Il contenuto di questa pagina o di questa sezione potrebbe contenere una descrizione, anche sommaria, delle modalità di esecuzione di una pratica considerata illegale in alcuni stati. Tale descrizione ha soltanto fine illustrativo.

  • Roccolo. Consiste in un’area boscata giacente su un pendio esposto a nord e delimitata da una serie doppia o multipla di cinte di alberi ravvicinati, disposte concentricamente semicerchio aperto a nord, detta tondo. Gli alberi del tondo avevano un’altezza di circa 4 metri e venivano allevati a pergola. Fra gli alberi di ogni cinta si stendevano verticalmente le reti sottili. Su una zona strategica si erigeva il casello, una torretta mimetizzata da piante rampicanti, che aveva la funzione di postazione di avvistamento, perciò dominava con la visuale l’intera area. La cattura era favorita da una duplice azione: da un lato l’impiego di uccelli di richiamo attirava i volatili, da un altro gli uccellatori appostati fungevano da battitori utilizzando uno strumento detto spauracchio ed emettendo versi che imitavano i segnali di allarme degli uccelli nei confronti dei rapaci. L’allarme provocato dai battitori spingeva gli uccelli verso le reti, quelli che riuscivano a superare la prima cinta venivano catturati dalle successive.
  • Bresciana. Detta anche brescianella, consiste in un appostamento fisso composto da un quadrilatero di alberi chiuso da reti. Al centro dell’area si localizzavano gli uccelli da richiamo, ai quali si tagliavano le timoniere e le remiganti allo scopo di impedirne il volo. Gli uccelli di passo, attirati dai richiami, si calavano all’interno dell’area. L’uccellatore, azionando con una pertica o una fune, provocava lo sbattimento di una serie di barattoli che spaventando gli uccelli li spingeva verso la rete.
  • Paretaio. È un sistema formato da due reti rettangolari contrapposte e fissate a piccoli pali. Le due reti, azionate a comando, si chiudevano a scatto imprigionando gli uccelli.
  • Prodina. È un sistema simile al precedente con chiusura a scatto, formato da due reti stese sul terreno ed eventualmente mimetizzate.
  • Pania. Detta anche vischio, consiste in una bacchetta di legno tradizionalmente cosparsa di vischio o di un’altra sostanza adesiva, impiegata per catturare piccoli uccelli. Si dispongono presso punti di abbeveraggio oppure in appostamenti fissi con l’impiego dei richiami.
  • Palmone. Appostamento fisso costituito da un sistema di panie eretto su pertiche con l’impiego di uccelli da richiamo.
  • Archetto. È una trappola a scatto costituita da un laccio teso e sostenuto da un ramo elastico curvato e mantenuto in tensione. L’azionamento è provocato dalla preda che attiva un meccanismo a leva nel momento in cui becca l’esca, in genere rappresentata da una bacca.

     

    La pratica dell’uccellagione è attualmente vietata in tutto il territorio nazionale in ottemperanza all’articolo 3 della Legge n. 157 del 1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio):

      « È vietata in tutto il territorio nazionale ogni forma di uccellagione e di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati »
     
    (Art. 3 – Divieto di uccellagione)

    La stessa legge, nell’articolo 4, contempla specifiche deroghe di competenza, secondo i casi, delle Regioni, delle Amministrazioni Provinciali, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica:

    • Cattura finalizzata a scopi scientifici e di monitoraggio (inanellamento)
    • Cattura finalizzata alla fornitura di uccelli da richiamo