Stavolta aveva cambiato filone: dopo essere finito nei guai per traffico di avifauna protetta, si stava dedicando alla ricettazione di cani da caccia. Diciotto quelli scoperti nel recinto della sua abitazione a Faidana, al termine di un’indagine condotta dai carabinieri di Lumezzane sotto l’egida del pm Sandro Raimondi che ha portato alla luce un traffico di esemplari addestrati per l’attività venatoria e per questo ancora più preziosi e ricercati nel mercato clandestino. Il sospetto degli inquirenti è che il 50enne denunciato a piede libero, sfruttasse la sua professione di commerciante nel settore di caccia e pesca, per avvicinare i compratori degli animali rubati. I cani sono quasi tutti setter e pointer – dotati di microchip – che avrebbero potuto fruttare anche fino a 2 mila euro ad esemplare. I cani si possono amare perdutamente, possono passare inosservati o essere usati per attività sportive, ma ci sono anche casi, come questo, in cui vengono trasformati in merce di scambio per ottenere profitti. Dai primi accertamenti sembra che il proprietario di un negozio di caccia e pesca, si procurasse gli animali per poi rivenderli ad altri cacciatori.
L’INDAGINE dei carabinieri di Lumezzane è partita dalla segnalazione di un cittadino, avvenuta martedì mattina: i militari sono intervenuti ed hanno subito posto sotto sequestro i cani che si trovavano in un recinto esterno ben visibile sulla strada che sale in località Poffe. Inizialmente era stata ipotizzata un’accusa di maltrattamento. Dopo alcuni accertamenti le autorità si sono rese conto che si trattava di esemplari muniti di microchip che riconducevano a proprietari diversi e soprattutto di alto valore economico per gli appassionati della caccia.
Tra i 18 esemplari sequestrati c’erano anche 5 esemplare ancora da addestrare: quattordici sono stati trasportati in un canile convenzionato con il Comune di Lumezzane a Verdello, nella Bergamasca, mentre altri quattro sono stati restituiti ai legittimi proprietari che avevano denunciato la scomparsa dei loro animali, senza peraltro sospettare di trovarsi davanti a un furto.
Nell’ambiente dei cacciatori del resto si parlava da tempo di misteriosi sequestri e sparizioni di cani durante le battute. Un fenomeno molto diverso dallo stillicidio di furti che ad ogni stagione avviene nei capanni.
Il 50enne non ha saputo o voluto spiegare la provenienza dei cani: le indagini proseguono per capire se abbia materialmente rubato gli esemplari o se, come appare più plausibile, sia solo il terminale di ricettazione dei furti commessi da quella che potrebbe essere una banda specializzata.
Marco Benasseni
Fonte:bresciaoggi.it
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