IL PELLEGRINO SIBERIANO IN ITALIA
DA DOVE VIENE E DOVE VA?

Il Pellegrino è un falcone cosmopolita, distribuito in tutto il mondo con oltre 19 sottospecie che occupano una grande varietà di habitat: soltanto l’Antartico e la fitta foresta equatoriale sono disertati da questa specie estremamente plastica. Tra queste, le sottospecie tundrius e calidus, che abitano le latitudini più nordiche dell’emisfero settentrionale, rispettivamente l’Artico americano e la tundra paleartica, sono specie migratrici ad ampio raggio.

In particolare, il Pellegrino siberiano, F. p. calidus, che nidifica dalla Finlandia orientale fino alla Siberia occidentale, non rimane sui territori di nidificazione durante il rigido inverno nordico, ma compie una migrazione di migliaia di chilometri verso Sud.

E’ certamente difficile immaginare un “falcone 2 stagioni”, che nidifica a terra nei freddi orizzonti subartici e che sverna tra gli elefanti nella savana africana, ma al Pellegrino siberiano sembra proprio che le vie di mezzo vadano strette.

Pellegrini siberiani calidus, sono stati rinvenuti regolarmente svernanti nel continente africano fino al Sud Africa, con una rotta migratoria che investe la penisola arabica e il Mar Rosso e che scende lungo la costa africana seguendo da presso quella dei milioni di limicoli che migrano verso sud. Le vie migratorie non sono ben delineate, soprattutto a livello delle singole subpopolazioni, ma il radiotracking ne ha permesso di svelare alcuni segreti, come la migrazione di 4 calidus catturati nella penisola di Kola (Fennoscandia) nel 1994 e che hanno svernato in Europa occidentale.

fino a pochi anni il Falco pellegrino della sottospecie siberiana  calidus veniva considerato un accidentale in Italia e poche erano le segnalazioni conosciute. Brichetti et al. (1992) ne riportano solo circa una decina. In realtà è uno svernante regolare e, in minor misura, migratore regolare sebbene sia molto raro e localizzato (Corso ined.).

Ogni anno qualche individuo arriva a svernare da noi (soprattutto nelle vaste zone umide o lungo la costa) e qualcuno è stato visto in migrazione primaverile ed autunnale sullo Stretto di Messina; ad esempio 1 maschio adulto è stato avvistato nel maggio 1997 e ben 6 adulti e 1 juv. nella primavera 1999 (Corso, Cardelli, Marcone, Garavaglia, DiPietra et al. ined.). Le regioni dove è più facile vederlo sono la Sicilia e la Puglia, ma anche la Campania, il Lazio e la Calabria. Nelle altre regioni, soprattutto al nord Italia, sembra sia più accidentale o comunque irregolare. Al Centro Recupero Rapaci LIPU di Sala Baganza ho trovato in voliera due ind. adulti in fase di recupero provenienti dall’Emilia Romagna.

Questa distribuzione geografica delle segnalazioni in Italia potrebbe essere in parte spiegata dal fatto che numerosi individui, provenienti dalla Siberia, vanno a svernare in Nord Africa, utilizzano la rotta migratoria adriatica e passando poi per la Puglia e quindi per la Sicilia. E’ così che molti individui vengono osservati in queste regioni più che in altre e alcuni scelgono di fermarvisi e passarvi l’inverno.

In questa nota riporto in breve i caratteri distintivi salienti per l’identificazione del Falco pellegrino ssp. calidus, in riferimento alla separazione dalle ssp. brookei e peregrinus e soprattutto dal Lanario juv. In effetti esistono numerose similitudini con il Lanario juv. o il Falcone di Barberia juv. e la distinzione è spesso tutt’altro che semplice. Per la distinzione dal Falcone di Barberia si rimanda a guide specifiche o lavori approfonditi.

   

Distinzione da  F. peregrinus peregrinus e  F. peregrinus brookei

Un giovane di Falco pellegrino siberiano (Falco peregrinus calidus)

Rispetto a queste sottospecie è più grosso, con le femmine che arrivano alle dimensioni di un Sacro, e ha la coda più lunga, così come le ali; spesso, però, i maschi di calidus e le femmine di peregrinus – brookei sono sovrapponibili per dimensioni.

Il Falcone siberiano presenta baffo molto più stretto e meno netto rispetto agli altri Pellegrini europei; l’area chiara sulla nuca è molto più estesa e chiara, può interessare buona parte del vertice e il suo colore è in genere meno fulvo che non in brookei, essendo di norma più sul camoscio chiaro, o nocciola, o color sabbia.

Spesso la fronte è dello stesso colore e la porzione scura si limita ad una stretta fascia sulla zona anteriore del vertice (la corona).

Mostra un largo e vistoso sopracciglio chiaro come il Lanario o il Sacro. Le parti inferiori hanno un colore di fondo più chiaro e presentano una striatura scura più stretta e delineata che nelle altre sottospecie. Le parti superiori sono anch’esse più chiare e sono caratterizzate da una ben visibile e contrastante marginatura chiara delle piume.

Tale marginatura è presente sul mantello, scapolari e groppone anche nelle altre sottospecie, ma i margini di ogni piuma sono più scuri, più rossicci e più stretti, di conseguenza spiccano meno e sono meno visibili.

Per tutti i caratteri elencati sopra, l’ampia area chiara sulla testa e per il suo colore, per l’ampio sopracciglio chiaro, per il mustacchio stretto, per la colorazione delle parti superiori con la caratteristica marginatura chiara, ecc., il F. p. calidus in piumaggio giovanile è molto più simile ad un Lanario che non ad un altro Pellegrino. In effetti proprio col Lanario juv. sono stati confusi gran parte degli esemplari conservati nei nostri musei. Per distinguerlo si noti in primo luogo:

in volo, il Falco pellegrino siberiano mostra sempre sottoala omogeneo, uniformemente marcato di scuro (barrato e striato) e senza contrasti netti, invece il Lanario juv. mostra il sottoala con due toni di colore, avendo le copritici molto scure che contrastano con le remiganti più chiare.

le striature delle parti inferiori sono più grossolane nel juv. Lanario e, in volo, si nota poi uno stacco tra queste ed il sottocoda chiaro e privo di segni scuri, mentre nel Falcone siberiano questo contrasto è assente, essendo il sottocoda barrato nella maniera tipica del Pellegrino.

Le zampe sono più affusolate che nel Lanario; soprattutto le dita appaiono più strette e lunghe. Inoltre, diventano gialle già poco tempo dopo l’involo, mentre spesso nel Lanario rimangono azzurrastre più a lungo.