20 Gennaio 2001
La Puglia grazie al cielo ospita una grande varietà di selvatici che puntualmente, ogni anno, popolano il nostro grande territorio. Gli svariati habitat della nostra regione ci permettono di cacciare diverse prede. La caccia più diffusa e piu’ radicata nelle nostre tradizioni e’ quella ai turdidi. Infatti dai primi giorni di ottobre comincia la migrazione e la campagna si popola di tordi e merli. Dopo un mesetto circa, se arriva il grande freddo sarà abbondante anche la presenza di sasselli e cesene. Non esiste un tordaiolo pugliese che non porti con se un fischetto a bocca e uno “zippino in legno”, infatti durante il passo i richiami possono fare la differenza. Negli ultimi anni purtroppo ho constatato che la selvaggina sta diminuendo, il cacciatore e’ sicuramente l’ultimo dei responsabili ! Le vere cause sono il selvaggio disboscamento, l’uso di pesticidi e veleni, la cementificazione disordinata di strade e stradine e le coltivazioni intensive come i grandi vigneti che trasformano da un giorno all’altro un oliveto o un boschetto in un grande “pannello solare”. Col passare degli anni anche qualche quercia millenaria e’ stata eliminata dalla mano ignorante dell’uomo. Querce maestose dove in passato sparavo i tordi appoggiati e addirittura qualche colombaccio, adesso sono legna per i camini. Nonostante ciò in Puglia esistono ancora grandi boschi, pinete e un vero e proprio mare di oliveti dove senza un minimo di orientamento e’ facile perdersi. Per ben 2 volte e’ successo di smarrirmi e solo l’aiuto di gentili contadini mi permise di ritrovare l’auto. Sono un giovane cacciatore al terzo anno di porto d’armi e vorrei incoraggiare i giovani a dedicarsi alla caccia, perché oggi al contrario di quanto si possa pensare ci si può divertire, fare carnieri impensabili e trascorrere giornate all’insegna della passione, della amicizia e a contatto con la natura, entrando così a far parte di essa. Perchè la caccia, anche se potrebbe sembrare un paradosso , e’ rispetto e amore per la natura. Per mia fortuna quest’ anno , nel mese di Gennaio ho vissuto una giornata memorabile, che solo in un sogno avrei immaginato di vivere. E’ il 20 Gennaio 2001, si parte al solito orario, alle 4,30 di mattina. . Siamo sei amici, tutti amiamo la caccia e cerchiamo di viverla intensamente in tutti i suoi aspetti. I tordi ormai sono pochi ma tra noi c’e’ sempre tanta euforia, come se fosse l’apertura. Dopo un’ora abbondante di cammino in auto arriviamo a Barletta, ci dirigiamo all’interno verso i grandi oliveti, teatro della nostra caccia. E’ alba, l’atmosfera è magica, la nebbia rende fiabesco il paesaggio ma il freddo si fa sentire. Comincia la caccia, ci accorgiamo subito che i tordi sono tanti, le intense nevicate sul promontorio del Gargano e sugli Appennini avranno sicuramente inciso sul numero dei tordi facendoli spostare piu’ a sud a bassa quota. Quel giorno non sembrava stessimo in Puglia ma in Spagna o Tunisia perche’ ovunque si alzavano bottacci, merli e sasselli. La mattinata trascorre in fretta, i nostri carnieri sono gia’ eccezionali ma il bello deve ancora arrivare…
Infatti alle 15.45 quando mancava meno di un ora al tramonto ,quasi per caso, troviamo un oliveto pieno di uccelli. Si sentiva una “cantara” magnifica ! Un mio amico, il piu’ inesperto vedendo una nuvola di uccelli alzarsi nel cielo dice: “andiamocene sono solo storni”…. invece no ! Erano tutti tordi. Insieme ai bottacci c’erano anche centinaia di sasselli. Era uno spettacolo stupendo vederli volare nel cielo e sentirli zirlare. Gli stuoli di sasselli sfrecciavano alla velocita’ della luce, era meglio non usare il fischietto altrimenti si lanciavano addosso ed era impossibile spararli. Mai avevo visto una cosa del genere, cosi’ tanti tordi concentrati in un piccolo oliveto ! Senza perdere tempo ci caricammo di tutte le