se ragionassimo tutti cosí, avremmo ancora tenda e arco e fuocherello
a parte che conoscere è sempre utile, mi incuriosisce e mi dà piacere capire il perchè delle cose.
riporto l'unico abusatissimo articolo che ho trovato...che ha un suo filo logico...ma è un po' pochino
"I fattori che vanno ad influire sul rendimento delle polveri da sparo ad uso venatorio sono molti.
Un primo aspetto da considerare sono sicuramente le condizioni atmosferiche ai quelli
generalmente i cacciatori rivolgono le maggiori attenzioni. La maggior parte degli stessi
esprimono valutazioni rispetto alle condizioni atmosferiche abbastanza limitanti e legate alla combustione della polvere. Per correttezza di informazione chiariamo il concetto definendo che le condizioni meteo influiscono su:
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· fenomeno esplosivo della polvere (balistica interna)
· traiettoria dei pallini (balistica esterna)
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In questa parte ci occupiamo di balistica interna perciò individuiamo due elementi che incidono direttamente sul fenomeno esplosivo: la temperatura e l'umidità.
La temperatura influisce sulle caratteristiche della polvere modificando l'efficacia di
combustione. In altre parole se la polvere ha un temperatura intrinseca più elevata brucia più velocemente se la sua temperatura è più bassa brucia meno velocemente; questo ovviamente a parità di contenuto di umidità.
Gli eccessi di umidità contenuto nella polvere da sparo rallenta la velocità di combustione e causa dell'evaporazione abbatte la temperatura della stessa. L'umidità dell'aria non influisce nei fenomeni della balistica interna a meno che per esposizione della polvere o della cartuccia da queste sia stata assorbita.
La temperatura può risultare correlata con l'umidità; è infatti noto come corpi freddi tendono a condensare su di essi l'umidità mentre corpi caldi la eliminano con il fenomeno dell'evaporazione. Il fenomeno è simile a quello che noi osserviamo con i vetri freddi e caldi.
Il fenomeno di variabilità delle condizioni esplosive al variare di temperatura ed umidità perciò esiste; vediamo adesso di quantificarlo. Questo perché parlando con tanti cacciatori se ne sentono di tutti i colori. Cartucce eccellenti che in un batter baleno perdono la loro efficacia;
cartucce che fulminano in condizioni di aria ferma con il venti divengono inutilizzabili e via dicendo. Cerchiamo perciò di eliminare la fantasia così presente nelle fervide menti dei cacciatori e ragioniamo sulle reali risultanze balistiche.
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Prima di tutto consideriamo che in una normale giornata venatoria (che ragionevolmente va dall'alba al tramonto) le condizioni di temperatura non sono mai troppo diverse e repentine, o perlomeno non lo sono nella misura in cui la cartuccia può diventare in una mezz'ora completamente inefficace. Le variazioni % dell'umidità invece possono variare anche in modo significativo. Tutti questi elementi portano comunque a definire che i valori di Velocità (V) e pressione (P) variano di pochissimo in tutte le buone polveri e non di parametri tali da rendere più o meno apprezzabile la differenza prestazionale. E' però possibile ammettere che durante la giornata di caccia, passando dall'alba al mezzodì e poi al tramonto, alcune variazioni esistono ma la loro percezione più che prestazionale è sensoriale (leggera variazione dell'entità del
rinculo e/o diversità nel rumore del colpo di fucile).
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Per ciò che concerne le variazioni giornaliere della temperatura l'effetto sull'efficacia della polvere da sparo è assolutamente trascurabile. La stessa valutazione è vera anche per le variazioni di umidità che si verificano durante giornata: ricordiamo che la polvere da sparo sta all'interno del bossolo che può essere di cartone o di plastica ma comunque in ambiente protetto e non bastano poche ore per far variare il contenuto di umidità della polvere.
Le conclusioni sono quindi che le sensibili variazioni di rendimento delle cartucce esulano dalla temperatura ed umidità dell'aria ma possono variare invece per altri elementi:
· fattori legati alla balistica esterna (di cui diremo nelle prossime puntate);
· condizioni fisiche e mentali del cacciatore (esempio dopo una corsa per stare dietro al
cane in guidata o per raggiungere velocemente la posta).
