Fasano di Puglia,autunno 1960.E' domenica,come al solito viene zio Vito che abita a Bari per pranzare con la mamma (nonna Elvira).Il menù è più o meno questo: zitoni spezzati a mano (allora si vendevano sfusi e interi) con il ragù fatto con braciole e polpette che costituiscono anche il secondo.A volte c'è pure il pollo al forno con le patate,preparato in un "tegame" di creta (che conservo gelosamente ancora oggi) che viene mandato al forno a poca distanza da casa.Quando questi tegami si rompevano,e succedeva spesso,veniva riparato con i  "punti" da un artigiano che faceva questo lavoro girando per il paese.Dunque la domenica è sempre una festa anche perchè zio Vito da a ciascuno di noi ragazzini 200 lire con le quali la sera si va a mangiare la pizza da la" Pacchinella":costo totale di pizza e bevanda lire 150. In questa atmosfera festosa il mio pensiero è però sempre rivolto alla caccia e seguo come un'ombra zio Franco per vedere se è intenzionato ad andare a caccia.E' una giornata tersa,fredda e con poco vento e prima di pranzo ricevo la risposta positiva.Appena finito il pranzo più o meno alle 14,velocemente la vestizione,la giacca in verità un pò leggera (ma sotto mi metto 2 maglioni) e gli stivali.Quindi prendo il mio schioppettino cal.28 ad 1 colpo e le cartucce che saranno circa una ventina;nel frattempo zio Franco è pronto e alle 14,20 partiamo da casa con la sua Fiat 600 Moretti bianca.Passiamo prima a prendere Raffaele che abita nei pressi della villa comunale e quindi andiamo a prendere Vito ("Vetucc u uard notturn",Vito la guardia notturna) che abita nella zona vecchia del paese.Lui come lavoro fa la guardia notturna e va anche a dare una mano nell'armeria Carrieri dove lavora Raffaele.Quando arriviamo davanti con la macchina (la casa è un piano terra) lo vediamo scostare la tenda ed uscire con il viso sporco di sugo e una bottiglia di vino in mano;si siede dietro vicino a me e mi accorgo subito che ha bevuto più del normale perchè è quasi completamente ubriaco.Tralascio di descrivere le condizioni pietose della sua doppietta.Prendiamo la strada per la Selva di Fasano e di là proseguiamo per la "Loggia di Pilato".Siamo sopra le colline che sovrastano la piana e sento dire da Raffaele che siccome c'è poco vento i tordi scaleranno tutta la collina coperta dimacchie ed andranno a dormire nei boschi dell'interno verso S.Lucia e Coreggia.Dopo qualche chilometro ci fermiamo a bordo strada.Sulla destra c'è un prato largo una settantina di metri che termina con un muretto a secco che delimita le macchie che scendono fino ai piedi della collina.In verità siamo abbastanza vicini alla strada asfaltata,ma allora bisogna dire che di auto ne circolavano davvero poche. Ci appostiamo dietro il muretto con Raffaele a sinistra,zio Franco al centro con me vicino e Vito a destra.Ricordo che i tordi arrivavano numerosi ma lo spettacolo era costituito da Vito che,completamente brillo,cantava e si muoveva in continuazione e,nonostante ciò,faceva dei tiri micidiali.Non ricordo i carnieri ma il suo era il più cospicuo mentre io avevo preso 3 fringuelli. Sono circa le 17,30 quando prendiamo la strada del ritorno.Mentre attraversiamo la contrada "Balice" poco prima della Selva,improvvisamente ci fermiamo in un posto chiamato"Peccannacchie" (letteralmente "poco ne trovi").  Era una modesta rivendita di generi alimentari aperta anche d'inverno solo perchè i proprietari abitavano sul posto.Ci sediamo ad un tavolo e ci portano pane,salame,formaggio e naturalmente vino.Fu uno spuntino davvero delizioso con Vito che si scolò un'intera bottiglia di vino.In macchina puzzava da morire, ma era un personaggio così simpatico e unico che non si poteva rinunciare alla sua compagnia.Anche queste cose,per me tredicenne,facevano parte insostituibile di quel magico mondo che era la caccia.

 

Riccardo Turi