E’ passato un anno dalla tua morte, ma sembra ieri . Un male incurabile ha messo fine alla tua vita ora che potevi goderla da pensionato e cacciatore. Tu che mi hai visto crescere e nel tempo hai condiviso con me la passione per la caccia, puoi immaginare il vuoto che mi hai lasciato . Mi mancano le lunghe chiacchierate, durante le quali si parlava di cani; quanto eri entusiasta della piccola Margò, che ben volentieri ti avevo regalato, e quanto eri orgoglioso perché imparava presto le tue lezioni. Mi mancano le tue rassicurazioni sui miei piccoli malesseri fisici, che, puntualmente, risolvevi .Quando siamo stati a caccia in Montenegro ho apprezzato la tua pragmaticità : se non era una buona giornata di caccia, tu ci rinfrancavi dicendo che il giorno dopo avremmo recuperato, e semmai ciò non fosse avvenuto, l’importante era non demordere. Io e il mio amico Paolo ricordiamo tra le cose più belle del viaggio l’appuntamento che ci davi alle quattro del mattino per andare a caccia, e tu puntualmente alle tre e mezza venivi nella nostra stanza e fischiando piano dicevi: ragazzi siamo in forte ritardo, e noi che la sera avevamo fatto tardi rispondevamo che nel posto a noi assegnato nessuno ci avrebbe potuto precedere. Tu ridevi e sapevi che di li a poco saremmo stati pronti. In quel viaggio ci siamo divertiti a mangiare e tu sei sempre stato di buona compagnia. Al di là della tua rotonda pancia ci dimostravi la tua tenacia nello stare dietro ai cani per ore ed ore senza mai dire basta. Il giorno che sono venuto in clinica a farti visita quando ti ho visto a letto mi si è gelato il sangue, il tuo corpo era trasformato, ma gli occhi quelli di sempre attenti e comunicativi. Io che non riuscivo a dirti niente e che sapevo ciò che ti stava accadendo, trovai il coraggio di sussurrarti che mi avevi promesso di accompagnarmi a caccia in Scozia , e che dovevi sbrigarti ad alzarti per pianificare il nostro viaggio. I tuoi occhi mi parlavano e dicevano
che eri spiacente, ma che non avresti potuto farlo. Non ho avuto più voglia di andarci, ma se un giorno lo farò, il mio primo pensiero andrà a te, che mi hai insegnato tanto. Alcuni giorni dopo la tua morte ti ho sognato e mi hai detto che lì dove eri non volevano farti andare a caccia e tu con decisione mi dicevi che lo avresti fatto comunque. Qualche giorno dopo ho ricevuto la telefonata di tua figlia che mi chiedeva se volessi riprendere Margò. Aspettavo con ansia quella telefonata, sapendo che non avrei mai avuto il coraggio di chiederla io per primo . Ora lei vive con la mia famiglia, mia madre si è affezionata tanto a lei. M’accompagna sempre a caccia ed è come stare anche insieme a te. Ci mancherai tanto, a tutti , è stato bello condividere la passione della caccia con te. Dottò non mi dire niente, ora devo portare la cagnetta in campagna ,è li che aspetta dietro la porta e sembra dirmi: “Carmine siamo in forte ritardo.”

Giugno 2007

Autore del racconto: (Carmine Sessa)

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