Si possono però verificare durante l'arco della giornata delle situazioni che abitualmente
sfuggono alla nostra attenzione ma che possono risultare determinanti per i fenomeni di
variazione dell'efficienza della polvere. Alcuni esempi possono essere i seguenti:
· cartucce lasciate al ghiaccio dentro la cacciatora nel capanno;
· cartucce esposte per ore alla luce cocente del sole (cosa che si verifica anche nella
cartucciera);
· cartucce lasciate per ore nell'auto parcheggiata al sole cocente;
· cartucce lasciate vicino ad alcune fonti di calore quali termosifoni, stufe, canne fumarie;
· cartucce inserite nella camera di scoppio surriscaldata da una elevata sequenza di colpi;
· cartucce inumidite dalla esposizione alla nebbia o colpite dalla pioggia
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In queste condizioni "estreme", ma che molto spesso si verificano, anche se noi le
sottovalutiamo, le cartucce possono variare le loro prestazioni.
Dalle precedenti valutazioni si evince che un cacciatore che la mattina esce di casa con la sua normale e affezionata dotazione di cartucce non subisce spiacevoli situazioni a meno che non abbia l'accortezza di proteggere le stesse dalla pioggia o dalla forte radiazione solare.
Se però prendiamo in considerazione un arco temporale più ampio, quindi la giornata venatoria, ma l'intera stagione, fattori come l'umidità e la temperatura possono avere un effetto valutabile in termini di efficienza delle cartucce e quindi della polvere da sparo. In Italia dall'epoca dell'apertura (prima settimana di settembre) al pieno inverno (fine gennaio) ci possono essere escursioni di 35-38 gradi di temperatura. Se tecnicamente andiamo a valutare le prestazioni delle polveri a -5°C o + 32°C sono assolutamente diverse. Non tutte le polveri reagiscono analogamente a tali differenze di temperature.
Quali sono i metodi migliori per evitare che le variazioni di temperatura intervengano sulle prestazioni delle polveri ?
Si può agire in due modi
-* sulla potenza degli inneschi
-* sulla dose delle polvere nella cartuccia.
In altre parole a parità della quantità di polvere in estate l'innesco dovrebbe essere meno potente e in inverno più potente.
Ne caso in cui si volesse intervenire sulla quantità di polvere, verificato che l'innesco sia di potenza adeguata, si può aumentare leggermente per l'inverno la dose della polvere.
La protezione delle cartucce nell'attività venatoria ha comunque la sua importanza; perciò è opportuno che la cartucciera stia sotto il giaccone invernale o il giacchetto estivo.
Per ciò che concerne l'umidità la possiamo prendere in considerazione solo se analizziamo il fenomeno di una lunga esposizione delle polveri.
Le polveri granulari non gelatinizzate sono quelle che per la loro igroscopicità tendono a subire le maggiori influenze Per contro le polveri alla nitrocellulosa gelatinizzata subiscono effetti molto limitati. Le più resistenti in assoluto alle variazioni di umidità sono
comunque quelle a doppia base (D.N., D.N. punto nero, NIKE, SIPE, S.4., ecc.).
Le variazioni innegabili che nell'arco di una stagione si verificano in temperatura e umidità
possono provocare un pur minimo abbattimento dell'efficacia delle polveri da sparo; in tal senso l'utilizzo di bossoli di plastica può ridurre al minimo al fenomeno. In particolare mentre per le temperature possono bastare poche ore di esposizione per alterare le potenzialità delle polveri per l'umidità il processo temporale è molto più lungo a meno che le cartucce non vengano immerse in acqua.
Dopo tutte le belle valutazioni che abbiamo fatto affermiamo comunque che le cartucce che i cacciatori amano chiamare "originali" sono efficaci sia d'estate che d'inverno. Generalmente esse hanno un caricamento di tipo "invernale", che garantisce loro adeguata energia e che le fa risultare in estate un tantino spinte."
dalla rete.