La pesca in tana è la più classica delle tecniche, e forse la più antica. A differenza di quanto affermato da molti, resta una tecnica regina al pari di agguato e aspetto, e chi la pratica con criterio deve avere grandissimo allenamento, istinto molto sviluppato e ottime doti atletiche.I pesci più pregiati da insidiare sono i saraghi, le corvine e le cernie, inoltre in tana si catturano anche scorfani, gronghi, murene, mustelle, tordi e non rari anche i cefali. La pesca in tana è una disciplina che richiede grandi doti individuali, ma non per questo deve essere praticata da soli: pescare in coppia, al contrario, costituisce la primissima regola per effettuarla con successo.

 

Si pratica con scelte ben precise, e tanti che non dispongono di gommone la effettuano con partenze da terra; chi dispone di un gommone, potrà fare scelte diverse come impostazione ed attrezzature.
A seconda dei periodi, il rischio è legato direttamente alla mancanza di conoscenze e ai limiti fisici.
Il maggior rischio è sempre la sincope ipossica(trattata nell’apposita scheda)conseguente ad un’apnea prolungata: avvalersi della presenza di un compagno pronto ad intervenire aumenta grandemente la sicurezza. Il più delle volte, le conseguenze di una sincope si riducono enormemente con l’intervento di chi vigila ed è pronto ad estrarre immediatamente dall’acqua il compagno che subisce l’incidente. Particolare attenzione meritano le attrezzature, che si differenziano nelle uscite con gommone e in quelle da terra. A differenza di quanto fatto con le tecniche dell’Agguato e dell’Aspetto, l’esposizione non tratterà distintamente la pesca in bassofondo ed in profondità. Spetterà a ciascuno di noi valutare i limiti in base all’esperienza, alle capacità, alle doti atletiche e al grado di allenamento.
A seconda dei periodi le mute avranno un diverso spessore, ma solo i più abili potranno fare uso di mute lisce, mentre i più preferiranno quelle con fodera esterna, in modo da limitare per quanto possibile le abrasioni, i graffi ed i tagli che si possono verificare ispezionando le tane.
A differenza di altre tecniche, la pesca in tana è una disciplina molto dinamica, ed il continuo movimento permette di utilizzare mute di minore spessore anche nei mesi più freddi, a beneficio della libertà di movimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al contrario di quanto alcuni pensano, l’abilità del pescatore non sta solo nel riuscire ad individuare o scegliere una tana, ma soprattutto nel saper osservare il fondo. Infatti, quei pescatori che si buttano a capofitto ad ispezionare ogni anfratto del fondo difficilmente porteranno a casa qualche pesce.
A seconda delle quote, bisogna cogliere i segnali che indicano la probabile presenza di prede "a vista", e solo allora scegliere le tane ed ispezionare.I segni principali da individuare, oltre ai pesci stessi, sono quei punti che offrono una maggiore concentrazione di pesci più piccoli, come le castagnole o i piccoli saraghi. Le attenzioni vanno rivolte a massi, pietre ed anfratti che offrono tane generose; spesso capita di avvistare prede di valore proprio sull’imboccatura di questi anfratti.Qualora si operi in profondità, il tuffo và preparato attentamente, e le lunghe planate d’ispezione devono essere eseguite in massima rilassatezza, con movimento dolce e dinamico. La quota dell’ispezione deve essere scelta in base alla trasparenza dell’acqua, e deve preferibilmente coincidere con la profondità che ci permette di osservare il fondo dalla superficie. A volte capita di avvistare dei saraghi o delle corvine sull’imboccatura delle tane, in altri casi può capitare di vederli gironzolare intorno a dei massi o in prossimità di spacchi o, ancora, di vederli sospesi sul fondo, come ‘incantati’.
Si deve tentare di capire se una o più prede si rifugiano nella tana: in questo caso, potremo riguadagnare la superficie per preparare il tuffo e tentare la cattura.
Dopo l’ispezione, può capitare che non si riesca a vedere il fondo dalla superficie. In queste circostanze, è meglio pedagnare la boa segna sub in prossimità del punto dell’avvistamento ed informare il compagno sulle migliori modalità operative. Mentre prepariamo il tuffo dovremo valutare le caratteristiche della tana -se la sconosciamo- per elaborare la tattica più appropriata: è necessario ragionare in superficie per evitare errori sul fondo. Il tuffo deve essere preparato minuziosamente, e la respirazione deve essere lenta: mai forzarla, mai iperventilare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Cernia è senza ombra di dubbio la preda più ambita dai pescatori di tana. Qualora si avvisti e si decida la cattura bisogna essere consapevoli che in tana si spara solo e soltanto quando la cernia si presenta di muso, o quando ci offre la testa di profilo.Se la cernia è intanata di coda o comunque non si ha la possibilità di colpirla in punti vitali si deve rinunciare.