Castelcucco, dopo il blitz macabro è rivolta: «Noi, difensori del bosco, saremo tutti a San Bortolo»
CASTELCUCCO. «L’unica festa buona è quella del vostro funerale!». L’insulto spruzzato con la vernice la notte di martedì su uno striscione fuori dalla trattoria «da Besse» a Castelcucco ha provocato un effetto boomerang contro l’associazione «Centopercentoanimalisti», che intendeva protestare contro la festa del cacciatore in programma tra il 28 e il 30 agosto prossimo nella località di San Bortolo. «Adesso basta: a tutto c’è un limite» commenta Gianni Garbujo, presidente regionale di Italcaccia, una delle prime tre realtà associative del mondo dei cacciatori (le altre sono Federcaccia ed Enalcaccia). «Ho chiesto agli avvocati della nostra associazione di predisporre una denuncia contro ignoti perché a tutto c’è un limite. Noi rispettiamo le idee di tutti, ma questo è puro estremismo». A provocare la reazione sdegnata del mondo dei cacciatori – nel Veneto sono un popolo da 45 mila persone – è stata proprio l’allusione al «funerale», che suona macabro e minaccioso.
«Non so davvero cosa dire – aggiunge Silvio Simeone, di Pederobba – : sono parole pesanti. Credo che queste persone siano proprio le prime che si lamentano dei danni che i cinghiali fanno alla nostra agricoltura. Gli abbattimenti, controllati, sono utili e preziosi per i raccolti. E noi facciamo proprio questo. La gente che, dietro anonimato, fa questi gesti, evidentemnte non sa accendere la chiavetta. Saremo presenti a Castelcucco, come tutti gli anni». «É una vergogna – commenta Mirco Cadorin di Cavaso – : se la prendono con chi come noi fa un servizio alla comunità. Augurare la morte alle persone è scandaloso: noi non auguriamo la morte a nessuno».
Non meno duro Angelo Ronori, detto «Cinquantanove», figura storica dei cacciatori dell’Asolano: «Questa gente si deve solo vergognare: esca allo scoperto, se ha il coraggio delle proprie azioni. Altrimenti taccia. Noi usciamo quasi tutte le notti per arginare i danni che il proliferare dei cinghiali fa ai raccolti. Abbiamo il plauso degli agricoltori.
Se ascoltassimo chi non vuole gli abbattimenti controllati saremmo invasi dai cinghiali». Gli animalisti erano già intervenuti contro la Festa del cinghiale a cavallo di Ferragosto: in quella occasione avevano affisso un manifesto con l’icona di Pietro Pacciani, il «mostro di Firenze».
Fonte della notizia:tribunatreviso.gelocal.it
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