CACCIA PRIVATA O SOCIALE, UNA TERZA VIA

In questi anni, di continua evoluzione, noi cacciatori abbiamo l’obbligo di ideare la caccia del domani, facendo i conti con tutti i fattori che ci circondano. I tempi sono cambiati rispetto a dieci anni fa ad esempio, e cambia tutto velocemente ancor oggi, quindi il mio pensiero è, vogliamo davvero continuare a non guardare il mondo che si evolve? Vogliamo essere ancorati ancora a stereotipi che non hanno funzionato? Per me la risposta è no, anche perché, se si continua in questo modo tra non molto di cacciatori non ce ne saranno più. Allora bisogna ideare un nuovo mondo collegato alla caccia molto più ampio, che includa anche ambientalisti propositivi, ma non solo a parole anche nei fatti, proprio per far vedere il nostro attaccamento alla natura, ma soprattutto bisogna trovare una terza via tra la caccia privatistica delle aziende o riserve e la caccia sociale, ormai scomparsa da tempo, perché con la creazione degli atc essa è venuta a mancare, ora la domanda è, tutto ciò come può avvenire?
La risposta è ragionata e credo anche sensata, individuare agricoltori, quindi dare a loro in concessione i territori, creando, degli ambiti territoriali di loro proprietà con il supporto quindi dei cacciatori, degli ambientalisti propositivi, dei pescatori, cercatori di funghi e di tartufi, quindi inglobando tutti, ma partendo non dai cacciatori ma dagli agricoltori, si perché affinché la selvaggina esista è grazie alle coltivazioni ed ad una politica seria della gestione del territorio. Tutto ciò che sto dicendo può essere rivoluzionario, con molti che quando leggerenno si metteranno a ridere, ma avete altre idee? Avete qualche proposta ancor più futurista? Fatela, perché tutte le idee sono ben accette, ma se non ci muoviamo perderemo solo tempo, tempo prezioso. Il pagamento, grande discorso, da lì secondo me, bisognerebbe destinare, la quota annuale di tasse di concessione, a questi ambiti, con più una quota annuale simil atc, così anche da poter usufruire gli agricoltori, di un fondo “autonomo”, per autorimborsarsi per i più svariati danni che possono subire nel corso degli anni, impegnandoli però a non “seminare” da per tutto colture intensive, dannosissime per la biodiversità . Così facendo, naturalmente, con un discorso più strutturato, si responsabilizzeranno tutte le categoria che dicono di occuparsi di ambiente, tutte nessuna esclusa. Questa mia idea, vuole essere da sprone per un dibattito nuovo, che parli di fatti concreti. A voi amici di mygra i commenti.

Vittorio Venditti