IN EUROPA il genere Asio è rappresentato da due splendidi gufi caratterizzati da alcune affinità e da notevoli diversità etologiche, che generano distribuzioni e trend di popolazione divergenti: Gufo di palude Asio flammeus e Gufo comune Asio otus.

        Il Paleartico occidentale mostra per il Gufo di palude aspetti ecologici speculari a quanto rilevato nella regione Neoartica, dove il comportamento di questo Strigiforme è stato indagato da Clark (1975) che ha sottolineato l’esistenza di abitudini migratorie e riproduttive differenti in funzione della latitudine e, di conseguenza, delle diverse condizioni climatiche presenti in un territorio. Clark evidenzia che, al di sotto del 50° parallelo, le popolazioni di Gufo di palude perdono parzialmente l’istinto migratorio divenendo quasi sedentarie, mentre nelle regioni più settentrionali le proibitive condizioni climatiche rendono necessaria la migrazione.

        L’areale riproduttivo europeo del Gufo di palude segnala le popolazioni più consistenti nella porzione settentrionale del continente con la preferenza per la tundra e gli ambienti a dominanza di cespugli, praterie e torbiere. A differenza d’altri Strigiformi nordici (Surnia ulula, Bubo scandiacus e Strix nebulosa) il Gufo di palude denota però una considerevole capacità di adattamento a condizioni ambientali e climatiche differenti rispetto a quelle presenti nell’areale Scandinavo.

        Nel bacino del Mediterraneo la vocazione nomade di questo predatore diviene evidente e, pur rimanendo un comprensorio utilizzato prevalentemente per le migrazioni e lo svernamento, ogni anno si registrano colonizzazioni regolari ed episodi isolati di nidificazione. La zona dove il Gufo di palude si è stabilito con maggiore stabilità è il versante occidentale dell’Europa meridionale, con popolazioni nidificanti spagnole e francesi.

        In Spagna, il Gufo di palude colonizza ogni anno la Castiglia (Meseta Norte), ma occasionali siti riproduttivi sono stati censiti nel delta dell’Ebro, a Barcellona, Madrid, Valladolid, Tarragona e Maiorca (Asensio et alii, 1992; Jubete et alii, 1996). Le differenti disponibilità trofiche possono produrre grandi differenze sul numero di coppie nidificanti, con crescite esponenziali in annate favorevoli. La situazione più stabile è presente in Francia dove questo gufo ricalca la distribuzione di Microtus arvalis (Keuratret, 1991). Negli ultimi anni è stata censita e studiata la colonia più interessante, con sei coppie presenti ad oltre 800 m. s.l.m. (loc. Ponterlier), in un’area ricca di stagni e prati umidi ai piedi delle Alpi e molto vicina al nostro Paese (Michelat, 1998). Sia in Francia che in Spagna la maggior parte dei nidi è collocata in aree coltivate a cereali e questo eclettismo riguardo all’habitat riproduttivo potrebbe orientare le scelte di questo gufo anche in Italia.

        Spostandoci verso est, scopriamo che in Svizzera il Gufo di palude si è riprodotto eccezionalmente prima del secondo conflitto mondiale (1905, 1908 e 1935 – Winkler, 1999) con un solo caso accertato nel dopoguerra (1953). In Austria da tempo una piccola popolazione (Glutz & Bauer, 1980; Hagemeijer & Blair, 1997) si riproduce nei pressi del Neusiedler See sul confine magiaro. In Slovenia il Gufo di palude è estinto come nidificante da oltre mezzo secolo (M. Vogrin, com. pers.), ma mostra segni di vitalità in Croazia con recenti nidificazioni (2000 e 2001 – J. Muzinic, com. pers.). Volgendo lo sguardo ad oriente scopriamo che eventi riproduttivi sono documentati anche in Grecia, Turchia e Israele (Glutz & Bauer, 1980; Hagemeijer & Blair, 1997), ma è proprio ai piedi della nostra penisola che troviamo i fenomeni più suggestivi. L’arcipelago Maltese dopo due nidificazioni ormai storiche (1906, 1909) ha registrato un episodio davvero singolare con una deposizione sull’isola di Comino nel 1983. Questo minuscolo "scoglio" in calcare coralligeno offre uno scenario davvero singolare, se pensiamo che il Gufo di palude qui si è riprodotto tra pini d’Aleppo e ulivi nel bel mezzo del profumo della macchia mediterranea. Tali premesse sull’eclettismo di questo Strigide sono fondamentali per comprendere l’importanza di un attento monitoraggio del suolo italiano per vigilare sulla probabile colonizzazione della nostra penisola.