Nome comune: BECCACCINO -Nome scientifico: Gallinago gallinago – Family: Scolopacidi – Ordine: Caradriformi – Classe: Uccelli

CARATTERISTICHE

Il piumaggio mimetico del beccaccino è simile nei due sessi. La livrea marrone è interrotta da
striature nere e delle bande scure si allontanano dagli occhi verso la parte posteriore del capo. Il
ventre è più chiaro del dorso.
Il beccaccino adulto possiede il becco nero e lungo (circa 6 cm) e le zampe corte e olivastre.
Il lungo becco riflette l’adattamento di questo uccello alla vita di ripa e alla ricerca di cibo in
prossimità dei corsi d’acqua.
Il beccaccino è lungo 25-30 cm e pesa tra i 110 e i 130 g. Il maschio è più grande della femmina.
Quando si alza in volo è facilmente identificabile per il canto e il volo velocissimo e basso a zig-zag, che compie prima di alzarsi a notevole altezza.

VITA ED ABITUDINI

Il beccaccino vive in zone fangose e umide al limite dei laghi, dei fiumi e delle paludi.
La stagione degli accoppiamenti cade tra aprile ed agosto. Il maschio sorvola ad elevata altezza
il territorio di nidificazione compiendo dei voli circolari e lanciandosi successivamente in
picchiata. Inizialmente la femmina si accoppia con diversi maschi, ma alla fine fa coppia fissa
con uno solo di loro.
Il nido è allestito in una semplice buca nel fango in prossimità dell’acqua. Generalmente sono
deposte 4 uova marroni-verdastre con delle macchie, così da essere ottimamente mimetizzate.
La cova si protrae per circa 3 settimane. Le cure parentali (ossia l’attenzione dei/del genitore/i
per la crescita della prole) sono suddivise fra entrambi i genitori per circa un paio di settimane,
sino a quando i giovani non spiccano il volo. Per meglio camuffarsi nell’ambiente circostante i
giovani presentano un piumaggio con riflessi bianchi e neri, le zampe sono grigiastre e il becco
è nero.
Il beccaccino è estremamente specializzato nella ricerca di cibo nel fango. Il lungo becco è
immerso verticalmente nell’acqua o nella fanghiglia per catturare vermi, ma anche insetti,
crostacei, molluschi, semi e frutti, che trova setacciando il terreno umido e paludoso. La
particolarità di questo becco è che è in grado di aprirsi anche quando è completamente
immerso nel fango, in questo modo l’uccello può continuare a nutrirsi senza il bisogno di
estrarre il becco. Curioso è il movimento ritmico del becco che ricorda l’azione di un ago di una
macchina da cucire.
Questi uccelli lasciano i climi freddi in inverno e si portano dal Nord al Sud America e
dall’Eurasia all’Africa.

RIPRODUZIONE

La stagione riproduttiva inizia in aprile con voli nuziali acrobatici e spettacolari compiuti dal maschio per corteggiare la femmina. Esegue un volo ondulato a rotta sub-circolare di diametro di 150-200 metri, durante il quale compie delle virate verso l'alto; in queste fasi la coda viene ripetutamente aperta a ventaglio, mentre le due timoniere esterne sono tenute più staccate dalle altre. Le parate sono accompagnate da cerimonie e corteggiamenti a terra, durante i quali non mancano i confronti con altri maschi. Il nido viene predisposto in una depressione del terreno non lontana dall'acqua; la femmina vi depone 3-4 ed anche 6 uova che cova per 19-20 giorni. I pulcini abbandonano il nido poco dopo la nascita, vengono accuditi da entrambi i genitori ed all'età di circa due settimane sono in grado di compiere i primi voli. Depone in genere una volta all'anno e talvolta due.

HABITAT E AREA DI DITRIBUZIONE

Frequenta acquitrini erbosi, praterie allagate, risaie, torbiere, rive paludose di laghi, stagni, fiumi, ecc. Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa ed Asia centrali e settentrionali, America settentrionale. Migratore a medio e lungo raggio, possiede i quartieri di svernamento nell'Europa occidentale (Penisola Iberica, Francia), nel bacino del Mediterraneo e in Africa fino all'Equatore. In Italia è di passo da agosto a novembre e da febbraio ad aprile; è svernante in particolare nelle regioni centro-meridionali.

 

 

 

CACCIA & CARTUCCE

Il beccaccino In levata ,fa sentire il suo caratteristico “bacio”,un attimo ed e’ in piena velocità con volo iniziale a zig.zag rasoterra quindi dritto nel cielo fino a scomparirvi, per poi dopo avere fatto un ampio giro circolare riapparire e tuffarsi a piombo nel luogo dove era stato disturbato.

