il mio sguardo fisso fino a lacrimare in quel tenue chiarore tra il nero del querceto e l’ancora assonnato monte.
un silenzio assordante.
una lama gelida mi trafiggeva il collo,il peso del ferro man mano diventava sempre piu’gravoso,sopportato solo dal desiderio mistico di vederla arrivare materializzandosi dal nulla.
la luce metallica delle stelle stava dando posto ad un’irreale aurora quasi fiabesca.

puntuale,come ad un appuntamento d’amore,un surreale puntino ingrandiva sempre piu’
fermando il tempo degli uomini con interminabile supplizio.
eccola,velocissima,ad ali spiegate con il suo rostro a tagliar sicura l’aria che mia alleata
quasi a volerla fermare.
i nostri occhi,s’incrociarono per tantisimo tempo,
volse il capo guardandomi,mentre saettando imperiosa verso il suo regale giaciglio ando’.

Gianni di maggio (schizzo)