La chiamata è l’atto attraverso il quale il proprietario richiede al cane di avvicinarsi al lui per mezzo di un’idonea segnaletica (comando gestuale) accompagnata all’inizio dalla voce ed in seguito dall’uso del fischietto. Quando sarà perfetto alla “chiamata”, in alcune condizioni, si potrà limitarsi anche al semplice comando gestuale o ad un semplice e silenzioso psst. Il controllo del cane è indispensabile per poter affrontare tutte le situazioni che possono verificarsi durante la vita quotidiana. Per controllo si intende riuscire ad interrompere tutte le azioni che il cane sta svolgendo in ogni momento ed avere la sua attenzione per eseguire il comando che subito dopo verrà impartito. Un controllo è tanto più efficace quanto più profondi sono la fiducia ed il rispetto che il cane ha nei confronti del suo padrone. La fiducia ed il rispetto si devono conquistare sul campo; sono condizioni che nascono e si fissano durante la vita quotidiana con la coerenza comportamentale e la semplicità del linguaggio. Quindi l’insegnamento pratico verrà effettuato mediante tecniche educative che manterranno alta nel tempo la motivazione del cane a ritornare dal proprio conduttore. Questo fenomeno, alla base dei meccanismi di aggregazione del branco, fa sì che un soggetto si avvicini velocemente ad un suo superiore di rango, quando questi lo richiede. E’ essenziale però che questa richiesta venga formulata in modo comprensibile. Qualsiasi cane, durante la crescita, tende a sviluppare l’attitudine ad avvicinarsi al suo capobranco-leader, quando gli viene richiesto. Questo lo ha appreso fin dai primi giorni di vita, quando, per potersi nutrire e per ricevere calore doveva andare verso il corpo caldo della madre e attaccarsi a lei. Questa ricerca di contatto costituisce l’inizio su cui si baseranno, in seguito, tutti i comportamenti di attrazione sociale. Quando i cuccioli hanno compiuto all’incirca tre settimane di vita la madre si sposta dal luogo del parto ed essi la seguono, sempre attratti da lei. A volte qualche cucciolo può fermarsi per annusare qualche odore interessante oppure per osservare il movimento di un insetto o altro; ma come si accorge che la madre si è allontanata immediatamente corre verso di lei. Verso le sei/otto settimane di età i cuccioli cominciano ad avere comportamenti più autonomi dedicandosi all’esplorazione di parti di territorio; giocano fra di loro inseguendosi a vicenda e da questo contatto nasce una lotta di predazione ritualizzata. Questo tipo di gioco, responsabile dell’apprendimento dei rituali di dominanza e sottomissione, dà il suo contributo allo sviluppo dell’attrazione sociale, condizione indispensabile perché si manifesti il comportamento di avvicinamento in risposta alla “chiamata” da parte dei superiori nella gerarchia del branco. Quando la madre chiama i cuccioli, questi subito obbediscono e si avvicinano rapidamente a lei, in quanto capiscono che il richiamo della madre è il preludio a qualcosa di piacevole, la poppata oppure il riposo vicino a lei. Se un cucciolo è un po’ distratto e preferisce continuare a giocare con qualche