Cinghiale (Sus scrofa)​

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Classe: Mammiferi
– Superordine: Ungulati (appoggia su unghielli)
– Ordine: Artiodattili (ung. con un numero pari di dita)
– Sottordine: Suiformi
– Famiglia: Suidi
– Genere: Sus
– Specie: scrofa (Linnaeus, 1758)

Caratteri distintivi​

Riproduzione – ottobre/gennaio
Gestazione – 112-115 giorni
Numero cuccioli – 2-4
Svezzamento – circa 2 mesi
Maturità sessuale:
– Maschi 10 mesi, sociale 3-4 mesi
– Femmine 11-14 mesi in relazione al peso
Longevità – oltre 10 anni
I soggetti che non hanno subito meticciamento con il maiale hanno un peso che non supera i 60 Kg per i maschi ed i 40 Kg per le femmine.
Durante l’anno il cinghiale alterna due mantelli, uno estivo ed uno invernale. Entrambi hanno una colorazione nera o bruciata, ma il primo e’ costituito da setole meno fitte.
Abitudine particolare del cinghiale, comune al cervo, e’ l’insoglio. Esso non e’ altro che un bagno di acqua e fango che gli animali hanno necessita’ di fare per liberarsi dai parassiti e dallo sporco o per rinfrescarsi durante i periodi caldi.
Dal punto di vista alimentare il cinghiale e’ un onnivoro, quindi la sua dieta puo’ essere molto varia (radici, tuberi, frutti, invertebrati, piccoli mammiferi, carcasse di animali e anche mammiferi di maggiori dimensioni feriti e quindi facili da predare in gruppo).
Tipico e’ il grufolare, cioe’ l’abitudine di cercare cibo nel suolo usando il grugno per rivoltare il terreno.
Anche la dentatura denota abitudini alimentari varie. Infatti le sue tavole dentarie permettono il trituramento di alimenti vegetali ma anche lo sfibramento delle carni. E’ dotato inoltre di particolari canini: gli inferiori si chiamano zanne e soprattutto nel maschio sporgono vistosamente dalla rima labiale e sono ricurvi verso l’alto. Quelli superiori si chiamano coti e sono di dimensioni piu’ ridotte. Coti e zanne costituiscono il trofeo del cinghiale e vengono tanto piu’ valutati quanto piu’ lunghi e di maggiore diametro sono.
Riguardo a questa specie va fatta una importante precisazione. Sul nostro territorio e’ ormai molto raro trovare animali che non abbiano subito meticciamento con il maiale. Questo per errori gestionali ed il rilascio (volontario e non) di suini domestici sul territorio. Le caratteristiche che ci devono far sospettare il meticciamento sono:
– maggiore prolificita’ (anche 12-14 cuccioli/parto);
– maggiori dimensioni e peso (anche superiore ai 150 Kg);
– i quarti anteriori tendono a perdere imponenza a favore di quelli posteriori (la sagoma di un cinghiale puro e’ “tendenzialmente” sbilanciata verso le spalle e la testa);
– la coda, ritta nel puro, puo’ presentarsi attorcigliata;
– le orecchie, di ridotte dimensioni e ritte nel puro, possono essere di maggiori dimensioni e addirittura ripiegate;
– le zanne possono risultare piu’ lunghe ma piu’ sottili;
– il colore del mantello puo’ essere alterato e le setole rade;
– anche le carni perdono il tipico colore rosso per schiarirsi e tendere al rosa;
– nei cuccioli meticci puo’ mancare la tipica striatura.

NOTA: in Europa sono presenti tre sottospecie e piu’ precisamente in cinghiale Maremmano (Sus scrofa majori), quello sardo (Sus scrofa meridionalis) e quello Centroeuropeo (Sus scrofa scrofa) che rappresenta la sottospecie nominale.
Visto il grande areale di distribuzione occupato dalla specie, sono presenti altre sottospecie come ad esempio in Nord Africa ed Europa dell’Est.

