con loro anche le aule scolastiche,ma una ben piu’ pericolosa formazione di 5 elementi sconosciuti capeggiati forse da un qualche ripetente di 3° media giacche’ visibilmente ben piu’ prestante di noi come si capiva nonostante fossero ancora distanti sulla sommita’ della collina.
Dal fondo della valletta dopo uno sguardo di sconforto tra me e il buon Fabrizio girammo celermente i tacchi nella speranza che desistessero subito dalla caccia vista la distanza d’ingaggio…ma non fu’ cosi’ : carogne erano….carogne sarebbero state. Presero a scendere di gran carriera con urla degne dei migliori pellerossa. Fortunatamente non cavalcavano appaloosa a pelo come nei film e io e Fabrizio eravamo notoriamente tra i piu’ veloci e resistenti nella corsa di campagna….il problema era il fardello menomato : un po’ spaventato,come noi del resto , piccolo per tenere il nostro passo e con il gesso che lo limitava parecchio.
Cominciammo la fuga ma la distanza s’accorcio’ quasi subito nonostante trascinassi di brutto il povero Cesare tirandolo per il braccio sano e con quello rotto che fluttuava pericolosamente ormai libero dalla fascia al collo che s’era andata a far benedire quasi subito gia’ dalle prime falcate. La situazione peggioro’ parecchio quando cominciarono a fischiare troppo vicine le prime fiondate degli inseguitori.
Fabrizio che correva piu’ velocemente di me poiche'senza orpello, c’aspettava poi piu’ avanti rispondendo con fiondate potenti e continue all'indirizzo delle carogne che rallentavano cosi’ la corsa per paura di beccarsi una bella breccola di ghiaia levigata, magari in testa, coprendo cosi’ la nostra piu’ lenta ritirata . La tattica sembrava funzionare contenendo la spavalderia dei fuoriusciti che seppur incitati dal loro capobranco si guardavano bene dalle precise bordate del mio fratello di fionda e inoltre loro peccavano parecchio di precisione perche’ nonostante c’avessero preso a fiondate quasi da subito nemmeno un tiro c’aveva ancora colpito.
Riuscimmo cosi’ ad arrivare quasi incolumi,solo Fabrizio s'era beccato una fiondata alla coscia ma nulla di letale, in vista del nostro confine sicuro rappresentato dalla ringhiera del nostro giardino : un ultimo sforzo e saremmo stati in salvo nel nostro territorio! Almeno cosi’ era sempre stato, mai nessuno aveva violato la terra sacra del nemico! Solo un pazzo si sarebbe introdotto co’ i colori di guerra in via Ettore Arena o in qualsiasi altra via del quartiere . Cosi’ c’arrampicammo sul primo traversone della ringhiera che fungeva da scalino ,sollevando letteralmente di peso il povero Cesaretto, e scaraventandolo giu’ nel giardino con tutto il gesso,gli "occhialoni" sempre ben saldi ai piedi per fortuna e tutta la paura che s’era preso, e noi di gran carriera appresso a lui, sotto il tintinnare delle loro ultime fiondate che s’infrangevano sconsolate sulla ringhiera.
Ma quello, il capobranco, doveva esser un matto vero, perche’ mentre noi li osservavamo avvicinarsi per riservare loro magari un ultimo sberleffo dalla parte sicura del nostro confine ,al riparo dietro robuste colonne portanti in cemento armato del nostro palazzone…..il fuoriuscito ,forse accecato dalla rabbia d’esser stato beffato da ragazzini piu’ piccoli o magari forte del fatto che il retro del condominio era in quel momento deserto,prese ad arrampicarsi minacciosissimo pure lui sulla “nostra” ringhiera.
A quel punto il povero Cesare che aveva fin li’solo frignato forse perche’ sfiancato dalla corsa, prese a piangere di brutto nel vedere ormai a pochi metri la minaccia che pensavamo d’aver beffato , lo stesso sconforto lo lessi negli occhi di Fabrizio che forse si chiedeva come me in che modo affrontare questo pazzo forse 16/17enne per niente raccomandabile e pure **** nero da li’ a qualche secondo.
S’ era ormai erto sulla sommita’ della ringhiera e ringhiava qualcosa di terrificante nei nostri confronti ,pronto a balzarci addosso....quando il rumore secco della pezzola che viene schioccata dagli elastici a quadrelli tesi alla massima estensione anticipo’ d’ un secondo quello ancora piu’ sordo e terribile : il tonfo d’una biglia d’acciaio sulla fronte del malcapitato che ha la sfortuna d’impattarci.