oggetto trovato sul terreno, la madre si dirige verso di lui, lo afferra per la collottola e lo scuote rapidamente, ricordandogli così chi comanda, poi lo lascia e si dirige verso la cuccia. Il cucciolo subito abbandona ogni attività e corre verso la madre rapidamente. In seguito la madre lo tratterà come tutti gli altri cuccioli rimanendo indifferente e continuando il suo ruolo di madre provvedendo a nutrirli, curarli etc. Verso quest’età i cuccioli vengono staccati dalla madre. Al suo posto il nuovo proprietario dovrà sostituire la madre del cucciolo e diventare un punto di riferimento, in grado di continuare il lavoro già iniziato dalla madre. I più recenti studi di etologia e psicologia canina hanno dimostrato che l’allievo migliore è proprio il cucciolo, la cui educazione dovrà essere graduale e rapportata all’età. Al cucciolo non potremo richiedere lo stesso impegno, l’assoluta attenzione ed il risultato impeccabile che dovremo ottenere invece dall’adulto. Fin dai primissimi mesi di vita , però, andrà quindi avvicinato al concetto di “addestramento”, affinchè si possa instaurare il corretto rapporto istruttore-allievo. Addestramento significa insegnare al nostro allievo a rispettare quelle regole che lo renderanno utile ed efficace all’esercizio venatorio senza mortificarne il carattere e la personalità, esaltandone al contrario le qualità peculiari e naturali. La “chiamata” è il comando più importante, indispensabile per avere il cane sotto controllo. Difatti è essenziale che il cane apprenda a tornare rapidamente e direttamente dal conduttore quando questi lo chiama, qualunque cosa stia facendo. Questo è un esercizio di obbedienza che si può iniziare sin dai primi mesi di età senza pretendere molto dal cucciolo sino al raggiungimento del quinto-sesto mese di vita. E’ un esercizio che se correttamente impostato da cucciolo, non costituisce alcun problema. Fin dai primi giorni bisogna instaurare un rapporto di amicizia col cucciolo.Il padrone deve studiare il carattere del suo giovane allievo, conoscerne i punti più sensibili ed i vizi. Sfruttando le sue debolezze si potranno raggiungere prima e meglio buoni risultati. Quindi è necessario vivere il più possibile in sua compagnia. In questo modo otterremo anche un altro risultato cioè che il cucciolo conosca e si fidi del suo padrone-istruttore. La fiducia reciproca è essenziale.Prima di iniziare l’addestramento il cane deve essere ben socializzato sia con la specie umana che con i suoi simili. Inoltre durante la crescita del cucciolo occorre che sia stata effettuata una completa esposizione a rumori, luoghi, situazioni, odori etc. Questo per abituarlo un pò alle distrazioni della vita quotidiana. Un soggetto che con gioia reagisce al proprio richiamo è ben predisposto ad una scuola di addestramento. Un utile metodo è quello di gratificare nei primi giorni il cucciolo con una leccornia o con una coccola seguita dal suo nome. In seguito si chiamerà il cane pronunciando il suo nome e dicendo “qui” o “vieni” utilizzando anche il comando gestuale che sarà identico a quello utilizzato per chiamare una