La Iacca è una forma di "caccia" vietatissima già negli anni '50,che consentiva alla povera gente di procurarsi del cibo attraverso la cattura degli uccelli (in special modo fringuelli e tordi).Si andava di sera nelle giornate di forte vento,con una lampada,una racchetta di legno ed un sacco.Quando c'è molto vento, gli uccelli dormono soprattutto sui rami bassi degli alberi.Con la lampada si illuminano e con la racchetta si da una botta per ucciderli e poi metterli nel sacco. Siamo agli inizi degli anni '60 e dietro pressioni del nostro amico Santino, che non è cacciatore ma ama mangiare la selvaggina,una sera di forte vento di scirocco progettiamo una spedizione alla "Iacca" Bebè,Paolo,Mario,Santino ed io. Ci rechiamo alla masseria di Bebè e Paolo chiamata "Maccarone",bellissima azienda agricola condotta dal padre don Ciccio. E' una serata di buio assoluto e nonostante i nostri sforzi abbiamo catturato appena 3 tordi ed una decina di fringuelli.Mentre ci troviamo sotto un albero con la lampada per individuare eventuali prede sentiamo gridare a breve distanza da noi:"Fermi tutti,polizia!".Siamo assaliti dal panico pensando a quello che ci sarebbe successo. Era don Ciccio che,sempre ligio alle leggi,era venuto fin lì con la bicicletta al buio.Non so se sapeva che si trattava dei suoi figli (Bebè e Paolo),del nipote Mario e di me,tuttavia ci fece prendere un bello spavento. Dopo averci redarguiti a dovere,voleva sequestrarci la selvaggina ma alla fine ce la lasciò perchè la dessimo a Santino per il quale,in fondo, avevamo programmato quella spedizione.Alla fine il dramma ri ridusse in farsa perchè ridemmo sino al ritorno al paese.

 

Riccardo Turi

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