Ricordo ancora con nostalgia la spensieratezza di quegli anni…ero un bambino… pochi anni pesavano sulle mie spalle… e la gioie della vita erano il mio unico filo conduttore…

Amavo passare le mie giornate in mezzo alla campagna… giornate intense di avventure, ricche di scoperte, avare di tristezza… era la mia fanciullezza…avevo solo sei anni… e la campagna mi sembrava il paradiso…
Trascorrevo le estati dalla mia nonna… in una casa grande… di quelle contadine di una volta… in cui ogni angolo sembrava inesplorato… e ogni animale che popola il cortile sembrava il più misterioso degli animali della foresta… così, in mezzo alla campagna, trascorrevo le caldi giornate d’estate…
Avevo poi una passione grandissima… quella degli uccellini…ricordo ancora come mio padre mi trasmise questa passione… un giorno arrivò a casa dal lavoro e io come sempre lo aspettavo trepidante… speravo sempre in qualche dolcetto o in qualche regalino… ma quel giorno la sorpresa fu diversa… una sorpresa del tutto inaspettata… pioveva forte… e correndo in casa mi mostrò la sorpresa… una quaglia… non una di quelle selvatiche che oggi caccio… ma una di quelle da allevamento… rimasi sbalordito… la mia immaginazione rimase subito rapita da quell’animale sconosciuto…e delle avventure che avremmo potuto vivere insieme nella campagna più misteriosa… ero solo un bambino di 6 anni e per me quell’uccelletto era il massimo del mistero…la sistemammo in una gabbietta… e io tutti i giorni la facevo “pascolare” nel cortile di casa della nonna… in mezzo agli alberi da frutto carichi di pesche ed albicocche mature… si proprio così…  la facevo pascolare… fa sorridere raccontarlo oggi… le attaccavo un filo alla zampina e poi la portavo al guinzaglio… come si fa con un cane… quante volte l’ho osservata, fra il mio più grande stupore, fare l’uovo….
 
