C’è stata una spinta di lunga data per combattere l’ uccisione illegale di uccelli e ci sono stati notevoli miglioramenti in molti paesi europei. Per FACE, l’uccisione illegale non è solo un problema di conservazione, ma danneggia la reputazione di una caccia sostenibile. Ecco perché promuoviamo la tolleranza zero in linea con la posizione delle istituzioni dell’UE e di vari accordi internazionali.
Le associazioni dei membri di FACE in Italia hanno partecipato attivamente a un programma per fermare l’uccisione illegale di animali selvatici nel paese. L’Italia è attualmente l’unico Stato membro dell’UE con un piano d’azione contro l’uccisione illegale di uccelli e fauna selvatica . Il piano è operativo da oltre quattro anni e tutte le associazioni venatorie italiane sono attivamente coinvolte nella sua attuazione. Insieme, queste associazioni sono rappresentate nel Comitato direttivo del Ministero per la transizione ecologica.
Il piano in corso prevede una serie di azioni e obiettivi per contrastare il bracconaggio nel Paese, in particolare nelle sette aree identificate come “punti neri” dove storicamente è stato un problema.
I quattro obiettivi principali del piano d’azione:
- Rafforzamento delle forze di polizia ambientale . Questa forza comprende circa 9.000 guardie professionali e 4.000 volontarie appartenenti ai ranghi delle associazioni di cacciatori. I bracconieri che utilizzano esche avvelenate sono da tempo un problema in Italia, per questo sono state rafforzate le Unità Cinofile Anti-veleno ed è stato istituito un Portale Nazionale Online contro l’Avvelenamento Animale. Questo servizio fornisce mappe accurate della situazione in tutto il paese.
- Iniziative per rendere più efficaci le attività degli organi preposti alla vigilanza e al contrasto . Sul fronte giuridico, è stato proposto un emendamento giuridico per aumentare l’efficacia delle attività di sorveglianza e controllo.
- Prevenire attivamente i danni causati da questi crimini , sia alla fauna selvatica che alla comunità, attraverso campagne di informazione nei media e nelle scuole, per agire sui driver del bracconaggio. Infatti, i bracconieri generalmente operano per il proprio interesse commerciale utilizzando mezzi illegali. Spesso commettono i loro crimini in periodi di divieto di caccia e possono farlo anche all’interno di territori protetti (come parchi, riserve naturali e aree di ripopolamento).
- Monitorare l’attuazione del Piano d’Azione attraverso la raccolta di dati e la redazione di relazioni annuali che illustrano l’andamento delle attività illecite e valuta l’efficacia delle azioni di contrasto attuate.
Un altro elemento del piano incoraggia misure per prevenire e compensare i danni della fauna selvatica alla produzione agricola. Questo per prevenire le azioni illegali di “autodifesa” per contrastare i danni. Per raggiungere questo obiettivo, si evidenzia che l’Italia impiega decine di migliaia di cacciatori volontari. Sia nelle aree protette che in quelle regolari, questi cacciatori svolgono un ruolo fondamentale nel controllo di specie problematiche come cinghiali, nutrie, corvidi, volpi e molti altri.
La corretta formazione dei nuovi cacciatori e corsi di aggiornamento per cacciatori maturi è fondamentale per raggiungere questi obiettivi, ad esempio per renderli maggiormente consapevoli dei danni causati dal bracconaggio e favorire un’efficace prevenzione sociale. Questi corsi sono ampiamente svolti da tutte le associazioni di caccia in Italia.
Da segnalare, infine, la partecipazione della Federazione Italiana della Caccia (FIDC) a due progetti di conservazione della biodiversità che prevedono specifiche campagne contro l’uccisione illegale di fauna selvatica. Il progetto LIFE PERDIX “ Reintroduzione della Starna Italiana in Italia ” e il progetto LIFE + “ Ragione di Speranza: Reintroduzione dell’Ibis calvo del Nord in Europa “. Ad esempio, un esemplare di Ibis calvo è arrivato nel Delta del Po nell’ottobre 2020 ed è partito nel febbraio 2021, durante questo periodo è stato costantemente monitorato dalle guardie FIDC e dai cacciatori volontari.
Nonostante alcune idee sbagliate diffuse, le associazioni di cacciatori in Italia portano avanti da molti anni una costante e intensa campagna per prevenire e combattere il bracconaggio della fauna selvatica, e molte altre a venire.
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