persona cioè il gesto del braccio che si muove dall’alto al basso.. E’ importante , prima di tutto, che il cane capisca qual è il suo nome ed inoltre che quando viene chiamato si pronunci prima il suo nome ed in seguito l’ordine. Questo vale per ogni comando nell’addestramento; IL CANE DEVE CAPIRE A CHI E’ RIVOLTA LA NOSTRA ATTENZIONE. Perché un cane si avvicini al suo proprietario, è necessario che sia motivato a farlo. La motivazione a volte è intrinseca nel comportamento stesso, ma non sempre è così, pertanto dovrà essere il proprietario ad innescare un processo di motivazione. Nell’addestramento un metodo piuttosto semplice atto a produrre una motivazione consiste nel far nascere nel cane il desiderio di ricevere una ricompensa. Se si è motivato il cane facendogli desiderare una determinata ricompensa, per esempio una leccornia, si può consegnare la ricompensa al cane nel preciso istante in cui termina l’esercizio. Questo permetterà al cane di apprendere l’esercizio. Facendo così si cercherà di giustificare ogni chiamata con un atto che possa dare al cucciolo una spiegazione convincente del motivo della chiamata stessa. Si chiamerà per nome il cane ed usando la parola “vieni” o “qui” (con tono invitante e senza gridare), abbinando il comando gestuale, si insisterà nella “chiamata” sino a quando il cucciolo non verrà da noi che in quel frangente lo aspetteremo abbassandoci il più possibile; una volta tornato gli si darà il premio e si dirà “bravo” continuando a ripetere il suo nome per qualche volta gratificandolo e lodandolo. Questo verrà fatto, le prime volte, a brevissime distanze usando un tono calmo e gentile effettuando l’esercizio nel corridoio di casa (come fanno alcuni per insegnare il riporto al cane) o altro ambiente senza distrazioni evitando di portarlo in luoghi ricchi di stimoli e frequentati quotidianamente. Oppure, abbassandoci e dandogli le spalle, si chiamerà il cucciolo che incuriosito si avvicinerà per poi ricevere il premio ed in seguito lo si lascierà libero di ripartire per effettuare i suoi giri di esplorazione. O ancora: quando il cucciolo è distratto, ci si avvicinerà a lui.; mettendogli sotto il naso un boccone irresistibile ci si allontanerà ripetendo più volte la parola “vieni”. In seguito ci fermeremo, e abbassandoci gli daremo il premio. Nei giorni seguenti una volta che il cucciolo ritorna lo si tratterrà per qualche secondo nella posizione del “seduto” ed in seguito si darà il premio lodandolo e liberandolo immediatamente. Si chiamerà il cane anche quando torna da solo e si utilizzerà il premio quando in alcune occasioni il cucciolo è vicino a noi. L’esercizio “chiamata” + premio dovrà essere effettuato moltissime volte. In seguito il premio lo si darà ogni tanto sino a scomparire, ma non ci si dovrà dimenticare di lodare il cane quando torna. Si approfitterà di effettuare la “chiamata” anche quando si darà da mangiare al cane.Bisogna evitare assolutamente di chiamare il cucciolo per punirlo, anche perché il cucciolo deve essere abituato a venire con gioia perché sa che verrà coccolato o gli verrà data qualche leccornia.

