Il ragazzo aspirò con forza dalla sigaretta nascosta nel palmo della mano, teso e nervoso. La sua prima alba in palude.
Guardò l’amico alla sua destra seduto calmo nella posta: era di poco più grande ma già con una buona esperienza alle spalle, certamente più della sua, lo sguardo fisso verso la sottile striscia di luce che andava formandosi ad est; l’alba sarebbe spuntata presto. Doveva prepararsi. Si concentrò su quello che aveva fatto e sui consigli che gli aveva dato l’amico, scrutò nel buio il chiaro davanti a sé: sì, gli stampi erano a vento posizionati a giusta distanza, la mallarda più vicina , il capoverde sotto la sponda…calmati ora, si disse, è tutto a posto.

Il vento di maestrale soffiava teso quasi alle spalle, il mare era davanti a meno di un chilometro, lo sentiva ruggire: “Arriveranno da lì” gli aveva detto Francesco, “stai attento..”e lui lì guardava, sgranando gli occhi fino a farsi male, cercando nel buio che non era più tale, qualcosa che prima non c’era.<<Arriva come il vento, arriva all’improvviso..e non sai mai da dove…>> i versi di quella canzone non lo lasciavano tranquillo, ma sapeva che le anatre avrebbero sicuramente risalito il vento per dirigersi ai chiari riparati, per togliersi dalle penne il sale del mare e pasturare. Il verso della mallarda, alto e forte, lo scosse dai suoi pensieri. L’amico lo toccò con il gomito e facendogli segno con la testa gli indicò la direzione: “Le vedi?” bisbigliò. “No…dove.?”, “Il richiamo le ha sentite, ora fanno il giro…tieniti pronto”.
Si maledisse per non averle viste per primo… ci teneva a fare bella figura, ma non c’era tempo per altri pensieri, la mallarda cantava a squarciagola, il maschio le rispondeva. All’improvviso le vide, nella porzione di luce tra la buia terra e il cielo ancora stellato, giravano giocando con il vento ancora indecise, ma il richiamo era forte… un giro ancora e si avvicinarono. Ora il gioco degli stampi era ben visibile: fischioni, uno stuolo di sette.  La mallarda, impazzita dall’eccitazione, si alzò dall’acqua e sbattè le ali. I fischioni di colpo si abbassarono puntando dritti verso il chiaro, ormai a tiro. “Aspetta..” gli disse Francesco, “Aspetta…” Le anatre piegarono le ali a coppo, abbassarono le zampe pronte a posarsi….un attimo ed erano in acqua . I fucili con una sola voce entrarono in azione. Alla prima scarica le superstiti si impennarono; due di loro rimasero immobili nell’aria chiuse su sé stesse, poi precipitarono colpendo l’acqua con un tonfo. Le altre si portarono via il piombo inutilmente.
La calma e il silenzio tornarono sul laghetto. I due ragazzi si guardarono in faccia, l’uno nel sorriso dell’altro, godendosi ancora per poco quel momento. Sapevano che presto sarebbe giunta la tristezza, inspiegabile agli altri…. il mistero della triste felicità del cacciatore.

 

Di Arsvenandi