cartucce che erano rimaste nella “boggia” ed entrammo in questo “oliveto magico”. Fu un ora di caccia intensissima, una “masona” indimenticabile. I tordi anche se spaventati tornavano nel nostro oliveto come se fossero telecomandati. Ad ogni abbattimento bisognava correre a raccogliere il selvatico perche’ ve ne erano gia’ altri che passavano a tiro dalla nostra postazione temporanea. Gli spari si susseguivano uno dietro l’altro. Attorno a noi pero’ solo silenzio. I tordi che indenni erano entrati nell’oliveto, ai colpi di fucile dei miei amici uscivano di nuovo ed era bellissimo spararli di stoccata con tiri dettati solo dall’istinto. La canna del fucile scottava e non la si poteva neanche sfiorare altrimenti ci si bruciava le dita. Il carniere del gilet era gonfio, sembrava avessi dietro una enorme lepre invece erano tutti tordi ! Purtroppo in attimo arrivo’ il buio…il sole era ormai tramontato ! Ancora entravano tordi ma era inutile spararli perche’ senza cane sarebbe stato impossibile recuperarli senza luce!! Ci ritrovammo vicino l’auto, la mitica jeep cherokee nella quale ci eravamo stretti tutti e sei per raggiungere questi posti bellissimi. I nostri visi erano sudati e stremati dalla stanchezza, le nostre menti unite dalla passione, quella passione che nessuno mai ci ha spiegato ma che si poteva leggere negli occhi di ognuno di noi. L’aria divenne limpida infatti soffiava un leggero vento di tramontana. Quella sera il tramonto fu magnigico, infuocato. Da un lato s’intravedeva il promontorio del Gargano, dall’altro, anche se in lontananza si poteva ammirare Castel Del Monte, l’ancora incompreso castello di Federico 2’. Castello simbolo della Puglia, e forse in passato dimora di cacciatori, che chissa’ come noi amavano questa passione unica: la Caccia . Forse l’unico legame autentico con il nostro passato, con la nostra storia, con la nostra cultura. Fatta di albe, di tramonti infuocati, di boschi e sterminati oliveti. Mi sedetti su un antico muretto per qualche minuto, da solo. Respiravo profondamente quell’aria incontaminata, piena di odori, gli odori della natura, gli odori della nostra Puglia. Volevo vivere intensamente questo momento per non scordarlo mai piu’ …
Certe sere nel mio letto prima di addormentarmi penso a queste giornate di caccia e capisco quanto questa passione mi arricchisca dentro e mi renda diverso dagli altri. Mi tornano in mente anche quelle giornate trascorse in passato col mio caro papa’, dove , nonostante non si facessero grandi carnieri, sono state indimenticabili e mi fecero innamorare alla caccia. Ero un bambino di appena dieci anni e amavo la caccia forse piu’ di ora che ho il porto d’armi. Il sabato sera col mio papa’ discutevamo appassionatamente per decidere dove saremmo andati a caccia la domenica mattina. Come al solito mi accontentava facendo decidere a me anche se non e’ che ne capissi poi tanto. Poi preparavamo assieme le robe pesanti per fronteggiare il freddo. Di nascosto aggiungevo nella borsa da caccia altre cartucce e controllavo una decina di volte che la sveglia fosse stata attivata all’ora che desideravo. Infine una buonanotte con un bacetto pieno di speranze. Trovare sonno era difficile, un’ impresa ! Troppe attese, troppi sogni erano nella mia mente ! Quando suonava la sveglia balzavo dal letto perche’ il sonno nemmeno lo percepivo.
Io e il mio papa’, quante giornate di caccia assieme ! Piu’ che padre e figlio eravamo amici per la pelle, due compagni di viaggio, del viaggio piu’ affascinante che si possa fare. Pensando a tutto cio’ oggi gli occhi non possono che luccicare, perche’ solo la caccia riesce a farmi percepire come per incanto ed in ogni momento questi ricordi indelebili e stupendi che portero’ sempre nel cuore… e che ogni volta che sono a caccia come per magia tornano a vivere dentro di me….
Giovane cacciatore pugliese.