Poi la scintilla della mia passione per gli animali fu innescata ancora una volta da mio padre… era il giorno del mio compleanno…il mio settimo compleanno… mi portò in donò una coppia di tortore bianche… di quelle che si usano liberare nei matrimoni… per me fu il culmine di una passione inarrestabile… in poco tempo costrinsi il mio povero babbo a prendermi altre coppie di uccellini… decine di coppie di uccelletti di tutte le razze… di tutte i continenti del mondo… ricordo ancora con gioìa una coppia di usignoli indiani che mi furono regalati dal mio babbo… erano fantastici… bellissimi… e cantavano in modo dolcissimo…
Li tenevo tutti insieme… in una grande voliera che i miei genitori fecero costruire nel giardino di casa della nonna in campagna… sotto ad un vecchio salice piangente… era una voliera grande… una casa vera e propria col tetto di mattoni, le pareti in legno, la porta d’ingresso… e una grande parete aperta dalla quale si potevano scorgere i comportamenti più segreti dei miei amici volanti…
E così, innamorato del mio piccolo mondo volante, passavo le mie giornate di bambino a guardarli volare…
Poi una mattina, era l’inizio di settembre ricordo, mentre rimiravo e studiavo i comportamenti delle varie specie all’interno della voliera, sentii in lontananza degli scoppi… molti scoppi… tanti…
Ero un bambino curioso… e un mistero così grande dovevo assolutamente svelarlo… venivano dal campo dello zio del mio babbo… il fratello del mio povero nonno…nonno che io non conobbi mai perché morì quando nacqui io…gli scoppi sembravano arrivare da un vecchio alberone che da decenni scruta il paese dall’alto…. situato proprio in mezzo alla sua vigna… la tentazione era troppo forte e così partii in direzione di quei ciocchi… con molta prudenza arrivai lì… vedevo mio zio dentro ad una specie di casina che sparava col fucile… nascosto dietro ad una vecchia vite carica d’uva lo osservavo… e ogni tanto vedevo cadere dal cielo un uccello…che avventura che stavo vivendo!
Fermo immobile lo osservavo… ma la voglia di andare li con lui era sempre più forte… però resistevo… fermo nel mio piccolo posto di guardia… poi, ad un tratto cadde poco distante da me un animale… non ce la feci più… corsi a prenderlo… era una tortora… bellissima… e la portati a mio zio… ero eccitatissimo… mi piaceva e affascinava quello che stava facendo… non sapevo cosa fosse… lui mi disse che era a caccia… che cosa voleva poi dire essere a caccia??? Mah… non lo sapevo ma mi piaceva… e così stetti li con lui tutta la mattinata… prese ben 27 tortore…io facevo da cane da riporto… correvo e le raccoglievo… e le guardavo ammirato…
Da quel giorno non riuscii più a staccare la mia mente dalla caccia… mi affascinava questo vagare solitario in mezzo alla campagna… il riuscire a ingannare gli animali selvatici… l’assaporare l’alba mattutina… una cosa che mi riempie di gioia tuttora a tanti anni di distanza…
Così da quel giorno non smisi più di seguirlo… ogni sabato e domenica andavo in campagna… e la mattina presto ero a casa sua… un bambino di 7 anni che fremeva per accompagnare lo zio a caccia… camminare in mezzo alla campagna… dissetandomi dei racconti del vecchio zio… dei tempi che furono… e che forse non torneranno più…
Ricordo ancora con ardore la nostra prima beccaccia… per lo zio non lo era ma per me fu una cosa incredibile… frusciò da in mezzo ad un vecchio filare di viti… di quelle di una volta in cui si poteva cacciare senza troppi pensieri… e ricordo ancora l’emozione quando l’andai a raccogliere… che bellezza… che maestosità… la elessi subito a più bel animale mai visto in vita mia!!!!
Per non parlare poi della prima lepre…che strano coniglio era quello!!! Con quelle zampone che la facevano volare come il vento… ma lo zio era riuscito a fermarla!
Cosa dire poi del fascino della caccia al capanno… vedete… col tempo capii cosa fosse quella strana casina in cui mio zio cacciava le tortore…
Mio zio aveva molti uccelli da richiamo… allodole… tordi… merli… ma l’animale che più rapiva la mia immaginazione era la cesena… la colombella in dialetto… era un uccello stupendo… con dei colori semplicemente indescrivibili… poi c’era il canto… che a me piaceva in maniera spropositata…il grattare della cesena era melodia per le mie orecchie di bambino…
Ricordo le fredde mattine di dicembre e gennaio a caccia di cesene… ci alzavamo di buon ora…fuori era tutto ghiacciato… una buona colazione alla contadina… prosciutto, salame, formaggio e pane…poi via… si caricava il carretto con le gabbiette… si percorrevano quei 300 metri che separavano la vecchia casa dall’alberone in mezzo alla vigna…il capanno era sempre fatto… e così seguivo lo zio mentre sistemava le gabbiette in mezzo ai filari delle viti e nei meleti li attorno…uno sguardo al cielo… alla luna… e mi spiegava di come la luna influenzasse il passo degli uccelli… quella fantastica cosa che è la migrazione… e così, al freddo e al gelo, trascorrevamo le nostre mattinate… coi suoi racconti che dissetavano la mia voglia di sapere venatorio… e il “grattare” delle cesene in gabbia che discutevano coi branchetti di passo… e tentavano di invitarle a buttarsi sull’alberone… che emozione quando lo zio mi diceva d fare silenzio… che stavano arrivando… il cuore mi batteva a mille… e dopo pochi istanti eccole… una, due, tre… un branchetto… che si attaccavano nelle punte dell’alberone…e così trattenendo il respiro attendevo lo sparo… e la ribattuta… che bello… lo zio spesso con il colpo a fermo ne faceva cadere due o tre… e subito ribatteva quelle in volo… e poi la cosa che mi piaceva di più… correre fuori dal capanno a raccoglierle… le accarezzavo e rimiravo la loro bellezza… immaginando i luoghi da cui provenivano… le cose che dovevano aver visto nel loro lungo viaggio… belle emozioni di un tempo che fu….
 
Oggi sono adulto… vado ancora a caccia… ho una passione che non mi fa dormire la notte durante il periodo del passo… ma quegli ambienti, quelle sensazioni, quella spensieratezza della mia fanciullezza non ci sono più… rimane solo l’amore per una tradizione che sconfina nell’arte che si tramanda di generazione in generazione… che io vorrò tramandare ai miei discendenti… come il mio zio ha fatto con me… perché la caccia è amore per gli animali e rispetto della natura…e questa nostra arte dovrà continuare a persistere nel tempo…
 
Autore: Nick Forum Franz85