Ha abitudini gregarie,viaggia,pascola ,vive in  compagnia più o meno numerosa,questo certamente non aiuta il cacciatore,al quale puo’ capitare di levare imprudentemente tutti assieme gli uccelli presenti in zona e poi girovagare per ore senza vederne più alcuno,va sottolineato che quando si leva un gruppo di volatili,ognuno nel fuggire segue una sua rotta indipendente,inoltre non partono mai tutti assieme,ma a brevissimi intervalli e rimane sempre un ritardatario.

Il cacciatore deve conoscere il terreno che si accinge a battere,procedere silenziosamente ,ricordarsi sempre che il beccaccino una volta allarmatosi non pedina,o tenta di celarsi tra la vegetazione ma irrimediabilmente decolla,lo fa quasi sempre contro vento quindi e’ bene procedere sempre con il medesimo alle spalle ,in modo da costringere l’uccello a partenze per lui non ottimali ,che conducano quindi a tiri laterali,per i quali zigzagamenti compiuti su un piano orizzontale,risultano prospetticamente lineari,non complicando ulteriormente il tiro.

Il vento alle spalle dunque ma attenzione i suoi sensi soprattutto l’udito sono molto acuti,va da se che il vento che ci giunge dalla schiena pur agevolando il tiro trasporta gli eventuali strepitii di cacciatore e cane verso il selvatico,ecco dunque la necessita’ di fare meno rumore possibile quando si caccia il beccaccino.

La condizione migliore per colpire il selvatico con maggior frequenza e’ tirare d’imbracciata,con la massima velocità anche perché attendere la fine dei zig.zag. significa avere il l’uccello fuori tiro.

Il comportamento dopo le fucilate e’ imprevedibile,la maggior parte dei casi ritorna come detto dopo un ampio giro nel medesimo luogo,spesse volte però sorvola la zona ad altezze limite per il fucile “mangiandoci una serie tremenda di colpi”,in questi casi anziché  avventare il tiro sarebbe bene accovacciarsi ed attendere la picchiata al suolo, se il beccaccino ritorna sicuramente si posa.

 

Il beccaccino di rimessa,va trattato ancora più delicatamente innanzitutto marcare visivamente con un punto di riferimento (un ciuffo d’erba,un dosso) la zona di atterraggio,ricordiamoci sempre di farlo perché  la piattezza dei territori,non consente mai di individuare esattamente il punto,e senza un riferimento si rischia di sbagliare notevolmente, quindi atteso un limite di tempo per permettere al volatile di tranquillizzarsi procedere diretti al luogo di atterraggio piano piano,più tempo ci si impiega e più il beccaccino si diciamo “assesta”, l’ideale sarebbe non togliere mai gli occhi dal luogo ove si e’ posato ma purtroppo il terreno non sempre ci permette di marciare diritti col fucile spianato capite quindi che in assenza di un punto di riferimento l’accostamento diviene a dir poco approssimativo.

È un maledetto,a volte lascia passare il cacciatore,gli parte alle spalle con il suo caratteristico “bacio”che nella fattispecie, suona come una pernacchia,ti giri di scatto e tra  il tempo d’individuazione ed il tiro l’amico avrà sicuramente percorso 100 m.

Come si sarà capito non esiste la certezza di colpire il beccaccino ,non esiste perché  lui non permette quei tiri sicuri diciamo accompagnati, lui vuole la stoccata,vedere il suo ventre biancheggiare dopo il tiro e’ una delle massime soddisfazioni per il cacciatore.

Il suo comportamento dal momento del frullo al tiro e’ riassumibile in quattro fasi: la prima e’ il salto cioè una frazione di secondo che l’animale impiega per sollevarsi da terra 50-60 cm ,impossibile pensare di riuscire a tirare,segue poi un volo velocissimo e diritto per 10-20 metri ed e’ questo il momento di fermarlo

Se non vi si riesce…… inizia la sua sarabanda,voli a zig,zag, velocissimi dove il cacciatore butta schioppettate qua e là centrando solo il terreno, vi e’ poi la fase ultima dove il selvatico esaurita la frenesia schizofrenica si raddrizza, fate però due calcoli, supponiamo che mediamente vi parta a dieci metri,che nonostante la vostra reazione fulminea ne guadagni altri 5 (un inerzia per un missile) se non lo colpite come detto in questa fase,vi trovate il selvatico dopo lo zig.zagare se va bene ad una distanza di 70-100 m…buonanotte!

Per la caccia alla borrita,e’ consigliabile un automatico con il massimo della strozzatura,potrebbe rivelarsi fondamentale sia per il colpo in più che per i tiri limite che l’amico ci costringe ad effettuare, per le cartucce invece non servono cariche limite,personalmente uso le classiche 32 grammi(34 in inverno ) con piombo 11 max 10 il beccaccino infatti e’ molto vulnerabile,basta un pallino per poterlo raccogliere