Descrizione

La Spatola è un grande uccello acquatico dal piumaggio candido e dal tipico becco lungo, piatto e slargato in punta che da il nome all’animale; questo negli adulti è nero come le zampe. Durante il periodo riproduttivo si sviluppa una cresta arruffata dietro il capo e una macchia alla base del collo, entrambe color ocra.
I giovani hanno la punta delle ali nera e becco e zampe chiare, giallo-rosa, che impiegheranno un anno per diventare neri.
In volo possono essere distinti dagli Aironi per il collo teso e pendente, non retratto, che forma una leggera concavità verso l’alto. Forma spesso gruppi che procedono in formazione lineare.

Habitat La Spatola necessita per nutrirsi di specchi d’acqua bassa, si può quindi incontrarla lungo paludi, estuari, lagune e saline. Nidifica in colonie pure ma anche solitaria, tra canne, cespugli o, raramente, sugli alberi.

Alimentazione

Utilizzando il becco come una sonda acquatica, la Spatola cattura invertebrati quali molluschi e crostacei o piccoli pesci.

La  Spatola

La regina delle paludi e degli estuari ha deciso di nidificare in Italia.

Un abito bianco candido ed un becco lungo e piatto terminante con l’estremità a forma di spatola sono i segni inconfondibili di questa Signora delle paludi.Presente stabilmente alle foci del Danubio, nella Yugoslavia meridionale, in Turchia, nei territori meridionali dell’ex Unione Sovietica, è quasi assente nei paesi dell’Europa occidentale.L’isola di Texel in Olanda, il lago di Neusiedl, al confine tra Austria e Ungheria e le foci del Guadalquivir, nella Spagna atlantica meridionale, sono le uniche tre località europee occidentali ad ospitare stabilmente alcuni esemplari di Spatola.

In Italia si poteva osservare solo sporadicamente durante il transito migratorio che attraversava la nostra penisola, o come esemplare svernante in poche unità, ma da alcuni anni ha deciso di nidificare in modo permanente.

Si è riprodotta per la prima volta nel 1989 nell’area del delta del Po (Punte Alberete e valli di Comacchio) diventando una presenza costante in continua crescita che ha contribuito a valorizzare ulteriormente l’importanza naturalistica della zona costiera del grande delta padano di questo fiume.

La Spatola è un uccello molto particolare che per la sua bellezza e per la strana forma del suo becco colpisce chi la osserva.

Gli adulti sono completamente bianchi con il becco nero, hanno un collare giallo fulvo che circonda la base del collo, gambe e zampe nere.

Nel piumaggio nuziale presenta sulla nuca una cresta arruffata di penne lunghe 10-12 cm.

Ha una lunghezza compresa fra 80-90 cm ed una apertura alare tra 110 e 130 cm.

In volo si distingue dagli aironi per il collo tenuto teso e per la forma piatta del suo becco.

Sverna abitualmente lungo le coste meridionali del bacino del Mediterraneo, ma alcuni individui si spostano fino in Africa raggiungendo il Senegal.

Si alimenta con invertebrati come i molluschi, crostacei, piccoli pesci, vermi e insetti acquatici.

Avanza nell’acqua, alla ricerca di cibo, con passo lento, agitando metodicamente a destra e a sinistra il suo largo becco, tenuto parzialmente aperto.

Lo stesso movimento che mette in atto un contadino che con la falce taglia l’erba di un prato.

Contrariamente a quanto si crede il becco della Spatola non filtra acqua e fango,

l’estremità piatta e larga sondando l’acqua e il fondo della palude gli permette semplicemente di avvertire la presenza della preda prima di catturarla. Quando la preda tocca la parte interna del becco lo stesso si chiude istantaneamente intrappolandola.

Nidifica in colonie su cespugli di salici, su alberi, nei canneti, sul terreno, sino ad una altezza massima di 5 mt. dal suolo.

Normalmente è il maschio che raccoglie il materiale per il nido, mentre la femmina lo modella costruendo una piattaforma larga e poco profonda.

Essa depone 3-4 uova di colore bianco che incuberà insieme al maschio per 3 settimane.

Alla nascita i pulcini sono ciechi ed entrambi i genitori li alimentano rigurgitando parzialmente il cibo.

I becchi dei pulcini sono corti e diritti e assumeranno la tipica conformazione a spatola solo quando saranno cresciuti.

I piccoli cominciano a volare e a lasciare il nido solo dopo circa 7 settimane.

    

L’alimentazione da parte dei genitori continua ancora per poche settimane; trascorse le quali gli stessi costringono i piccoli a procurarsi il cibo in modo autonomo, rifiutandosi di alimentarli e mostrando loro nel contempo la tecnica di alimentazione per mezzo del becco a spatola.

E’ interessante notare come le giovani Spatole siano molto recalcitranti nell’alimentarsi da sole.

Ho spesso osservato giovani che, sebbene ormai cresciuti, autonomi nel volo e di dimensioni già equivalenti a quelle dell’adulto, piagnucolando ripetutamente continuano a seguire gli adulti chiedendo cibo, mostrando non poca difficoltà nell’apprendere la tecnica di “spatolamento” per nutrirsi.

La longevità massima è di circa 28 anni.

Nella Spatola la causa primaria del fallimento di una covata non sembra essere la predazione ma la fame e la mancanza di un territorio adatto per riprodursi.

Il drenaggio delle zone paludose e il deterioramento continuo dell’ambiente non hanno permesso in passato la riproduzione allo stato selvatico di questo uccello in Italia.

Le attuali 80 coppie nidificanti in Italia, in confronto ad una popolazione europea di alcune migliaia di coppie, non possono essere certo considerate un grande successo naturalistico del nostro paese, ma, sicuramente, sono un indicatore biologico dell’importanza naturalistica del grande delta padano del Po.

Non bisogna dimenticare che la Spatola, essendo un uccello che “scandaglia” in continuazione l’acqua e il fondo delle paludi con il suo grande becco, in cerca di cibo, risulta essere tra i più sensibili all’inquinamento.

La Spatola con la scelta di nidificare nel delta padano del Po, in modo duraturo e spero definitivo, vuole segnalarci il grande valore naturale di questa parte del nostro paese.

Se questa grande area venisse maggiormente tutelata dalle autorità italiane (Nazionali e Regionali)

e le stesse si mettessero finalmente d’accordo decidendo di istituire di fatto, non solo ipoteticamente,

il “PARCO NAZIONALE DEL DELTA DEL PO”, sull’esempio di quanto già realizzato per altri importanti parchi nazionali, sicuramente questo territorio sarebbe soggetto ad un maggiore controllo e cura da parte nostra.

Esso potrebbe così recuperare parte del suo antico splendore, andato perduto nel tempo per opera dell’uomo.

Di tutto questo la nostra comunità ne trarrebbe grande giovamento, poiché un territorio “più sano”è indispensabile per migliorare la salute dell’uomo, non solo per la vita degli uccelli.