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Specie molto adattabile, occupa ambienti anche molto diversi, che variano da zone fortemente antropizzate, alla macchia mediterranea, a boschi di latifoglie e conifere, ma tutti comunque accomunati dalla presenza di un fitto sottobosco e di una buona disponibilità di acqua; è presente dalla pianura agli ambienti sub-montani e montani veri e propri, limitato solo dal forte innevamento o la totale assenza di alberi da usare come rifugio (Spagnesi & De Marinis, 2002). Nonostante la variabilità di insediamento nel territorio, sembra che la specie mostri un uso ben preciso e differenziato dell’habitat, basato sulle diverse attività (alimentazione, spostamento, pulizia e riposo; Prigioni et al., 2001). Mostra elevata mobilità (spostamenti registrati fino ad oltre 60 km) ed alta capacità di dispersione, caratteristiche che portano ad un’occupazione di territori anche molto vasti. I giovani nascono in tarda primavera, fino a 10 per parto. La dieta è onnivora, prevalentemente vegetariana e a base di ghiande, bacche e frutti selvatici di vario tipo; sono usate quale fonte di cibo anche le colture. A seconda dei casi, può essere anche necrofago o semplicemente carnivoro, predando dai molluschi ai piccoli mammiferi. Estremamente opportunista, la sua dieta varia in base alla stagione, ma anche al territorio.Presente in Europa, in Nord Africa e in parte dell’Asia con un numero notevole di sottospecie e razze, è ampiamente diffuso nelle regioni europee centrali ed occidentali. In Italia è presente in modo discontinuo su tutto l’arco alpino, mentre più omogeneamente sull’Appennino e in Sardegna; in Sicilia è estremamente localizzato (Prigioni et al., 2001).
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La sua abbondanza non è ben quantificabile, legata a continue introduzioni da parte dell’uomo, al prelievo venatorio e al controllo delle densità per il risarcimento dei danni (Prigioni et al., 2001); questi fattori determinano la distribuzione e la densità della maggior parte delle popolazioni. La specie appare comunque in incremento in tutto l’areale, sebbene alcuni individui siano il frutto di ibridazione con il maiale o tra diverse sottospecie (Vigorita et al., 2003a). Una stima nazionale orientativa e approssimata potrebbe consistere in circa 500.000 capi, con densità che solo di rado superano i 3-5 capi/ha (Spagnesi & De Marinis, 2002
A causa dell’ampia valenza ecologica, il Cinghiale è capace di vivere nella quasi totalità degli habitat, adattando alimentazione e schemi comportamentali in funzione delle risorse disponibili. Inoltre, anche in virtù della struttura sociale e dei fenomeni di oscillazione di densità a cui sono soggette le popolazioni, si tratta di una delle specie che causa maggior danno agli ecosistemi agrari. Le risorse maggiormente attaccate sono il mais, le patate, il girasole, le barbabietole da zucchero, le leguminose, i cereali, i prati, i pascoli e i vigneti. Sembra che l’entità dei danni sia da mettere in relazione più con la composizione delle classi di età all’interno dei gruppi, che con il numero di individui totali presenti (Prigioni et al., 2001). Inoltre, sembra che le immissioni aumentino il rischio di introduzione di malattie, come la tubercolosi e la peste suina, che potrebbero diffondersi sia nelle popolazioni di Cinghiale che in quelle di maiale domestico. In natura, sembra infine che la specie in zone di alta densità causi un decremento nelle popolazioni di Gallo forcello, Fagiano e Pernice rossa, per predazione diretta delle uova (Spagnesi & De Marinis, 2002). Una misura necessaria sembra essere l’adozione di piani di gestione ponderati e adeguati, che prevedano anche abbattimenti volti all’eradicazione delle popolazioni nelle aree agricole più a rischio. Nel resto del territorio, invece, il prelievo dovrebbe essere programmato e accompagnato da tecniche dissuasive indirette (ad esempio, foraggiamento suppletivo nei boschi o uso di recinzioni elettriche; Vigorita et al., 2003a). Anche le tecniche venatorie sono da vagliare attentamente: sembra che la più utilizzata, la braccata collettiva con i cani da seguito, crei una destrutturazione delle popolazioni, con conseguente aumento dei giovani e delle classi di età inferiori, maggiori responsabili dei danni alle colture

Caccia – La caccia al cinghiale è sempre stata considerata un’attività cavalleresca. In passato si andava a caccia con la balestra o con il cosiddetto “pugnale dei cinghiali”, che consisteva in un’asta con una punta d’acciaio a doppio taglio, dotata di un uncino lungo otto centimetri e collocato all’estremità della punta, lunga trenta. Quest’arma serviva a colpire i cinghiali quando si precipitavano verso i cacciatori, i quali si ponevano frontalmente all’animale cercando di indirizzare il ferro in modo da colpirlo sopra lo sterno, in modo da raggiungere il cuore. Attualmente la caccia viene esercitata come selezione, nei tempi e con le modalità consentite.
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