Difatti visto che il cane lavora per associazioni, se viene punito o sgridato, la prossima volta non tornerà alla “chiamata” in quanto associerà quest’ultima alla punizione o alla sgridata, facendo così fallire il tentativo di addestrarlo. In questo periodo si abituerà il cucciolo a camminare al guinzaglio. All’inizio però si utilizzerà uno spago legato intorno al collo per abituarlo al collare; in seguito invece useremo un collarino di cuoio ed anche una pettorina sino ad arrivare al guinzaglio. Bisogna ricordarsi che all’inizio non bisogna obbligare il cane a seguirci col guinzaglio, saremo noi a farlo; inoltre bisognerebbe evitare, quando si effettua la passeggiata in luogo aperto, di lasciare il cane libero senza guinzaglio fino al raggiungimento dell’età di quattro mesi. Un errore da evitare è quello di chiamare il cane solo quando è ora di tornare a casa o nel box: in tal modo il cane associerà la chiamata con la fine del divertimento. Altra cosa da evitare è di chiamarlo facendogli vedere il premio, innescando così una dipendenza verso quest’ultimo. Non bisogna adescarlo! Bisogna cambiare ogni tanto il premio che potrà essere cibo (crocchette, pezzettini di carne, etc), gioco o carezza. Così si eviterà che la motivazione tendi a diminuire visto che essa e l’nteresse verso di noi devono rimanere a livelli piuttosto alti per la riuscita dell’esercizio. Difatti se non si farà così, il cucciolo saprà cosa aspettarsi dall’istruttore e di conseguenza tenderà a distrarsi rendendo l’esercizio più difficile. In seguito si passerà ad effettuare l’esercizio in un luogo sconosciuto all’allievo. Se il cucciolo non risponde alla “chiamata” cercheremo di trovare un riparo per nasconderci. Dopo che il cucciolo si accorgerà della nostra assenza, impaurito, si sforzerà per trovarci; quando ci accorgeremo di questo suo atteggiamento, sempre nelle immediate vicinanze, lo chiameremo di nuovo, lo premieremo etc. Oppure: portato in luogo aperto lo si lascierà tranquillo e libero di soddisfare la propria curiosità per qualche minuto: quando il cane è impegnato in una azione qualsiasi in cui non ci vede coinvolti, lo si chiamerà per nome con voce invitante usando la parola “vieni”; immediatamente dopo, si effettuerà una piccola fuga nella direzione opposta a quella in cui si trova il cane. La nostra fuga produrrà inseguimento da parte del cane. Dopo qualche passo di fuga, ci si abbasserà piegando le ginocchia, accovacciandosi sul terreno. Diventare piccoli è un chiaro segnale di attrazione per il cucciolo. Se si adopererà questo metodo il cane capirà perfettamente quello che ci aspettiamo da lui e correrà velocemente verso di noi. Bisognerà ripetere questa associazione parola-comportamento per parecchie volte; in seguito, la sola parola “vieni” sarà sufficiente a produrre lo stesso comportamento di avvicinamento che veniva prodotto dalla fuga e dall’abbassamento del nostro corpo. Non sarà più necessario fuggire e abbassarsi, sarà sufficiente pronunciare la parola che avremo associato a questi due segnali di comunicazione naturale. Se il cane è abituato ad entrare nel box a comando si può effettuare questo esercizio: scegliamo un momento vicino all’ora del pasto (cane a digiuno) in cui il cane sta tranquillamente per i fatti propri. Rimanendo vicino al box lo chiameremo, lo accarezzeremo e gli daremo il premio. Mentre consuma il premio gli legheremo al collarino di cuoio una cordicella leggerissima di due metri. Con l’ordine “dentro” o “cuccia” lo rimanderemo al suo posto dove avremo fatto mettere, a sua insaputa, delle leccornie a lui molto gradite. Mentre è intento a mangiare lo chiameremo con la speranza che non venga, altrimenti il passaggio seguente sarà superfluo. A questo punto continueremo a chiamare il cucciolo con la voce ed intanto, con la cordicella, cominceremo dolcemente a trascinarlo verso di noi incoraggiandolo con tono invitante. Una volta arrivato lo gratificheremo per un pò ed in seguito giocheremo con lui per fargli dimenticare quell’azione un pò spiacevole; dopo diversi minuti lo rimanderemo nella cuccia per fargli consumare le altre leccornie. Si ripeterà ogni tanto questo esercizio a giorni alterni per un breve periodo. Un altro metodo è quello di ricorrere all’aiuto di un amico premesso che il cane sia abituato al guinzaglio (in tenerissima età: lo spago). Se una volta chiamato il cane in cortile non torna, l’aiutante dovrà in tutti i modi recuperae il cane e portarlo verso il conduttore che dovrà far sedere il cane, premiarlo ed accarezzarlo. Un’altro metodo, da effettuare qualche volta, dove necessita la presenza dell’aiutante (persona sconosciuta al cane) è il seguente: portato il cucciolo in campagna con corda sottile di due metri, lo si lascierà camminare e mentre è distratto lo chiameremo. Se in questa occasione il cane non torna, comparirà l’aiutante che lancierà nelle vicinanze del cane un oggetto che faccia rumore; a questo punto il cane impaurito e stupito troverà rifugio dirigendosi verso il padrone che lo accarezzerà, gli darà il premio etc etc.mentre l’aiutante si allontanerà velocemente.

