Il 1963 è per me un anno importante perchè,avendo compiuto 16 anni il 17 febbraio,dopo meno di un mese mi arrivò finalmente la mia tanto sospirata 1^ licenza di caccia.Abito a Fasano di Puglia e sono studente del 1° liceo classico a Martina Franca che dista 15 Km. da Fasano.Non possiedo un documento d'identità e vedere la mia fotografia sulla licenza di caccia mi da un piacere indescrivibile,tanto che la porto sempre con me e naturalmente la mostro a tutti i compagni di scuola.Arriva l'estate e,come al solito,chiuse le scuole andiamo su in collina alla Selva di Fasano per il tradizionale periodo che comprende i mesi di giugno (metà),luglio,agosto e settembre (allora la scuola cominciava il 1° ottobre).Nella mia stanza accanto al letto ho il fucile (Beretta S55 cal.20) e le cartucce.Assieme al mio amico Marcello ho conseguito il patentino per guidare le moto fino a 150 cc,ma ho soltanto la bicicletta.Marcello,qualche volta,riesce a sottrarre al fratello la Lambretta acquistata usata da un prete (per questo si dice che porti sfortuna!).Una mattina andiamo al mare con questa Lambretta insieme ad altri amici: Santino con il suo Motom e Pasquale e Michele con la Vespa 125 di quest'ultimo.Verso le 12,30,di ritorno dal mare e diretti alla Selva,mentre siamo in fase di sorpasso di una Fiat 1100,improvvisamente questa gira a sinistra tagliandoci la strada.In conclusione andiamo tutti a sbattere contro la macchina ed il risultato è che soltanto io,seduto dietro la Lambretta,mi fratturo in tronco tibia e perone della gamba destra.Ricovero in Ospedale,trazione (mi spararono a crudo un ferro nel tallone)ingessatura.Dopo una settimana sono di nuovo alla selva nella mia stanza dove trovo una sorpresa.Mio padre mi dice:"Se ti devi rompere le ossa con le moto degli altri,è meglio che te le rompi con la tua".Mi aveva comprato una Vespa 150 blu usata che trovai vicino al letto e che sarà la mia compagna di caccia fino al marzo del 1965 quando,conseguita la patente di guida,fu sostituita da una Fiat Topolino C bianca. Dunque una mattina,mentre sono in camera a letto,sento un gran trambusto.Improvvisamente arriva in camera mio padre e mi dice:"Dammi il fucile che c'è un topo!".Con la mia gamba ingessata non potevo muovermi e,sebbene sapessi che mio padre non aveva mai sparato con un fucile da caccia,convinto che avrebbe sparato fuori lo caricai e glielo diedi.Fatto sta che il topo era invece in casa ed a un tratto si infila sotto la porta della cucina.Mio padre,senza pensarci due volte,spara in direzione.Purtroppo dall'altra parte della porta c'era mia madre con il vassoio del caffè e la poveretta si beccò l'intera rosata nei piedi.Urla di dolore ed io che mi alzo a fatica con il mio gesso e rimprovero mio padre perchè mai avrei pensato che avesse intenzione di sparare in casa.Qualla povera mamma,con i piedi maciullati piangeva di dolore.Ci volle molto tempo per guarire e a distanza di molti anni ancora affioravano dalla pelle dei pallini di piombo.La "Gazzetta del Mezzogiorno" titolò:"Spara la talpa e ferisce la moglie".In realtà la cronaca era molto romanzata e poi non si trattava di una talpa bensì di un topo ed anche di piccole dimensioni.Anche a me rimase lo shok per parecchio tempo per non parlare di mio padre che si era comportato veramente in modo maldestro.

 

Riccardo Turi

[email protected]