CACCIA E SCIENZA UN BINOMIO PER LA NATURA

Come si é sempre detto, la caccia, deve andare sottobraccio alle teorie scientifiche e mai di parte, sia contro e sia a favore, noi cerchiamo di iniziare a farlo anche sui social , andremo a leggere le parole di Maria Lucia Belli studentessa di medicina veterinaria su una problematica abbastanza recente, la peste suina africana e in generale.

Maria Lucia allora cominciamo

1) Ci puoi parlare un po’ di questa malattia con la quale abbiamo vissuto nel recente passato?
La Peste Suina Africana è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali, purtroppo in alcuni casi letale. Non è trasmissibile all’uomo, ma non per questo non può non essere anche lui un vettore della malattia. Esistono due tipi di peste suina: una classica e quella africana appunto, per avere una distinzione occorrono esami di laboratorio. Gli animali colpiti presentano febbre, debolezza, aborti spontanei, emorragie, perdita di appetito, fino ad una morte improvvisa nei casi del ceppo più violento. Suini e cinghiali possono infettarsi tramite: ingestione di cibi infetti (anche scarti di cucina dell’uomo per intenderci), contato diretto con animali infetti, con indumenti infetti, morsi di zecche infette.

2) Noi cacciatori, come anche altri appassionati rurali calchiamo molto i sentieri dei boschi, come ci dobbiamo comportare se si trova una carcassa di cinghiale?
Si, i cacciatori sono forse i più esposti in questo, soprattutto durante la stagione venatoria, e possono incappare in qualche imprevisto come appunto il ritrovamento di una carcassa di un cinghiale. In questi casi è necessario informale rapidamente i servizi veterinari delle ASL/ ATS o le forze dell’ordine e segnalare la posizione così da permettere delle analisi e degli accertamenti. Il virus tra gli animali selvatici si muove molto velocemente e quindi, in generale è sempre buona norma segnalare anche le carcasse di altri animali.

3) In Liguria e Piemonte c’è stata molta sinergia tra cacciatori e organi preposti al controllo per contrastare questa malattia, secondo te questi episodi devono essere da monito e sempre maggiori anche per altre cose?
Decisamente direi, un lavoro collaborativo tra le parti, anche se sembrano opposte, è sempre proficuo se ben gestito. Cacciatori, ambientalisti, appassionali, ecc.. tutti abbiamo a cuore il benessere dei nostri boschi e dei suoi abitanti. Mi piace sempre ricordare che il bosco non ha bisogno dell’uomo, ma l’uomo al contrario ha un estremo bisogno del bosco.
Per questo mi piacerebbe un giorno rivedere attivo anche il nostro maggiore nucleo di vigilanza: i Carabinieri Forestali.

4) In un eventuale riforma della caccia , secondo te ci deve essere un maggior rapporto diretto tra quelle che sono le associazioni venatorie e le facoltà di medicina veterinaria?
Posso assicurare che dove ci sono facoltà di veterinaria, ci sono istituti zooprofilattici praticamente alla porta accanto, quindi studenti e medicini sono in stretta collaboratore e i nuovi veterinari sono sempre messi al corrente di tutte le novità e di tutti i pericoli. Tra le altre cose gli animali selvatici sono curati dai veterinari e gli studenti possono apprezzare fin da subito la realtà di quello che succede. Quindi la mia risposta non può che essere si, sperando di avere più università di veterinaria sul territorio.

5) Sei d’accordo con chiunque di noi che per salvaguardare qualunque essere naturale ci si debba basare su teoremi scientifici e non su teorie ideologiche, che molto spesso distorgono la realtà?
La scienza ha fatto passi da gigante in tante nuove scoperte e la pura ideologia, per quanto bella, non può oggettivamente salvarci da malattie anche importanti. Qui forse inviterei davvero tutti a cambiare vedute, sia cacciatori che ambientalisti/ animalisti, per una tutela sana occorrono basi altrettanto valide e ben salde. I tempi sono cambiati e bisogna seguirli, altrimenti si rischia di restare troppo indietro.

Ringraziamo Maria Lucia Belli , sperando che i tempi siano maturi per attuare quella collaborazione che in molti di noi, appassionati venatori vogliamo .

Vittorio Venditti