Terminato l’addestramento si moltiplicheranno le distrazioni e quindi si passerà ad ambienti diversi evitando le associazioni indesiderate.

 

 

LA CHIAMATA NEL CUCCIOLONE E NELL’ADULTO

Anche se poche volte non vi è la necessità di iniziare l’addestramento dall’abbecedario, quando arriva a casa un nuovo cane, cucciolone (fino a 24 mesi) o adulto, conviene farlo specialmente se ci sono difetti da correggere o modellare sull’ubbidienza come il comando in oggetto. Esistono soggetti testardi, indipendenti o con lacune dovute a maltrattamenti di persone incoscienti che, appunto, non rispondono prontamente alla “chiamata” o la ignorano del tutto. La prima cosa da fare è cercare di accattivarci la simpatia del cane e studiarne attentamente il carattere; in particolar modo si dovrà assolutamente fargli capire chi è il capobranco-leader (i cuccioli cominciano a capire l’ordinamento gerarchico e stabiliscono la loro subordinazione tra i novanta-centoventi giorni). Si potrà ripetere gli esercizi citati per il cucciolo, alcuni sono identici; la differenza è che, vista l’età del soggetto, dovremo richiedere più impegno da lui , più attenzione e dovremo raggiungere un risultato impeccabile. Resta il fatto però che questi metodi possono dare risultati molto differenti in quanto le variabili in gioco sono molte e una soluzione può essere adatta ad un cane e deleteria per altri. Un metodo per esempio simile a quello utilizzato per il cucciolo è quello della corda leggera. In questo caso però si utilizzerà una corda lunga dieci – venti metri; mentre il cane è distratto, ad una certa distanza, lo si chiamerà e, se non risponde, lo si tirerà dolcemente sino a quando non giunge vicino. Ad avvenuta esecuzione del comando si associa, come premio, il boccone oppure un oggetto gradito al cane. Un fattore controproducente, come nel cucciolo, è quello di sgridare il cane quando torna dal conduttore molto tempo dopo la “chiamata”; difatti, in questo modo, il cane assocerebbe la punizione (anche la sgridata è una punizione, non solo le percosse) non ad una cosa passata nel tempo come il non rispondere alla “chiamata”, ma all’azione più recente, cioè arrivare accanto al padrone. Si potrebbe effettuare anche il metodo, come sopra citato, riguardo il celarsi alla vista del cane impegnato nella cerca; si rimarrà nascosti senza perdere di vista il cane fino al momento in cui quest’ultimo non ci troverà o sarà visibilmente confuso ed impaurito. Si dovrà rimanere nascosti sino a quando il cane ci troverà, eventualmente (se è il caso) aiutandolo con alcuni rumori o suoni. Si può ripetere lo stesso esercizio spostandoci velocemente dalla parte opposta da dove si è emesso il fischio. Nei giorni seguenti, quando avrà capito che deve tornare, si effettuerà la “chiamata” rimanendo fermi nello stesso punto e aspettandolo; se è molto lontano e ci si trova in luoghi coperti da alberi o altro lo aiuteremo muovendo il braccio dall’alto verso il basso. Questo atteggiamento del braccio oltre ad essere il comando gestuale della “chiamata” servirà in quel caso a far notare al cane la nostra posizione.

Un elemento da tenere sempre in considerazione è il fattore tempo; non bisogna eccedere negli esercizi: uno, due, tre richiami al giorno non consecutivi sono più che sufficienti per insegnare al cane a rispondere perfettamente alla chiamata. Inoltre bisogna procedere progressivamente negli esercizi cambiando spesso i luoghi ed aventualmente ricorrere all’aiutante. Esistono altri stratagemmi o meglio metodi d’addestramento da adottare come una serie di esercizi combinati utilizzando il comando “Terra” che potrebbero aiutare anche se non è semplice effettuarli. Non so se definirli metodi o alternative quelli che ho citato, ma spesso vengono mischiati al fine di ottenere il risultato voluto. Se dopo tutto questo non si arriva al risultato sperato , il cane è da scartare oppure se non si è in grado di correggerlo conviene rivolgersi ad un buon istruttore-educatore cinofilo che ci aiuterà a risolvere il problema, ma contribuirà anche a migliorare le condizioni di benessere del nostro più fedele compagno. Penso che questo scritto può bastare ed essere utile come imput a chi è alle prime armi con un cane o inizia a cimentarsi nell’addestramento.

Saluti.

                       A cura di    CORVAGLIA Salvatore [Nick forum: Siska]