Il caldo sfianca i cani e allontana le prede in pianura. La Valcamonica confida in un buon passo di tordi. In Valsabbia in molti hanno rinunciato alle battute
Il colpo di coda dell'estate ha rovinato l'apertura della stagione venatoria. E ieri, a causa del caldo, le doppiette bresciane sono tornate a casa con i carnieri semivuoti. Unica a dare vere soddisfazioni è stata la caccia alla lepre. E il presidente di Federcaccia Marco Bruni invita a riflettere su un'agricoltura poco rispettosa dell'ambiente quanto della salute umana.Il capoguardie dell'Atc Dario Saleri parla di «apertura soft», anche sul fronte disciplinare. Tanto che fino al primo pomeriggio in pianura si registrava un solo verbale per mancato rispetto delle distanze da una strada statale. PER LA VERITÀ c'è stata anche la segnalazione della centrale di Curno della Forestale, che comunicava la presenza di doppiette nel Parco delle colline nei pressi di un centro abitato, ma quando le guardie sono arrivate non hanno trovato più nessuno.Saleri ha girato per l'Ambito territoriale unico per tutta la mattina senza trovare concentramenti di cacciatori. «O si erano distribuiti davvero bene oppure non erano tanti», commenta. In ogni caso, la giornata è passata senza incidenti. «La migratoria non si è vista – conferma Saleri -, ai controlli è risultata qualche anatra, qualche merlo e alcuni tordi nei capanni pedemontani». Ma anche questi dovevano essere esemplari che avevano nidificato sul posto. La stagione secca ha inciso molto sui volatili, e solo «per le lepri è stata una buona stagione – aggiunge -, uno o due esemplari li avevano tutti». Domenica di routine dunque per le trenta guardie ittico-venatorie. Non per i cani sfiancati dal caldo. Nella zona A delle Alpi, quella a maggior tutela, il via alle doppiette scatterà il 3 ottobre. Si poteva sparare in zona B, ma neanche lì, in Valsabbia, sono stati in pochi a imbracciare il fucile. Oltre alle lepri, però, sono stati abbattuti fagiani, starne e colombacci. Ma pochi esemplari.IN VALLECAMONICA Gianluca Cominini, guardia venatoria che insieme a Giacomo Trotti e al caposettore Antonio Galli segue il comprensorio, spiega che si sono visti soprattutti i segugisti. Secondo i capannisti sta iniziando però un «buon passo» di tordi. Al contrario, con la giornata caldissima e la brezza che si è alzata nelle ore più calde, in Valle «scovare le lepri è stato difficile». Un esordio in sordina, specchio di un movimento in declino anche per fattori esterni. «Le colture sono troppo avanti – spiega Bruni -, il mais è già stato tagliato e la campagna è apparsa desolatamente pelata». La nuova Pac, poi, ha vietato la monocoltura in proprietà oltre un certo numero di ettari, e i bresciani hanno diversificato con la soia, che «è ancora in atto ed è vietato andarci anche se tutta la selvaggina si è rifugiata lì».Saleri corregge il…tiro, e precisa che nella Bassa «c'è ancora parecchio mais in coltura». Ma i risultati della giornata d'esordio non cambiano. E per il presidente di Federcaccia, il modo di coltivare la terra non solo penalizza i cacciatori, ma «con l'uso massiccio di diserbanti compromette l'ambiente con conseguenze anche in termini di costi sociali».
Fonte della notizia:bresciaoggi.it
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