Pinaceae

Larix decidua Miller
( = Larix europaea DC.)

Larice comune

Forma biologica: P scap (Fanerofita arborea. Pianta legnosa con portamento arboreo.)

Descrizione: Albero caducifolio, di prima grandezza, in condizioni ottimali può raggiungere 50÷55 m di altezza, anche se in genere , ‏misura 8÷25 m. Cresce velocemente, ha una vita media molto lunga; ha chioma aperta e rada, apparato radicale molto esteso, tronco dritto con base molto allargata e corona piramidale leggera, di forma irregolare nei vecchi esemplari.


La corteccia è liscia e grigia negli esemplari giovani, sempre più ruvida, spessa, di colore bruno-rossastra, profondamente solcata e desquamante a piastre, negli esemplari più vecchi.
I rami primari sparsi e orrizzontali con apice rivolto verso l’alto, i secondari spesso penduli.

                 
Le foglie aghiformi, piatte molli, non pungenti, caduche, questa è l’unica conifera che le perde, sono raggruppate in fascetti di 20÷40 e più aghi, sottili di colore verde chiaro, all’estremità di rami troncati detti brachilastri.
I fiori maschili, sono globosi, giallastri, portati da coni lunghi pochi millimetri, penduli; quelli femminili, ovoidali, eretti, inseriti su piccole pigne di colore rosso. Dopo l’impollinazione diventano bruni ( coni o strobili) a squame sottili, si allungano sino a 4 cm, persistono eretti sui rami per parecchi anni.
Semi bruni e lucidi.

     

Antesi: Aprile÷Giugno

Tipo corologico: Orof.centroeurop.

Distribuzione in Italia: Alpi.

Habitat: Specie eliofila che predilige siti ben esposti, caratterizzati da inverni asciutti, freddi e nevosi, si adatta a qualsiasi terreno, purché ben drenato, colonizzando anche terreni spogli.
Forma boschi puri (lariceti), ma talvolta si trova isolato raggiungendo le quote più elevate, su ghiaioni e luoghi rocciosi.
È l’albero che si spinge alle quote più elevate e sulle Alpi, dove consorzia spesso con Picea abies (L.) Karst. e, ove la riduzione del carico del bestiame, ne ha permesso l’espansione, con Pinus cembra L. segnando il limite superiore del bosco. Altezza 1.200÷2.600 m.
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Etimologia: Il nome del genere, dal celtico “lar”=”grasso”, perché molto resinoso, il nome specifico dal latino indica le foglie caduche.

Proprietà ed usi: In passato la corteccia era utilizzata per combattere i dolori reumatici e l’ittero, le malattie della pelle e come cataplasma da utilizzare sulle ferite.
Ha proprietà astringenti, e diuretiche, purificanti, antisettiche, mitiga le congestioni bronchiali.
Per uso interno, in caso di bronchiti e infiammazioni del tratto urinario, per espellere la tenia, in caso di diarrea e come antidoto negli avvelenamenti da fosforo (resina).
Già i romani ne impiegavano il legno, per fare l’alberatura di imbarcazioni e per tubazioni che fossero adatte al trasporto dell’acqua.
Il Larice è molto pregiato, questa è l’unica conifera che viene impiegata in lavori di ebanisteria, in virtù della compattezza del suo legno e per la bellezza della venatura, dal colore rossastro. Ampiamente coltivato, è utilizzato inoltre per cotruire tetti, infissi, serramenti, pavimenti, rivestimenti, botti.
Dalla resina si ricava la trementina, (detta di Venezia, una volta il commercio di questo prodotto, era accentrato nella città lagunare), la cui essenza si usa nella fabbricazione di vernici, creme per calzature e come solvente.
La pianta trasuda dalle foglie una specie di manna, detta “manna di Briançon”, molto appetita dalle api, con la quale producono un ottimo miele.
I semi sono cibo del Loxia curvirostra L., o uccello dal becco incrociato.
Il Larice non è buon combustibile, poiché bruciando fornisce un fiamma viva, che produce molto fumo, consumandosi molto rapidamente