Qualche mese prima il vecchio setter buk lo aveva lasciato.
Lo aveva chiamato,come tutte le mattine,quando usciva per recarsi al lavoro,ma non vedendolo uscire dalla cuccia ,un brutto presentimento,gli aveva pervaso la mente,mostrandosi a breve in tutta la sua realtà.
Lo aveva sotterrato nell’orto, sotto il secolare ulivo,prima che i famigliari si svegliassero,e ripensando al tempo passato insieme gli occhi gli luccicavano e un groppo in gola gli affaticava il respiro.
Aveva sempre detto che una volta, che il Buk lo avesse lasciato,avrebbe appeso il fucile al chiodo,lasciando spazio ai novelli nebrotte,ormai la sua storia era scritta e preferiva vivere dei suoi ricordi.
La sera seduto davanti al camino,fumando il toscano, cento e altre cento volte gli venivano in mente i momenti passati su per i monti,in mezzo ai boschi tra calanchi ,nelle paludi e negli acquitrini cacciando dall’alba al tramonto insieme al suo inseparabile amico a quattro zampe.
La moglie ,che di solito non voleva fumasse in casa,quell’immondo e puzzolente sigaro,adesso lo lasciava fare.
La stessa, che tante volte gli aveva chiesto chi glie lo faceva fare di avventurarsi per monti e per boschi anche nelle giornate,dove il buon senso avrebbe consigliato di starsene a letto,anche lei sentiva che qualcosa era cambiato,che quella pacatezza inconsueta,quell’atteggiamento di rassegnazione verso il suo secondo amore (almeno sperava…ma non ne era sicura!!) che era la caccia,non era da lui,ed in un certo senso gli dava fastidio.
Non amava i cambiamenti improvvisi,tanto era abituata,a dover dividere il marito con caccia e annessi, tutto l’anno,da sempre.
Ora vedendolo lì,quasi spaesato,senza meta,era certa che preferiva, i giorni in cui,pur lasciandola per tutto il giorno,quando tornava a casa stanco,gli si sedeva accanto,la baciava e tutto d’un fiato gli raccontava tutti gli avvenimenti della giornata, delle ferme,dei frulli,delle padelle,delle azioni del suo buk,mimandole come a volerla rendere partecipe,e vedeva quel volto illuminarsi di gioia e felicià.
Lei poco ci capiva,ma comunque gli faceva immenso piacere,sentirlo felice e sereno.
Anche la figlia chiedeva in continuazione alla madre,se il padre stava bene, se tutto era ok,anche a lei sembrava che da punto in bianco il padre fosse invecchiato di dieci anni.
Sempre attivo,sempre in movimento,sempre con sogni nel cassetto ed ora?????
Era cresciuta respirando aria di caccia.
Sempre.
Gli sembrava la cosa più normale del mondo.
Da piccola ,molto piccola,tra le prime cose che aveva imparato,quando il babbo la prendeva in braccio,ed apriva qualche libro di caccia,e gli chiedeva quale era la beccaccia,il gallo forcello o il fagiano lei con il ditino glie lo indicava,rendendolo pieno di orgoglio.
E poi,quanti giorni passati a giocare con buk,d’altronde tra cuccioli se la intendevano.
Giusto proseguio della vita.
Aveva il fidanzato che alla faccia della maggioranza dei giovani “moderni” amava le albe in montagna e ….il latrare dei segugi!!! E sì, cacciatore pure lui,anche se segugista.
Che bello vedere i spiritosi battibecchi venatori, tra il padre ed il fidanzato,ma comunque sapeva che il padre ne andava fiero di quel bravo ragazzo.
I giorni,le settimane,i mesi passavano.
La dolce consorte si era quasi abituata alla nuova situazione prendendo atto delle intenzioni del marito,ma da brava moglie riusciva a cogliere anche le più piccole sfumature,nelle parole,nelle espressioni del viso,nei suoi gesti.
Ed un bel giorno………..
Consiglio di guerra.
Da brava montagnina,(era originaria di un paesino arroccato nel bel mezzo delle alpi),ci metteva un attimo a passare dalle parole ai fatti.
Mentre lui era al lavoro riunì la figlia e il fidanzato della stessa.
Cosa fare per far tornare tutto come era tempo addietro??
Ovvio….metterlo davanti al fatto compiuto.
Un nuovo cucciolo doveva entrare a far parte della famiglia.
Tutto doveva esser fatto nella segretezza totale.
Nei giorni seguenti presero contatto con un noto allevatore di setter amico di famiglia,gli spiegarono la situazione e la fortuna volle che aveva a un paio di cuccioli di pochi mesi che si era tenuto per lui,ma per l’amicizia che li legava,avrebbe fatto volentieri a meno di uno e glie lo cedette.
Il giorno seguente lo andarono a trovare.
Dopo un paio di ore il setterino era nella sua nuova casa
Un bel setterino bianco e arancio,proprio come buk….non c’era neanche l’imbarazzo della scelta del nome.Tanto era scontato!
Guaiva….quanto guaiva!
Lo misero nel box.
Erano le 17:00 e da li a poco qualcuno avrebbe avuto una sorpresa.
Andavano e venivano dalla finestra ,cercando di vedere comparire l’auto in lontananza uno stato d’ansia mista ad euforia le pervadeva.
Eccolo.
La moglie si strinse a se i due ragazzi,il cuore gli batteva forte.
Arrivò ,come solito parcheggiò in garage e dopo aver spento il motore della macchina scese.
Senti guaire,centomila pensieri gli passarono per la testa in pochi secondi.
Davanti al box vide il setterino
Non riuscì a trattenersi e le lacrime gli solcavano il viso copiose.
Dalla finestra i famigliari con sguardo amorevole,emozionati anche loro, lo osservavano.
Lo lasciarono da solo finche volle,era seduto nel box con il setterino in braccio ed il piccolino gli leccava il viso.
Quando rientrò non servirono parole,ma un abbraccio infinito con la moglie e la figlia fu solo la conferma di quanto gli voleva bene.
Abbracciò anche il ragazzo della figlia ringraziandolo.
Quella sera tirava vento,ma il calore della famiglia riscaldava anima e corpo.

Stefano Camplani

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