Con le dovute scuse

giovannit.

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A Giosue' Carducci e al suo delicato sonetto "S.Maria degli Angeli," mi ha punto vaghezza, stamattina, dopo aver letto un paio di quotidiani italiani online, di parafrasare quella celebre poesia.
Mi scuso anche con i fedeli cattolici che amano Papa Francesco (ma ce ne sono?).

Eccola:

Papa Francesco, quanto d'aere abbraccia
Questa cupola bella Vaticana,
Fa da sfondo a la tua tosta faccia:
Fai l'Urbe et Orbi ogni settimana

Predicando alla folla ivi ammassata
Che tutti son fratelli, e che e' dovere
Del cristian donar lor libera entrata,
Casa, cibarie, e soldi da godere.

Mentre a' confini e su le spiagge amene
Orde di ladri, stupratori e pazzi
Entrano a forza insieme a' poveracci

Tu vivi al Vaticano, e vivi bene
Fra lussi, cibi buoni, antichi arazzi
Mentre l'Italia s'e' ridotta a stracci.

Ecco l'originale (ovviamente bellissimo, non come quella "monnezza" che vi ho propinato!)

Frate Francesco, quanto d’aere abbraccia
questa cupola bella del Vignola,
dove incrociando a l’agonia le braccia
nudo giacesti su la terra sola!


E luglio ferve e il canto d’amor vola
nel pian laborioso. Oh che una traccia
diami il canto umbro de la tua parola,
l’umbro cielo mi dia de la tua faccia!


Su l’orizzonte del montan paese,
nel mite solitario alto splendore,
qual del tuo paradiso in su le porte,


ti vegga io dritto con le braccia tese
cantando a Dio – Laudato sia, Signore,
per nostra corporal sorella morte!
 
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