Ho 55 anni d’età ed ho iniziato a cacciare  anatre all’estero nel novembre del 1978 – dopo quattro mesi di matrimonio, ad appena 24 anni – sul lago di Scutari sponda Jugoslava portato li da alcuni cari amici di famiglia e son stato subito "fulminato" dall’amore verso questa selvaggina.
Ho continuato, per quello e per tutti gli anni successivi, dai primi codoni in novembre al 15 marzo partendo tutti i weekend e ritornando il lunedì successivo, sino al 1994 ed anche durante la guerra civile jugoslava aggirando l’embargo con prima destinazione Tirana e qui con taxi raggiungendo Titograd.

Sono stato a caccia sempre di anatre ed oche in Romania, Ungheria, Serbia, Crimea, Ukraina, Russia; a caccia di quaglie e beccacce in Montenegro, Craozia, Serbia, Romania e Bulgaria; a pernici e lepri in Spagna, nonchè tortore e faraone in Marocco e Kenya.
Mi son chiesto diverse volte perchè abbia ed ho ancora questa irrefrenabile voglia, quasi smania, di caccia all’estero?
Bene le risposte son tante e molte identiche tra loro: pace e tranquillità venatoria, nessuno che ti guarda con disprezzo ed odio, il raccontare serenamente con gli altri avventori cacciatori le esperienze della giornata, scambiare con loro emozioni e racconti nuovi e vecchi, far nuove amicizie e tutta un’altra serie di cose che facilmente il lettore immaginerà.

Ma la verità principe nel mio caso è: conoscere il più possibile la terra e la gente del posto, le loro consuetudini e costumi, i loro problemi e necessità, i cibi e le bevande, insomma tutto quanto io possa imparare da coloro che gentilmente mi ospitano.
Si, gentilmente mi ospitano!; infatti anche se per esser li io paghi, ciò non significa che questa gente debba essere mia schiava o servitore!!!

Questo è quello che più odio nella grande maggioranza dei miei connazionali che cacciano all’estero, specialmente quando trovo – lo si capisce immediatamente da come si muove o parla o gesticola – i molti cafoni, neanche tanto arricchiti e sedicenti benestanti, i quali trattano tutti i locali come loro proprietà pretendendo anche facilità di approcci che vorrebbero condurre solo a squallidissimo estemporaneo sesso.

Mi piace, dicevo, vivere con loro, mangiare la loro cucina gustando i loro sapori, il loro vino sempre aspro poichè carente del nostro caldo sole, le loro tante grappe dopo cena al tepore del focolare, ammirare i loro specchi d’acqua notevolmente più puliti e trasparenti dei nostri, le ninfee, i falaschi e le canne più rigogliose ed abbondanti che da noi, il verde delle sconfinate pianure seminate a grano, colza, patate o insalate.
Cosa dire poi degli innumerevoli stuoli di volatili ? Dai corvi ai cormorani, dai germani alle alzavole, dalle oche ai cigni senza dimenticare cicogne e pellicani, dai tordi alle allodole, dalle quaglie alle starne ……insomma visioni inimmaginabili per l’habitat italiano.
Ogni volta che ritorno in Italia ed incontro i miei amici cacciatori, ricordando e riflettendo su quello che ho visto dico loro: Nostro Padre deve tanto amarci se consente che una infinitesima parte della selvaggina terrestre arrivi qui sin da noi in un ecosistema pessimo e peggiore di dove potrebbe tranquillamente vivere!!!

Voglio raccontarvi un’esperienza che mi è capitata a gennaio scorso: una mattina ancora al buio, erano le 4.00, dopo un ottimo caffè alla turca e torta farcita di abbondante crema all’uovo fatta in casa, partiamo per raggiungere uno specchio dove far l’alba. Erano 10 giorni che aveva nevicato e v’era neve dappertutto quindi, con un Defender 110  sgangherato arrancavamo tra i solchi, lasciati in precedenza dai trattori, ormai ghiacciati. 
Arriviamo in prossimità del chiaro e già vi è il nostro accompagnatore che ci aspetta. Scendiamo dall’auto ed in due ci avviciniamo al barchino sulla neve per portarlo in acqua quando l’accompagnatore ci dice che non serve.
Come non serve? Il capanno è ad oltre 1 kilometro distante sull’acqua!!!
Ha bevuto, pensiamo, è ubriaco di prima mattina.
Lui, senza scomporsi, si carica in spalla i sacchi con gli stampi di anatre ed oche, prende il sacco delle merende e parte giù dal fosso.
Decisamente ha bevuto o è impazzito!!!
Io ed il mio compagno gli gridiamo contro cercando di farlo desistere prima che cada in acqua quando…… lo vediamo tranquillamente camminare ed illuminarci la strada sul ghiaccio.
Era tutto ghiacciato; il canale d’acqua era ghiacciato!!!

E ora dove si caccia? Lui ci sorride ed invitandoci a seguirlo si incammina. 
Con valigetta di cartucce, fucile e cassetta dei richiami lo seguiamo. 
Dopo oltre trenta minuti di passi terrorizzati ed inzuppati di sudore, più per la paura di sprofondare in acqua che per la fatica, giungiamo al capanno.
Ci invita ed aiuta a salire, ci passa tutte le masserizie e seraficamente ci chiede dove avremmo gradito gli stampi. 
Tra lo sgomento e l’irato, tra il sorpreso ed il dramma, gli dico: 5 oche sulla sinistra del capanno, verso il fuori, tutte le anatre totalmente sulla destra con una punta di 4 germani che esca visivamente dalla traiettoria canne affinché da lontano si noti.
Lui obbediente lo fa scavando leggermente nel ghiaccio per far seder bene lo stampo. Osserviamo la scena seguendo attentamente il tutto quando lui, di ritorno da questa mansione, ci "sveglia" incoraggiandoci a metter in funzione i fischietti ed i richiami caricando i fucili.
Non erano passati 30 secondi che una dozzina di alzavole sfarfalla al buio sugli stampi.

Dopo un’ora ho smesso di sparare, mi son dedicato solo alla regia dei suoni, guardando incantato la danza degli uccelli in avvicinamento e abbassamento sul gioco. Il mio compagno ha fatto "quasi" lo stesso tirando ogni tanto qualche fucilata in più.
Gli uccelli da lontano erano attratti dal canto e dalla vista degli stampi, arrivando su questi ci danzavano sopra – specialmente le oche – cercando di posarsi ingannati dalla limpidezza e trasparenza del ghiaccio. Era simpacitissimo, nonché buffo, vedere le anatre che, preparate per l’ammaraggio, scivolavano invece via sul ghiaccio. Ci siamo divertiti più a veder queste scene, gli avvicinamenti e le danze sui richiami che continuare con lo sparo per far della carne esagerata quanto inutile.

E’ vero, tutto ciò è stato possibile grazie alla sintonia tra noi due amici di caccia, ma rimane sempre il fatto che queste esperienze si possono fare e ti sono concesse con la caccia all’estero ove certamente esistono divieti e norme ma molto meno "fanatiche" delle italiane, ove il controllore locale di turno nota ed apprezza quanto e quando il cacciatore di turno rispetti lui, la sua nazione e la sua natura.

 

Un saluto a voi tutti
Mimmo Tursi