E si ….. la mia “Rotweill” d'acciaio aveva fatto il suo dovere : centrato in piena fronte da pochi metri ! Ora giaceva a testa in giu’ appeso per un piede che gl’era rimasto incastrato sulla sommita’ delle sbarre ,apparentemente morto e anche con un piccolo rivolo di sangue che iniziava a colare, goggiolando sulla base in cemento della ringhiera di confine.
Il silenzio scese totale,in un attimo gl’altri "uroni" eran spariti terrorizzati da dov’eran venuti e noi stavamo li’ a veder sbigottiti gli esiti del mio gesto! Ca@@o che tiro , pensai…il piu’ letale fino ad allora nella mia storia di fiondarolo ! Niente….stava li'…non si muoveva …..era morto?!? Certo la botta poteva esser stata letale !Ma non me ne fregava poi molto…....poteva mollare, come s'era sempre fatto anche noi in circostanze analoghe.. per come la vedevo io se l’era cercata ...e poi ormai era andata....c'era ben poco da fare ormai..se non scappare.
Battemmo infatti anche noi in ritirata, mi presi le mie responsabilita’ con Fabrizio compagno di mille avventure nel congedarlo assicurandogli che lui non era mai stato li’ con me, ne aveva mai scoccato alcuna fiondata ,salii quindi a casa e cercai di rassicurare il povero Cesare che non capiva bene che cosa fosse successo e raccomandandogli che anche lui non s’era mai mosso da quel divano se mai qualcuno gl'avesse chiesto qualcosa.
Poi attesi gli eventi nel dubbio su' chi arrivasse prima : se i Cc o i miei genitori.
Verso l’ora di cena giunse il resto della famiglia di ritorno dall’orto e recitai la parte del bravo figliolo! Si ceno’ come nella piu’ normale delle serate….della legge ancora nessun segno…ancor meno voci di condominio di ritorno dalle gite domenicali circa la presenza d’un cadavere sul retro del palazzo. Cosi’ dopo cena m’offrii di scendere per buttare l’immondizia e scesi nel buio del giardino per un sopralluogo sul luogo del misfatto ! Niente…nulla…nessun cadavere, solo un paio di gocce di sangue alla luce della torcia li’ dove l’avevam lasciato appeso e che m’affrettai a sciacquare con una bottiglia rimediata tra l’immondizia e l’acqua della fontanella.
I giorni seguenti proseguirono mantenendo un basso, bassissimo profilo dato che le scuole eran fortunatamente gia'chiuse da un po',quindi praticamente nascosto in casa,ufficialmente per far compagnia al povero Cesaretto infortunato, nel concreto per controllarlo su eventuali delazioni del piccoletto con mia Madre o chiunque altro e qualche breve telefonata a casa di Fabrizio con colloqui in codice per eventuali notizie apprese…ma nulla: il tam tam di quartiere non riportava di scontri avvenuti,tantomeno di vittime…. insomma come se non fosse mai successo.
A tutt’oggi dopo 40 anni non so’ cosa sia veramente accaduto dopo il colpo “letale” di biglia,ne tantomeno ho mai saputo nulla sulle sorti del selvaggio , l’opera di dissuasione su mio fratello piccolo fu’ tanta e tale che non ne conserva memoria... ne' allora ne' tantomeno oggi, Fabrizio rimembra ancora con me i fatti oscuri di quel dannato caldo pomeriggio !
Forse i suoi compagni tornarono a recuperarlo,forse si riprese da solo e torno’ al suo maledetto villaggio con le sue gambe, magari la fiondata gli cancello’ la memoria a breve termine…forse vaga ancora ai nostri giorni per Roma privo di ricordi !Meglio cosi’ pensai ….allora come oggi : certo fu' la piu’ bella fiondata della mia vita.
Quando oggi vedo le infanzie dei miei nipoti o dello stesso mio Figlio trascorrere tra estenuanti partite di playstation o su’ chat d’irrinunciabili social, senza aver mai assaporato la vitalita' d'un cortile fosse solo per giocare a giornaletti,un carretto artigianale,una capanna sugli alberi,una fionda,una cerbottana o sopratutto quattro Amici veri con cui avresti condiviso tutto dal giorno in cui hai legato la tua vita alla loro ….nulla insomma di quello che rendeva noi inconsapevolmente felici…. allora penso che se venisse un lucifero qualsiasi per offrirmi di rivivere quei giorni in cambio della mia anima……firmerei senza esito alcuno.
Ma infondo ognuno e’ figlio dei suoi tempi : io dei miei…..loro d'internet.
Ogni riferimento a persone ancora esistenti o a fatti realmente accaduti e' puramente casuale...
e dopo oltre 40anni cmq i reati so' eventualmente prescritti
Firmato: Chingancook……l’ultimo,ormai, dei Mohicani.