Fasano di Puglia,febbraio 1964.E' la prima volta che vado a caccia in Calabria con zio Franco,dopo la fallimentare avventura del marzo dello scorso anno descritta nel racconto "I panini alla benzina".La comitiva è la solita: zio Franco,Feluccio,Vito (Vetucc a bott),Raffaele,Peppino (Pepp d'affare,cioè Giuseppe sempre indaffarato).Di buon'ora partiamo da Fasano con la Ford Anglia di zio Franco e la Fiat 1100 bianca di Feluccio con destinazione Corigliano Calabro(Stazione).Arrivati a Trebisacce,sosta nel solito Bar per il caffè;il proprietario del Bar ci conosce bene e ci augura "in bocca al lupo".Ben prima dell'alba siamo a destinazione.Arrivati in paese prendiamo la via del mare e dopo meno di un chilometro,superato un passaggio a livello,svoltiamo a destra inoltrandoci nella campagna per qualche centinaio di metri.La zona è formata da aranceti con inframezzati alberi di olivo;sono tutti piccolissimi appezzamenti di terreno delimitati da filo spinato dell'altezza di 1 metro.Per fare 100 metri bisogna superare non so quante volte queste barriere.Ci appostiamo ed io mi sistemo in un angolo che mi sembra idoneo.L'alba è passata da un pezzo e non si vede letteralmente volare una mosca.Vicino a me passa un contadino al quale chiedo se ci sono tordi.Lui non capisce la parola "tordo" perchè li chiama "malvizzi"."Si,ci sono i malvizzi,ma arrivano alle 9!".A queste parole resto interdetto così come anche gli altri amici.Tuttavia non ci restano alternative: dobbiamo aspettare.Verso le 9 meno un quarto arriva un tordo,poi un altro,poi sempre più numerosi: il contadino aveva ragione! Con il mio sovrapposto Beretta S55 cal.20 me la cavo bene anche se qualche padella non manca.Ad un tratto vedo una macchina che arriva dalla stradina e si ferma vicino alle nostre.Capisco subito che si tratta di guardiacaccia.Dimostro meno dei miei 17 anni ed infatti si dirigono subito verso di me.Arrivati vicino,dopo avermi salutato,mi chiedono il porto d'armi.Con una indescrivibile soddisfazione lo tiro fuori dalla tasca e glielo mostro.Non se l'aspettavano e vedo che sono alquanto sorpresi,tuttavia me lo restituiscono e con grande cortesia mi augurano "in bocca al lupo".Quindi si dirigono verso gli altri,abbastanza distanti da me.Cerco inutilmente di avvertire zio Franco che ha il registratore acceso (vietato!),ma siccome spara come un ossesso non si accorge di me che agito le braccia.Ma i guardiacaccia,per arrivare a lui,devono scavalcare un "mare" di volte le barriere di filo spinato.Quando gli arrivano vicino vedo che è tutto regolare: evidentemente aveva fatto in tempo a riporre il registratore.Ma devo dire che era stato salvato soltanto dal tempo perso dalle guardie per scavalcare le barriere.Ci ritirammo tutti soddisfatti per l'ottimo risultato e ,almeno per me,per una giornata che essendo la prima in Calabria,non avrei mai dimenticato.Tralascio di registrare il carniere,davvero cospicuo malgrado l'inesperienza dei miei 17 anni.

 

Riccardo Turi